Skip to content

emilia-romagna

Perché la sinistra è nervosetta in Emilia-Romagna?

Che cosa succede e che cosa si dice negli ultimi giorni di campagna elettorale in vista delle elezioni regionali in Emilia-Romagna. La nota di Sacchi

Emilia-Romagna, per la prima volta paura davvero di perdere? Anche se tutto lascia pensare che la sinistra manterrà l’eterno baluardo rosso, arrivare a evocare addirittura le “camicie nere”, come ha fatto il sindaco di Bologna Matteo Lepore, rivela un grande nervosismo della sinistra in questa competizione elettorale.

Le “camicie nere” di fascista memoria sarebbero quelle di CasaPound, movimento di estrema destra, ammesso alla vita democratica, che secondo una concezione proprietaria di Bologna da parte della sinistra dell’ultimo fortino rosso non avrebbe dovuto avere il permesso di sfilare in centro, semmai solo in periferia. Silenzio però sulle violenze contro la polizia da parte dei centri sociali nella contromanifestazione.

La violenza dei centri sociali, che hanno affisso manifesti con i volti insanguinati del premier Giorgia Meloni e del ministro dell’Università, Annamaria Bernini, ormai fa parte dell’album di famiglia della sinistra. Torna in mente la violenta manifestazione dei centri sociali, definiti “centri culturali” dal verde Angelo Bonelli, che circondò il palazzo dello sport quando Matteo Salvini chiuse la campagna elettorale con la sfidante di Stefano Bonaccini, Lucia Borgonzoni, che comunque perse con un onorevole consenso di oltre il 40 per cento. La sfida del centrodestra fallì a differenza di quella in Umbria, dove la leghista Donatella Tesei staccò l’avversario di circa il 22 per cento.

Stefano Bonaccini, il governatore ora uscente con tutto il ramificato e potente potere rosso, tenne botta anche con l’aiuto delle “sardine” di provenienza prodiana e una “armata rossa” trasformatasi anche in una macchina del fango con punte persino di sessismo contro Borgonzoni. Ma quella battaglia non poteva che lasciare una traccia aprendo, dopo la vittoria di tanti anni fa del civico Guazzaloca, una breccia nel bastione rosso. Il centrodestra ha tenuto toni bassi durante questa campagna elettorale per il voto del 17 e 18 novembre con la candidata civica Elena Ugolini. La coalizione ha chiuso ieri sera la campagna elettorale con Matteo Salvini, Antonio Tajani, Maurizio Lupi e Meloni collegata da Roma perché impegnata nel confronto con i sindacati sulla Manovra.

Toni bassi nella campagna di Ugolini, ma risposta dura e ferma alla sinistra. Le camicie nere evocate dal sindaco di Bologna sono la solita “carta di disperazione della sinistra” che quando non ha una “visione da raccontare” mette sul tavolo “l’avversario impresentabile”, ha affermato il premier che ha espresso “totale solidarietà ” ai poliziotti, alle loro “camicie blu, le uniche che ho visto”. Per Meloni “il pericolo fascista, si sa, scatta più o meno insieme alla par condicio, arriva sempre insieme alle elezioni. Fortunatamente, diciamo dopo decenni, i cittadini che non sono stupidi hanno capito questo gioco e non funziona più”.

Molto duro Salvini che ha chiesto la chiusura dei centri sociali. A telecamere spente, il leader della Lega, vicepremier e ministro di Infrastrutture-Trasporti prima del comizio ha visitato “i dieci ragazzi del reparto assaltati da 300 criminali rossi”. Salvini, che chiederà al questore di Bologna e al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, un encomio per il reparto Mobile di Bologna, è tranchant: “le uniche camicie nere erano sotto le loro camicie rosse. E gli unici fascisti rimasti sono nei centri sociali”. E Tajani, segretario di FI, vicepremier, ministro degli Esteri: “Noi non abbiamo fatto nessuna manifestazione contro nessuno, non abbiamo affisso manifesti contro i rappresentanti della sinistra con le mani insanguinate sui volti. La differenza tra noi e loro è che loro sono violenti anche verbalmente noi non siamo violenti in alcun modo”.

Maurizio Lupi, leader di “Noi Moderati: “Non abbiamo bisogno di cattivi maestri”. Il governatore uscente Bonaccini, intanto, interviene per sostenere la sinistra anche nella ex Umbria rossa che “ci dobbiamo riprendere”. Ma il fronte alternativo a Tesei è fatto da una sinistra così estremista che la stessa sfidante Stefania Proietti, sindaco di Assisi, presentata come una moderata, alla presenza di Elly Schlein ha molto poco francescanamente strappato il programma del centrodestra.

Torna su