Il voto di Umberto Bossi per Marco Reguzzoni in altri tempi sarebbe stata la classica non notizia, scontata per la sua ovvietà. Solo che ora il pupillo del Senatùr, ritenuto un tempo ancora più legato al “Capo”, come chiamano Bossi i fedelissimi, dello stesso Giancarlo Giorgetti (entrambi furono anche dati in pole, in contrapposizione con Roberto Maroni, per la successione del fondatore della Lega Nord), è candidato indipendente di Forza Italia alle Europee.
Quindi, l’annuncio dato ieri sera tardi da Paolo Grimoldi, ex parlamentare e ex segretario della Lega Lombarda, ora nel comitato per il Nord che contesta Matteo Salvini, è stato subito inevitabilmente tradotto in: Bossi vota per Forza Italia. Una notizia a sorpresa, a urne ancora aperte, per la Lega. Racconta Grimoldi alle agenzie di stampa : “Ho ricevuto due telefonate da Umberto Bossi. La prima non l’ho sentita. La seconda era il suo autista che mi ha detto: ‘Ti passo il capo’. Io ho risposto e lui con voce molto arrabbiata mi ha detto: ‘Fai sapere in giro che io voto Reguzzoni’. E Reguzzoni come sapete si presenta come candidato indipendente di Forza Italia”.
Grimoldi spiega che Bossi “aveva la voce arrabbiata perché la ‘Lega non sta facendo più la Lega, è stata tradita”. Aggiunge Grimoldi: “Vannacci? No, a Bossi non piace assolutamente. Diciamo che non è senz’altro un suo estimatore…”.
L’ex parlamentare e avvocato della Lega Nord, Matteo Brigandì: “Non vogliamo morire fascisti. Bossi ci ha detto a tutti di votare Reguzzoni”. Che non è un personaggio qualsiasi del Carroccio, dove si trova dalle origini. Ex capogruppo della Lega Nord alla Camera, prima ancora il più giovane presidente di Provincia, a Varese, poi superato nel record da Matteo Renzi a Firenze, da sempre bossiano di ferro, cresciuto in Lega cui aderì da ragazzo, Reguzzoni finì nel mirino di Maroni e dei suoi “barbari sognanti”. E fu additato nei giorni del caso Belsito come esponente di spicco del cosiddetto “cerchio magico”. In realtà, la lotta interna di Maroni e i suoi per la successione a Bossi era già in pieno corso prima ancora che scoppiasse il caso Belsito, iniziò appena dopo la prima malattia del Senatùr, l’ictus del 2004, che fece tremare il partito. Ma Bossi tenne testa alla malattia e mantenne la guida della sua creatura poiitica, tornando anche al governo con Silvio Berlusconi premier, come ministro per le Riforme e il Federalismo.
Reguzzoni, un ingegnere e imprenditore, federalista e di cultura liberale, si era ritirato 10 anni fa dalla politica, dopo aver fondato l’associazione “Repubblicani”. Poi, il ritorno da indipendente con FI. Appena saputa la notizia, Reguzzoni dice soddisfatto: “Non ho mai commentato in vent’anni le dichiarazioni di Bossi e non intendo farlo ora. Se mi dà il suo voto, per me è una tale soddisfazione che dimostra la mia coerenza e vale da sola la campagna elettorale”.