Se i democratici Usa, con Kamala Harris in prima fila, di fronte alla vittoria netta, schiacciante, di Donald Trump invitano i loro sostenitori a prendere atto della sconfitta, pur non rinunciando ovviamente alle proprie battaglie, i dem di casa nostra non si rassegnano.
Nel paradosso da ultimo giapponese della sinistra italiana la vittoria di Trump continua ad essere additata dalla segretaria del Pd, Elly Schlein, come “un pericolo per la democrazia”. La vittoria del nuovo-vecchio presidente Usa non prevista dai sondaggi, considerata di fatto inammissibile da tutto l’imperante teatrino nostrano di giornalisti di area pd, che dominano in tutte le reti Tv, pubbliche e private, altro che “TeleMeloni”, è suonata anche come una rovinosa caduta a livello internazionale degli “dei” del politicamente corretto, delle esasperazioni del cosiddetto woke.
Ma per Schlein e compagni dagli Usa sarebbe venuto un segnale di “grave pericolo per la democrazia”. Un segnale “inquietante” che porterebbe a sfracelli mondiali. Insomma, è stata estesa su scala planetaria la stessa tecnica allarmistica usata in Italia in caso di vittoria del centrodestra.
La sinistra nostrana sembra non abbia appreso niente dalle lezioni delle sconfitte in casa propria. E la stessa cosa sembra farla di fronte alla traumatica lezione americana.
Il punto è il totale rifiuto di accettare il principio occidentale dell’alternanza, poiché ci si sente moralmente superiori e destinati a governare sempre, quasi per diritto divino. Mai una riflessione seria di fronte alle sconfitte subìte, mai una vera ricerca degli errori compiuti. Occorre dare atto al fondatore del Pd, Walter Veltroni, di aver riconosciuto per la prima volta che i problemi della sicurezza, ignorati dalla sinistra, si sono in realtà riversati tutti sulle fasce più povere. Quelle che non a caso in Usa non hanno votato per la sinistra “al caviale”, ma hanno contribuito a premiare Trump.
Ma lo stesso Veltroni poi ricade nel vecchio vizio dell’allarme pericolo per la democrazia, perché la storia si ripete seppur, osserva, in forma diversa. E Elly Schlein va oltre evocando addirittura l’olio di ricino di fascista memoria nel botta e risposta, sull’attacco al governo da parte di Maurizio Landini, con Il premier Giorgia Meloni. Che invece sta sull’attualità della “sinistra al caviale”.
Negli Stati Uniti, patria dei radical chic, è stata rispedita nettamente all’opposizione. In Italia pure. E già due anni fa.
E nel tanto rosicare nostrano sulle elezioni Usa sembra che non resti nell’area di “piddinia” media che sfogarsi soprattutto contro Matteo Salvini, reo di essere stato l’unico leader italiano a scommettere sulla vittoria di Trump.