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Butac, che cosa è successo (di strano) al sito anti-bufale

“Oggi è arrivato il sequestro di tutto il sito, misura (forse?) un po’ grossa vista anche l’autorevolezza che Butac ha raggiunto negli anni”. Così Michelangelo Coltelli commenta con Start Magazine l’operazione di sequestro del sito web “Bufale-un tanto al chilo” avvenuta questa mattina Smascherare le fake news o, per dirlo all’italiana, le bufale. È questo l’obiettivo…

Smascherare le fake news o, per dirlo all’italiana, le bufale. È questo l’obiettivo del sito web di debunking fondato nel 2013 “Butac – Bufale un tanto al chilo”, oscurato da questa mattina.

SOTTO SEQUESTRO

Sito web sottoposto a sequestro preventivo da parte della procura di Bologna. È il messaggio che compare da questa mattina a chiunque provi a raggiungere il sito www.butac.it.

Primi a dare la notizia sono stati i siti web Next, Il Post, Giornalettismo e il Disinformatico.it che hanno subito segnalato l’accaduto ai lettori dopo aver contatto Michelangelo Coltelli, gestore e fondatore del sito. A quanto risulta, Butac è stato oscurato come effetto di una querela per diffamazione su un articolo del 2015.
Come riporta Giornalettismo, l’ordine di sequestro arriverebbe dalla procura di Brindisi, che si occupa del caso sollevato dal querelante. Il tribunale di Bologna, davanti alla richiesta, non ha potuto che eseguire l’ordine. E tra la Polizia Postale c’è chi avrebbe espresso personalmente a Michelangelo la totale solidarietà. Il sito infatti collabora spesso con la Polizia Postale, segnalando per esempio tentativi di truffe online, come evidenzia Il Post.

L’ARTICOLO INCRIMINANTE

Tutto nasce da un’accusa di diffamazione per un articolo pubblicato il 26 maggio 2015 riguardo un servizio del tg1 dell’8 marzo dello stesso anno dal titolo “Per vincere una malattia spesso non bastano i farmaci”. Nel video la conduttrice intervista un oncologo ed esperto della medicina olistica che ha poi querelato il sito per diffamazione.

IL MESSAGGIO DEL DUBUNKER COLTELLI

Nel frattempo, Coltelli scrive così sul suo profilo Facebook: “Come vi sarete accorti da qualche ora, Butac è offline causa sequestro preventivo da qualche ora. Abbiamo ricevuto una querela per diffamazione per un articolo pubblicato su Butac nel 2015 da parte di un medico iscritto all’Ordine Nazionale. Stiamo lavorando con i nostri avvocati per il dissequestro. Abbiamo fiducia nelle istituzioni con cui abbiamo più volte collaborato quando richiesto. Nel frattempo, vi chiediamo di portare pazienza, e ci auguriamo nella vostra comprensione”.

A Start Magazine che lo ha contattato direttamente, confida: “Sta ora al pm decidere se l’articolo (scritto da un collaboratore che non scrive per Butac da ormai un anno e mezzo) era o meno diffamatorio. Un mese fa ho ricevuto una querela per diffamazione, senza richiesta di rimozione articolo. E oggi è arrivato il sequestro di tutto il sito, misura (forse?) un po’ grossa vista anche l’autorevolezza che Butac ha raggiunto negli anni”.

COMMENTI E REAZIONI

Non tardano le reazioni in rete, sia dei lettori affezionati sia di personalità autorevoli. Per primo il noto blogger e debunker David Puente che su Twitter scrive: “Immaginate se per un articolo denunciato per diffamazione venisse sequestrata la sede di una testata giornalistica, immaginate i danni che può portare una decisione del genere. Solidarietà ai colleghi”. Poco più tardi anche il direttore del Tg La7, Enrico Mentana, ha commentato così la vicenda sul suo profilo Facebook: “Proprio ora leggo che il sito di smascheramento di bufale Butac.it è sotto sequestro disposto dalla procura di Bologna. Oscurare un intero sito informativo è una misura molto grave, quasi da censura fascista. Se poi davvero – come afferma il Post– il provvedimento è stato adottato su denuncia di un medico che promuove terapie oncologiche olistiche, allora è se possibile ancora più grave”.

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