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Farnesina Ministero Esteri

Caro Salvini, la diplomazia lasciamola ai diplomatici

I nostri diplomatici, oltre ad assistere i cittadini italiani all’estero, lavorano per promuovere la pace e rafforzare la nostra sicurezza nazionale, e nell’attuale pericoloso contesto svolgono un ruolo di supporto strategico per il Governo nell’elaborazione di trattati per porre fine all’aggressione russa ed evitare ulteriori escalation. L'approfondimento di direttore dell'Istituto Italiano Studi Strategici "Niccolò Machiavelli"

L’era post-guerra fredda ha presentato sfide alla sicurezza internazionale che, da un lato sono una continuazione dell’era della guerra fredda, dall’altro lato ha evidenziato fenomeni e tensioni che si sono manifestati in nuove forme, perfino più aggressive e pericolose. Che si tratti di questioni economiche e commerciali, di trasferimento di tecnologie, di vaccini, di fonti energetiche o di crisi umanitarie, i Paesi membri dell’Unione Europea hanno continuato ad affrontare singolarmente queste sfide nell’ambito delle loro capacità, dando priorità agli interessi economici piuttosto che a quelli strategici di sicurezza.

La diplomazia di difesa, le sfide e le strategie di sicurezza nazionale, le dinamiche delle manovre diplomatiche e la gestione delle risorse strategiche sono elementi vitali della democrazia e nell’attuale Era di interdipendenza tra realtà economiche, produttive e logistiche, tutti i Paesi e le diverse regioni del mondo stanno subendo le conseguenze di un periodo di incertezza in cui l’ordine e l’architettura della sicurezza internazionale è minacciato dalla guerra di invasione della Russia contro l’Ucraina e dalla assertività della Cina.

È emersa anche la necessità di formulare definizioni più ampie del concetto di sicurezza nazionale che includano concetti economici, diplomatici, politici, geostrategici, ambientali, cibernetici, energetici, sanitari, sociali e di altro tipo.

La guerra, le minacce ed i rischi rappresentati dall’ascesa dell’autoritarismo in Paesi dotati di armi nucleari modelleranno le comunità, gli Stati ed il sistema internazionale per i prossimi decenni e nessun Paese o regione è esente dall’attuale livello di insicurezza, che ha tre dimensioni: i segnali erratici delle grandi potenze, la struttura della sicurezza internazionale e la capacità di deterrenza dell’Alleanza Atlantica.

In questo scenario di guerra militare nel cuore dell’Europa e di guerra economica globale, la sicurezza nazionale italiana è strettamente correlata alla capacità delle sue istituzioni di gestire le risorse e implementare le funzioni in modo tale da garantire la sua solidità contro i processi di cambiamento dovuti a shock interni o esterni inaspettati che minacciano la sicurezza, la stabilità e il benessere del popolo italiano.

Il complesso dei procedimenti attraverso i quali uno Stato mantiene le proprie relazioni internazionali è uno degli elementi del potere nazionale che gli Stati utilizzano per raggiungere gli obiettivi della loro politica estera, in conformità con un insieme di norme, consuetudini e leggi che regolano le loro relazioni nell’ambiente internazionale.

Un potere che la nostra Costituzione attribuisce al Governo ed in particolare al Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, cui sono attribuite le funzioni e i compiti spettanti allo Stato in materia di rapporti politici, economici, sociali e culturali con l’estero.

La diplomazia è uno degli elementi più importanti del potere nazionale che gli Stati utilizzano per formulare la propria politica estera ed espandere il proprio raggio d’influenza.

Il ruolo della diplomazia nell’affrontare le sfide e le minacce a cui lo Stato può essere esposto non è inferiore a quello del sistema di sicurezza e militare. Anzi, può essere considerata la prima fase per prevenire l’insorgere di conflitti armati e il rischio di scontri diretti, in conseguenza dei conflitti dei propri interessi con quelli di altri Paesi, oltre a quelli che possono derivare dalle ripercussioni di sicurezza, politiche, economiche e demografiche.

I nostri diplomatici, oltre ad assistere i cittadini italiani all’estero, lavorano per promuovere la pace e rafforzare la nostra sicurezza nazionale, e nell’attuale pericoloso contesto svolgono un ruolo di supporto strategico per il Governo nell’elaborazione di trattati per porre fine all’aggressione russa ed evitare ulteriori escalation. La diplomazia promuove partnership strategiche, coalizioni e alleanze e collabora con le organizzazioni internazionali, comprese le Nazioni Unite, per promuovere la pace e la stabilità internazionali.

Nessun politico, per quanto autorevole, può rendersi artefice di un negoziato senza una approfondita conoscenza degli scenari, senza una pianificazione strategica, senza una adeguata informazione ottenuta dalle Agenzie di sicurezza nazionale.

Purtroppo, nel corso di questa legislatura le relazioni e le amicizie personali di alcuni esponenti di governo con “partner globali” hanno messo a dura prova la credibilità ed il sistema italiano di allineamenti, trattati e convenzioni economiche e diplomatiche, creando forti preoccupazioni all’interno della Nato.

Diversioni che con il Governo Draghi sono immediatamente rientrate nell’alveo atlantista, nonostante il riaffiorare di posizioni ambigue di alcuni esponenti politici con la guerra in Ucraina.

Ambiguità che fanno sostenere agli altri Paesi della Nato che l’Italia sia diventata più imprevedibile, e mantenere sotto osservazione i futuri sviluppi politici, poiché è chiaro che le relazioni si stanno facendo piuttosto tese, dato che gli interessi spesso contrastanti e le diverse visioni di un mondo pacifico tra i membri dell’Alleanza sembrano divergere.

La politica di difesa ad oltranza dell’Ucraina da parte degli Stati Uniti, in parte rallentata dalle resistenze ed insicurezze di alcuni partner europei legate all’impatto economico della guerra e delle sanzioni imposte alla Russia, a lungo termine potrebbe alienare i rapporti all’interno della UE ma soprattutto in seno alla Nato.

Ci troviamo di fronte a un futuro che il National Intelligence Council, nel report Global Trends 2040 ha definito “A More Contested World”, prevedendo scenari con un ordine mondiale in evoluzione problematica se non potenzialmente pericolosa/disastrosa poiché pandemia, cambiamenti climatici, demografia, guerre, globalizzazione e de-globalizzazione sono diventati fenomeni intrecciati. Forze strutturali che interagiscono e si intersecano con altri fattori per influenzare le dinamiche emergenti su tre livelli: individui e società, Stati, sistema internazionale.

Negli attuali sviluppi globali fortemente interconnessi, alcune potenze crescono mentre altre declinano, la Nato si è rafforzata ma si stanno formando nuove alleanze. Come evolverà la nuova architettura di sicurezza e difesa delle democrazie occidentali con avversari come Russia, Cina, Corea del Nord, Iran, India mentre l’Europa viene messa in enorme difficoltà dalla guerra militare, energetica e dell’informazione portata avanti dal Cremlino?

All’interno di questo delicatissimo e drammatico contesto, si creerà un nuovo assetto geopolitico multipolare o può sorgere un nuovo attore egemone?

L’Italia può e deve svolgere un ruolo da protagonista nelle permutazioni politiche, economiche e di sicurezza che si evolveranno e la diplomazia italiana è perfettamente in grado di supportare il Governo, espandere reti di comunicazione, mobilitare posizioni di sostegno e costruire alleanze coerenti in tempo di pace e di guerra, contribuendo con autorevolezza a rendere il nostro Paese – e il mondo – un luogo più sicuro.

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