CANTONE LODA CROSETTO
"Sul profilo umano, credo che il ministro della Difesa vada ringraziato per aver fatto uscire questo verminaio”. (Raffaele Cantone, procuratore capo di Perugia)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2024
CANTONE NON SCANTONA SU STRIANO
"Durante la prima fuga di notizie è uscito un riferimento ad una Sos riguardo a un imprenditore che avrebbe avuto a che fare col ministro della Difesa, quella Sos non era stata vista da Striano. C'era qualcuno che continuava a vendere sotto banco le Sos". (Raffaele Cantone)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2024
MELILLO DISTRUGGE I SISTEMI INFORMATICI DELLA GIUSTIZIA
Melillo ha detto che «colabrodo» non era la Dna bensì l’intero sistema informatico gestito dal ministero della Giustizia. (Corriere della sera)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2024
RANUCCI REPORTEGGIA SUI DOSSIERAGGI
"Chi oggi grida allo scandalo si scorda di Pio Pompa alle dipendenze di Pollari (…). O il dossieraggio illegale dei responsabili security Telecom e Pirelli. O il dossieraggio confezionato dalla struttura di Antonello Montante, numero due di Confindustria". (Sigfrido Ranucci)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2024
"Sarebbe poi anche ora di aprire il vaso di pandora delle società che si occupano di gestire la comunicazione delle grandi aziende, imprenditori e politici: con che mezzi e modalità agiscono quando vengono incaricate di gestire un’inchiesta sui loro clienti?". (Sigfrido Ranucci)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2024
LE AUTOCRITICHE DI REPUBBLICA…
Repubblica: "Non siamo solo un canale che riporta acriticamente le news, e non possiamo essere la buca delle lettere di chi vuole strumentalizzare o mettere in pratica azioni destabilizzanti".
Ci mancava solo la lezioncina sulla "buca delle lettere". Ma forse è un'autocritica…
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2024
LE AMNESIE DI SALLUSTI…
Di recente in tv Sallusti ha detto – a proposito della notizia scoop – che il documento sull'avviso di garanzia a Berlusconi venne “da uno degli uffici dei pm del palazzo di giustizia”. Tra buca delle lettere e passacarte il confine è labile. Quanto la coerenza. (fine)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 6, 2024
QUANDO CASALINO PROTESTO’ CON BANKITALIA…
In tanti alla Banca d’Italia ricordano la telefonata di fuoco di Rocco Casalino (che non c’è nell’elenco degli spiati di Striano) all’allora governatore Ignazio Visco: si lamentava che fosse uscita sui giornali una Sos sul fidanzato. E ne chiedeva conto a un attonito Visco. (Rep)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 6, 2024
JUVE SOLO IN INGLESE
L’aumento di capitale di 200 milioni di euro della Juventus è vicino al decollo. Il prospetto sarà redatto solo in lingua inglese. È la prima volta che la Consob dà il via libera a un prospetto solo in inglese per un aumento di capitale. (Sole 24 ore)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2024
BUONA SALUTE A TUTTI
"Allarme medici di famiglia: ne mancano oltre 3.100. Entro il 2026 oltre 11.400 pensionamenti: al Sud le nuove leve non basteranno a rimpiazzarli. Il 47,7% dei medici supera il limite di 1.500 assistiti". (Fondazione Gimbe)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2024
CARTOLINA DALLA CINA
Cina e Russia "hanno forgiato un nuovo modello delle relazioni internazionali nel periodo post Guerra Fredda e mantenerlo è strategico per entrambe le parti". Lo ha detto il ministro degli Esteri Wang Yi parlando a margine dei lavori del Congresso del popolo. (Ansa)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2024
CARTOLINA DALLA GRECIA
La Chiesa ortodossa greca ha chiesto la scomunica dei deputati dopo il voto sul matrimonio tra persone dello stesso sesso. (Guardian)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2024
CARTOLINA DALLA FRANCIA
Il deficit pubblico francese sarà "notevolmente superiore al 4,9%" nel 2023 a causa delle minori entrate fiscali. Lo ha annunciato il ministro dell'Economia francese, Bruno Le Maire, parlando al quotidiano Le Monde.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 6, 2024
CARTOLINA DALL’EGITTO
Il Fmi aumenterà il programma di prestiti all’Egitto da 3 a 8 miliardi di dollari. L’accordo arriva dopo che la Banca centrale ha deciso di aumentare del 6% i tassi: la sterlina egiziana in poche ore ha perso circa il 50% del suo valore nei confronti del dollaro Usa. (Corsera)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2024
ANNUNZIATA STRAPAZZA BIDEN E I DEMOCRATICI
"La Washington del presidente Biden non ha portato al potere, come si diceva, una nuova generazione (…) La sua difficoltà è più che vecchiaia. È la ratifica della difficoltà con cui la sinistra tutta vive questo passaggio". (Lucia Annunziata, La Stampa)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2024
TELEMELONI?!…
TeleMeloni!!!
Basta con i meloniani che occupano la Rai!!
Vergogna!
Sischerzaraga’ https://t.co/XiQ6L6rMN5
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 6, 2024
PENSIERINO DEL GIORNO
Quindi le info vere da documenti segreti non si possono pubblicare perché non possiamo essere buche delle lettere, invece info (pure farlocche) da veline dei potenti solo per compiacerli si possono pubblicare. Colleghi, un po' di coerenza. Dai.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2024
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ESTRATTO DEL COMMENTO DI LUCIA ANNUNZIATA PER LA STAMPA SU BIDEN E TRUMP:
Joe Biden è vecchio, e così Trump. La vecchiaia reale è definita infatti, drammaticamente, per entrambi, da limiti fisici. Ma in politica la vecchiaia ha a che fare con ben altro. L’età dei due infatti non ha avuto, in queste primarie, lo stesso impatto. Biden ha evidenti disfunzioni, di memoria e di coerenza. Tali da essere considerate ormai un problema anche dal mondo democratico che lo appoggia – senza far mistero della propria preoccupazione.
