skip to Main Content

Londra

Che cos’è il Partygate che turba Boris Johnson

Boris Johnson è sulla graticola. Ecco perché. L'articolo di Daniele Meloni

 

Boris Johnson sulla graticola. Il Primo Ministro britannico affronterà oggi la Camera dei Comuni per il consueto Question Time. I parlamentari vogliono sapere se ha partecipato o meno ai drink post giornata lavorativa del 20 maggio 2020 a Downing Street, violando così le norme sul lockdown imposte dal suo stesso governo. Ecco come si stanno svolgendo i fatti di una questione che, potenzialmente, potrebbe essere esplosiva per il leader Tory.

LA MAIL DI REYNOLDS

L’emittente ITV ha mostrato in televisione una mail del Principal Private Secretary di Johnson, Martin Reynolds, in cui invitava un centinaio di persone nel giardino di Downing Street per un drink “socialmente distanziato” dopo la giornata lavorativa del 20 maggio 2020. L’Inghilterra era in lockdown e l’Health Protection Regulations che vigeva a quell’epoca impediva a persone di diversi gruppi di famiglie di incontrarsi e ai cittadini di uscire se non per necessità improrogabili (fare la spesa, andare in farmacia e così via). Una fonte anonima – che in molti hanno identificato nell’ex consigliere del Premier, Dominic Cummings – ha sostenuto che anche Johnson e la moglie Carrie hanno partecipato all’evento, violando così la legge.

L’INCHIESTA DI SUE GRAY

Non è il primo caso di party durante il lockdown svelato dalla stampa britannica. Poco prima di Natale l’ex portavoce del Premier Allegra Stratton è stata costretta a dimettersi dopo che un video aveva mostrato la sua ammissione di avere partecipato a un party natalizio nel 2020. Lo stesso dicasi per Shaun Bailey, candidato sindaco a Londra dei Tories, che ha partecipato a un evento tenutosi nel quartier generale del partito nella Capitale. Johnson ha dato il compito di indagare sui party al suo Cabinet Secretary, Sir Simon Case, che, però, si è dimesso dal ruolo dopo la rivelazione che anch’egli aveva partecipato ai drink. È stato quindi sostituito da Sue Gray, nota a tutti per la sua inflessibilità nello scoperchiare scandali politici.

LA DIFESA DEL PREMIER

Incalzato dai media Johnson non ha voluto rispondere sulla sua presenza o meno ai drink. Ha affermato che c’è un’inchiesta in corso e sarà fatta luce sui fatti. L’opposizione lo accusa di perdere tempo e nascondersi quando ormai non c’è più nulla da nascondersi. Fonti del Telegraph hanno affermato che l’inchiesta di Gray potrebbe concludersi con un verdetto a metà, che sottolinei come Downing Street è sia la residenza ufficiale del Premier, sia il luogo di lavoro di decine di persone. La stessa tesi è stata sostenuta in tv ieri dal pittoresco deputato Tory Michael Fabricant, mentre un’ampia maggioranza nel partito vorrebbe che Johnson dicesse subito la verità e si facesse da parte.

COSA RISCHIA BORIS JOHNSON

Johnson rischia di doversi dimettere e lasciare Downing Street. In particolare, per molti, la sua posizione sarebbe ingiustificabile per avere detto all’aula nello scorso mese di dicembre che “nessuna regola è stata violata durante il lockdown”. Così dicendo avrebbe “misled the House”, mentito all’aula. C’è poi la questione relativa all’indagine della polizia. Scotland Yard per ora non è intervenuta nel caso e prima di Natale i vertici della polizia britannica hanno comunicato che non c’era nulla da indagare. Ora, però, le cose – e le evidenze – sembrano cambiate e la Metropolitan Police non può fare finta di niente e rischiare di alienare il rapporto con la popolazione per non aver perseguito con sufficiente accuratezza il caso. Infatti, la scorsa notte, la Met ha comunicato di essere in contatto con il Cabinet Office – l’Ufficio di Governo – per verificare i fatti del 20 maggio 2020 ed eventuali violazioni della legge.

IL PARTITO

Molti Tories sono ormai convinti che Johnson sia fritto e che il problema del crollo nei sondaggi e della disastrosa suppletiva del Nord Shropshire prima di Natale sia attribuibile a lui e non al partito. Un parlamentare ha detto in via riservata a Christopher Hope, capo del politico del Telegraph: “se il pesce puzza dalla testa, basta tagliare la testa e il pesce continuerà a vivere”. Non è proprio così, ma del futuro, si sa, non c’è certezza. Men che meno di quello di Boris Johnson.

Back To Top