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Studenti violenti, cattivi maestri, compagni che sbagliano

Il caso Fiano e altri appunti su sedicenni irritanti, sedicenti intellettuali, prof e politici. Cominciando dalla Cassazione: assolve lo studente che ha minacciato l’insegnante. Il corsivo di Battista Falconi.

Nel sempre ricco florilegio giurisprudenziale compare un’altra perla. Lo studente proferisce una frase intimidatoria contro un professore, davanti ai compagni, durante una lezione: “Appena finisce la scuola vengo a trovarti, mi hai fatto sospendere”. Eppure, viene assolto dall’accusa di resistenza a pubblico ufficiale perché, essendo stato il provvedimento già disposto, non minacciava allo scopo di impedire la sanzione ma protestava, ancorché in modo illegittimo. L’ha stabilito la Corte di Cassazione. Il punto è evidentemente questo, non è il ragazzo. Se persino l’ANM ammette che 30 anni sono troppi per avere una sentenza, anche quando riguarda Berlusconi, Dell’Utri e la mafia, vuol dire proprio che qualcosa non va nel sistema giudiziario (ma sarebbe meglio chiamarlo servizio, in teoria questo dovrebbe essere, un servizio pubblico).

Il ragazzo è più o meno coetaneo del sedicenne del liceo Einstein di Torino che, denunciato per lesioni e resistenza durante un volantinaggio dell’estrema destra, denuncia: “Mi hanno messo le manette, mi sono spaventato”. Il tipico teppista che chiama mammà, viene da commentare. Ma adolescenti insopportabili, irritanti, contraddittori lo siamo stati quasi tutti. Il problema sono gli adulti: giudici, genitori, professori e maestri, ovviamente cattivi. O politici.

Prendiamo gli attivisti pro Pal che hanno impedito di parlare a Emanuele Fiano all’ateneo Ca’ Foscari, a Venezia. “Mi sento male, successe a mio padre nel 1938”, dice, comprensibilmente scioccato, l’ex parlamentare Pd ed esponente storico della comunità ebraica milanese. Che però poi pensa bene di ricondurre i suoi aggressori al fascismo perenne, categoria eternata dalla sinistra al di là delle epoche e delle ideologie professate. “Degli squadristi sedicenti comunisti mi hanno impedito di parlare. Ero stato invitato per un dibattito sulla pace, non volevano parlassi, ogni volta che ci provavo venivo sommerso da fischi, abbiamo rinunciato. L’ultima volta che hanno impedito a un Fiano di stare in una scuola era il 1938, impedire di parlare è fascismo, questo si chiama squadrismo”.

Eh no, Fiano, si tratta proprio di “compagni che sbagliano”. Anche così si diventa involontariamente cattivi maestri, anzi pessimi, se non si applica bene la storicizzazione delle parole. Dei ragazzi bisognerebbe occuparsi con più attenzione, con cura dedicata e personalizzata, non con ricette sociopolitiche ormai scadute. Per esempio, osservando le foto di due povere ragazze vittime di femminicidio e di un incidente stradale, Pamela Genini e Beatrice Bellucci, estremamente simili nel loro giovanile sforzo di apparire bellissime, dovremmo chiederci quanta fragilità si nasconda dietro l’ostentazione da cui sembrano affetti i “giovani d’oggi”.

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