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Theresa May

Brexit, che cosa è successo tra May e il Fico d’Oltremanica

Il Punto di Daniele Meloni

Con le sue cravatte sgargianti – molto cool britannia anni ’90 – la voce rauca e il tono imperativo con cui grida “Order!” per ristabilire la calma in aula alla Camera dei Comuni, John Bercow si è fatto notare il tutto il mondo, riportando in auge i fasti del Parlamento più antico, Westminster, dopo gli anni del leaderismo blairiano e della coalizione Cameron-Blair.

Ieri lo speaker remainer della Camera dei Comuni, il Fico d’Oltremanica, ha mandato in frantumi i sogni di Theresa May di riproporre per la terza volta il suo Brexit Deal in aula per un’uscita ragionata dello UK dall’Unione Europea. S

econdo Bercow, un precedente storico impedirebbe la riproposizione della stessa mozione ai Comuni senza modifiche sostanziali nel testo. Sembrerebbe un principio assolutamente valido per ogni assemblea legislativa a ogni latitudine, eppure il suo “no” ha innescato una serie di reazioni che hanno portato il conservatore Daily Telegraph a ipotizzare una crisi costituzionale in prima pagina sull’edizione cartacea di oggi.

Il segretario di Stato per la Brexit, Stephen Barclay ha citato parole pronunciate in precedenza dallo stesso Bercow: “Se ci affidassimo solo ai precedenti non cambieremmo mai nulla”. Il governo pare volere andare avanti sulla sua strada, con il premier, Theresa May, che volerà per l’ennesima volta a Bruxelles giovedì per riprendere le discussioni con Jean-Claude Juncker e Michel Barnier. L’ipotesi di un rinvio del termine del 29 marzo per la Brexit prende sempre più forma man mano che si avvicina l’ora x.

Intanto, nella diatriba politica e istituzionale tra i poteri dello stato, fanno capolino i dati rinfrancanti sull’economia britannica: secondo l’Office for National Statistics il numero di occupati nel Regno Unito – 32,7 milioni – è al massimo dal 1971, mentre quello dei disoccupati è sceso di 35mila unità tra novembre e gennaio, attestandosi in percentuale al 3,9%, sotto la media europea del 6,5%. Anche i dati sui salari settimanali sono positivi, con una crescita stimata a +3,4%. La Brexit sarà anche un caos, ma la vita economica degli inglesi non sembra ancora risentirne.

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