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Tunisia

Caro presidente Mattarella, le istituzioni girano a vuoto con la crisi di governo. Vuole intervenire?

Se una delegazione al governo ritira i propri ministri, la si sostituisce con un’altra. O il presidente del Consiglio in carica si reca al Quirinale per rassegnare le dimissioni nella speranza di ricevere un nuovo incarico. Non si gioca a rimpiattino in Parlamento come fa Conte. Il commento di Polillo

 

Ma veramente tutto può dipendere dalle bizze di un presidente del Consiglio che ha scoperto, tardivamente, il piccolo gioco della politica? Quello delle impuntature, del non voler rischiare nel presupposto della sacralità della propria persona, del pensare solo alla propria faccia, fregandosene di tutto il resto. Sembra di essere tornati al’”après moi le déluge”. Quando invece la politica è arte del possibile. Principio da coniugare con il senso di responsabilità.

Si dice che solo Conte possa garantire la tenuta dei 5 stelle. E se anche fosse? Possibile che l’unità presunta o reale di un MoVimento, che fine a ieri non esisteva, possa prevalere sugli interessi della Repubblica. Se anche si dovesse spaccare in due o più tronconi, non sarebbe una grande perdita, ma solo il necessario chiarimento dopo i grandi equivoci della trasversalità. Siamo un movimento post ideologico, come erano soliti ripetere le scarse teste d’uovo del movimento. Compiendo varie nefandezze. Ed allora non resta che dimostrarlo con i fatti. E non con le chiacchiere.

Il Paese rischia di sprofondare nella non governabilità. E quel che è peggio nella violazione di principi e prassi di carattere costituzionale. Da che mondo è mondo, salvo rarissime eccezioni, se una delegazione al governo ritira i propri ministri, la si sostituisce, immediatamente, con un’altra. O il presidente del Consiglio in carica si reca al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Nella speranza di ricevere un nuovo incarico. Non gioca a rimpiattino nelle aule del Parlamento, cercando di catturare qualche transfuga. Questa è la normalità del decorso istituzionale della crisi.

Sì: ma Conte non ha la certezza del buon fine. Quante volte si è sentito ripetere questa scempiaggine, senza quel minimo di indignazione necessaria. Come se tutti i commentatori fossero più interessati alle sorti personali dell’”avvocato del popolo”, che non a quelle dell’Italia. Sarà un problema di Conte il suo futuro, che poco o nulla ha a che vedere con le sorti della Repubblica. Ma che figura stiamo facendo nei confronti del resto del Mondo? Penseranno: ma chi è costui? Un nuovo De Gasperi? Il Mitterrand italiano? Signori, per carità, manteniamo il senso delle proporzioni.

Si torni, quindi, allo Statuto: come diceva Sidney Sonnino, deputato della Desta storica al tempo del Re. Quella destra che aveva costruito l’Italia per lasciarla poi nelle mani di Depretis e del suo trasformismo. Che Sergio Mattarella prenda, quindi, in mano la situazione. Finora ha dimostrato la pazienza ed il rispetto necessario. Ma quando le Istituzioni cominciano a girare a vuoto, come in questo caso, la Presidenza delle Repubblica ha, purtroppo, l’obbligo di far sentire, con forza, la propria voce. Questo almeno sostengono i principali costituzionalisti che si sono occupati del problema dell’equilibrio tra i vari poteri dello Stato. È arrivato il tempo di ascoltarli.

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