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Caro virus, dunque resterai con noi come l’egoismo?

Il “Diario della quarantena” a cura di Carla Falconi

Cinquantatreesimo giorno.

Caro diario, questo è un sentimento che non sono capace di descrivere bene forse perché mi vergogno un po’ a confessarlo ma questo virus mi ha deluso, la potente tragedia che conteneva, la grande opportunità di cambiare tutto non ha cambiato niente, nemmeno la sofferenza e il dolore hanno scalfito le nostre contraddizioni e il modo in cui funziona la nostra vita.

Un flagello a metà che la nostra arroganza, e l’ingiustizia a cui siamo dediti, sta già trasformando in qualcos’altro.

Ci saranno nuove abitudini che renderanno la vita nelle città più pesante e faticosa. Soprattutto per quelli che già facevano una vita pesante e faticosa.

Avverranno cambiamenti darwiniani, ma quello a cui sembra di assistere, più che la vittoria annunciata, è una resa, o una tregua, in attesa che la scienza, santificata come fosse una dea astratta, trovi un vaccino che ci eviti questa terribile prova, che ci eviti di lottare per difendere la nostra civiltà, di diventare migliori (come dicevamo all’inizio dell’epidemia), di essere solidali e rinunciare a gran parte della nostra vanità e al nostro amatissimo egoismo.

Quando il contagio procedeva con un’andatura determinata e crudele, abbiamo provato tutti un sentimento di solidarietà e di vicinanza che ci ha sorpresi proprio perché si trattava di sentimenti che pratichiamo assai poco nelle nostre faticose vite quotidiane.

Poi però le cose sono andate cambiando e, non potendo essere buoni troppo a lungo, è stato proprio il nostro vecchio mondo a presentarci il conto peggiore: posti di lavoro cancellati, mutui e affitti da pagare, diritti in bilico, diseguaglianze in aumento.

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Caro Virus, ti facevo più forte, più cattivo e confesso che mentre scrivo caro Virus mi sento un po’ come san Francesco quando dice sorella morte.

Ti facevo più capace di colpire il cuore degli uomini, invece ti sei preso le vite di migliaia di loro mentre tutti gli altri continuavano a fare quello che sanno fare meglio.

Non hai cambiato nessuno, questi miracoli del resto potrebbe farli solo un dio buono, ma anche il buon dio sembra esseri ritirato in quarantena e i suoi uomini, a parte lamentare la chiusura delle chiese, non hanno fatto molto per farci sentire la loro vicinanza.

Anche il solito messaggio a base di provvidenza e di speranza, questa volta lo avrei accettato senza protestare, perché ne avevo bisogno. Forse è colpa della la tv in cui sono stati poco presenti. Forse lo hanno fatto in silenzio.

Forse l’idea di dio non è molto popolare durante una pestilenza mondiale che uccide in un modo così semplice, veloce e organizzato. Più avanti forse, avremo di nuovo bisogno di dio per sopravvivere a tutto quello che la pestilenza lascerà dietro di sé.

Caro Virus, a volte penso che resterai con noi per sempre, come l’egoismo e l’avidità, le ingiustizie e le diseguaglianze, le guerre e la violenza, e così come ci siamo abituati a convivere con tutto questo ci abitueremo a convivere anche con te.

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