Trump è invece meno piegato da problemi fisici, ma certo ne soffre anche lui – nella ripetizione di battute, nella fatica dei gesti, nel modo come spesso attraversa il confine fra quello che si può dire e quello che non si può nominare. Ma, appunto, l’effetto vecchiaia in politica non è (solo) fisico, anzi. Ha a che fare con la visione, il progetto, il dinamismo. Lo abbiamo visto bene nel corpo a corpo di questa cavalcata delle Primarie, dove i due hanno avuto un impatto diversissimo, a dispetto della comune età.
Trump si è rivelato ancora una volta un avversario devastante per i dem, per aver riproposto a Washington la sua idea di elettori e di politici. Idea che, d’accordo o meno, è nuova. Tanto che il partito repubblicano, come si è visto, non è riuscito ad arginarlo perché Trump, con questa piattaforma, il partito lo ha travolto da tempo. Al contrario, il presidente Biden, eletto 4 anni fa contro Trump, come l’ultimo rimasto di un onorevole passato del mondo democratico, in una operazione di restaurazione, fondata sulla nostalgia, ha fatto primarie solitarie, per totale mancanza di talento e carisma dentro il suo partito. E in questo si è misurata la sua vera vecchiaia: per la prima volta in decenni un Presidente (e vale per i dem come per i repubblicani) non ha portato a un ricambio di classe dirigente a Washington. È un handicap non da poco per il candidato dem.
Considerando gli anni del Dopoguerra, cioè quelli comunemente definiti come gli anni dell’egemonia Usa, gli Stati Uniti si sono sempre trovati al centro di una fortissima dinamica del cambiamento – culturale, economico, militare, tecnologico – che ha lasciato la sua impronta anche in politica. L’alternanza fra democratici e repubblicani è stata puntuale, con scadenze a volte strettissime (spesso un solo mandato), e con approcci sempre obbligatoriamente rinnovati di fronte a sfide diverse. A partire dal Dopoguerra, periodo di maggiore fortuna del modello americano, il più forte salto generazionale e culturale è sicuramente quello fra Dwigth Eisenhower, eroe di guerra, eletto a 63 anni e ritiratosi a 71 anni, e John Kennedy, eletto a 44 anni. È il ricambio anche più ovvio, divenuto un romanzo popolare per indicare l’avvento di un nuovo mondo a guida americana.
I kennedyani portano una vera e propria rivoluzione nelle fila di Washington, e la loro influenza ne fa a lungo protagonisti nella Capitale. Altro grande salto, dopo Johnson (democratico) e Nixon (repubblicano) è l’elezione di Carter, democratico dall’esile profilo politico, che pure ha lasciato la grande impronta della formalizzazione dei diritti umani come stella polare della politica. Un altro grande salto di classe dirigente lo porta a Washington il suo successore, Ronald Reagan, che riscrive il profilo del mondo conservatore con un mix inedito di tradizione e modernità, neoimperialismo e neo liberismo sociale, comunicazione e seduzione.
Una riscrittura del nuovo mondo capitalista in cui la libertà dalle costrizioni ideologiche e pubbliche mette il turbo allo sviluppo “ineguale” e, paradossalmente, prepara l’arrivo ( dopo un altro repubblicano, l’impeccabile ma debole George Bush) di un’altra generazione a Washington, quella del democratico Clinton. Anche lui molto più giovane di Reagan, Clinton invade Washington con l’intero suo mondo al seguito, la sinistra dell’Ivy League, e della fine del welfare, come insegnato appunto dal neoliberista di Reagan, combinati con le passioni degli albori delle meraviglie del Web. I successori di quel cambiamento, sono ancora così vicini e ambiziosi, da non dover ricordare in dettaglio (il pensiero va a Hillary Clinton) l’impatto che ciascuno di loro ha avuto in America.
Segue George W. Bush, il Presidente delle nuove guerre globali, come lotta terrorismo. E poi Barack Obama, che rompe tutti i clichè della storia americana su razza, cultura, elite e soprattutto Presidenza. Infine Trump con l’effetto nazionale e globale della sua rivisitazione da destra della rivolta e del rapporto fra classi. E se, madamina, il catologo è questo, fa un po’ imbarazzo inserirvi l’operato di Joe Biden. Non che non ne avesse l’opportunità per entrarci. Dopo Trump e dopo le guerre e le crisi che chiudono i primi anni venti del secolo, gli Usa sono stati investiti da conflitti interni riguardanti identità, razziali e religiose, da diseguaglianze economiche e cambio di profili politici ridisegnati dal traino delle tecnologie. In questo schema di tumultuoso cambio – intercettato e interpretato da Trump in una possibile versione – Biden e i democratici avevano ogni possibilità di intervenire.
Al voto, nella scorsa elezione, si è anche visto un barlume di qualche novità, di idee e di personale politico. Ma alla fine, a Washington nulla di tutto questo sembra essere nemmeno arrivato. La promettente sinistra interna dem si è rivelata inefficace. Il dibattito politico è stato scarso. Il personale politico altrettanto. Nemmeno la scelta di una donna è riuscita a creare un solido vicepresidente.
La Washington del Presidente Biden non ha portato al potere, come si diceva, una nuova generazione, perché non ha raccolto quasi nulla di questi tempi nuovi, fatti di pandemia, guerre, nuove domande sociali, nuove sfide globali. La sua difficoltà è più che vecchiaia. È la ratifica della difficoltà con cui la sinistra tutta vive questo passaggio.