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Caro Conte, stia attento ai suoi sfegatati fan a 5 stelle. I Graffi di Damato

Parole, mosse e tifosi del premier Giuseppe Conte. I Graffi di Damato

Per come temo che si stiano mettendo le cose ancora una volta in politica, con decreti che vanno e vengono sull’emergenza da coronavirus, spesso non per completarsi ma per contraddirsi, con poteri che confliggono fra loro più che coordinarsi, e con una informazione che attizza il fuoco più che spegnerlo, privilegiando il retroscena malizioso rispetto ad una seria e documentata comunicazione, viene davvero voglia di mettersi più nelle mani del Papa che del governo.

Viene voglia cioè di sperare soprattutto nel miracolo che il Pontefice è andato fisicamente a chiedere prima alla Madonna, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, e poi al Crocifisso venerato dai tempi della peste di cinque secoli fa ed esposto nella Chiesa di San Marcellino al Corso. Che Papa Francesco ha voluto raggiungere a piedi, con la sua scorta, in una Roma disciplinatamente deserta. La foto ha naturalmente e giustamente fatto immediatamente il giro del mondo.

Non deve dolersi di queste considerazioni, anche perché è uomo notoriamente devoto a Padre Pio, santificato per i suoi miracoli, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Che sta cercando di fare del suo meglio, per carità, ma è irrimediabilmente prigioniero di questi tempi di politica troppo improvvisata. In cui gli è capitato di poter e voler cambiare alleanze politiche con una certa disinvoltura, chiamiamola così. In più, egli fa buon viso, con generose interviste e sorrisi in salotti televisivi, a chi lo elogia aizzandolo curiosamente non a governare ma a sgovernare, non a comporre contrasti ma a crearli.

L’esempio è di giornata, costituito da un confronto a distanza fra lo stesso Conte e il suo maggiore sostenitore mediatico, che è il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, sulla figura di Guido Bertolaso: il medico già capo della Protezione Civile inutilmente proposto dalle opposizioni, ma anche da Matteo Renzi nella maggioranza, come commissario per l’emergenza antivirale e chiamato infine dal governatore della Lombardia Attilio Fontana a collaborare come consigliere per l’allestimento rapido di un nuovo ospedale di 400 posti letto a Milano. Dove potrebbero essere curati anche pazienti di altre regioni investite o minacciate dalla ormai pandemìa del coronavirus.

Intervistato dal Corriere della Sera, pur avendo scartato a livello nazionale la soluzione propostagli alle opposizioni e da Renzi, liquidandola frettolosamente come “una bandiera” evidentemente di altri, Conte ha testualmente e responsabilmente dichiarato: “Bertolaso non lo conosco di persona, ma giudico positivo che la Regione Lombardia sia affiancata da una persona che conosce la macchina organizzativa della Protezione Civile. Ne uscirà agevolato il dialogo con la centrale che opera a Roma, sotto la direzione di Borrelli e Arcuri”.

Il contianissimo, diciamo così, direttore del Fatto Quotidiano, il cui sostegno al presidente del Consiglio non è né casuale né ininfluente considerando l’area politica che copre sopra, sotto e accanto alle cinque stelle, con una evidenza che può essere negata solo con una quantità industriale di ingenuità o malafede, in un editoriale intitolato come ogni lunedì “Ma mi faccia il piacere…” ha appena scritto con stile epigrafico: “Il compenso del mio nuovo consulente Guido Bertolaso sarà di un solo euro” (Attilio Fontana, Lega, presidente della Regione Lombardia). Io ne offro due per farlo stare a casa”.

Con questo tipo di sostegni Conte ha ben poco da vincere le sue partite. E altri ben poco da sperare in lui.

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