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Alluvione Emilia Romagna

Meloni e Bonaccini fra Peppone e don Camillo

Chi rema contro Bonaccini commissario post alluvione in Emilia-Romagna? I Graffi di Damato.

Quelle foto che ritraggono insieme la presidente del Consiglio e il “governatore” piddino dell’Emilia-Romagna devastata dall’acqua e dal fango, prima all’arrivo della premier nella terra alluvionata e poi a Roma, dove il governo ha stanziato i primi due miliardi di euro governo per le più urgenti misure d’intervento, sono immagini consolanti. Quanto, se non ancor più di quei meravigliosi volontari accorsi sul posto per aiutare una popolazione che se lo merita davvero per la capacità di ricambiare e per la forza che ha nel cuore e nelle viscere.

Siamo d’altronde nella terra del Polesine che ci inteneriva già da bambini, sempre per l’acqua che la devastava, e di quel geniaccio di Giovannino Guareschi. Il quale riuscì ad ambientarvi la simpatica umanizzazione, con Peppone e don Camillo, di uno scontro fra comunisti e anticomunisti che avrebbe potuto tramutarsi in una terribile coda della guerra civile, cui gli uni e gli altri si erano trovati insieme, per liberare l’Italia dal nazifascismo.

BONACCINI, MELONI, PEPPONE E DON CAMILLO

Non voglio dire che Stefano Bonaccini con i suoi occhiali a goccia stia al pur tanto diverso, fisicamente, Peppone e Giorgia Meloni a don Camillo per quella fede religiosa così bene espressa in ogni occasione le capiti, tanto da meritarsi gli applausi, i sorrisi e altre carinerie meno visibili di Papa Francesco in persona. Si sono allarmati fior di analisti che vivono come un’ossessione la possibilità che tornino i tempi della Democrazia Cristiana, sostituita a sorpresa da quel “Partito della Nazione” che sarebbe coltivato dall’astutissima e dichiarata conservatrice leader della destra.

Non voglio dire, ripeto, che Bonaccini stia a Peppone come la Meloni a don Camillo, ma consentitemi almeno di scrivere che mi è venuto il voltastomaco a leggere e sentire, fra giornali e salotti televisivi, delle resistenze opposte nella maggioranza di governo dai leghisti all’istinto appena avvertito dalla presidente del Consiglio di affidare al “governatore” della regione devastata dall’acqua e dal fango il ruolo di commissario straordinario anche per la ricostruzione.

POLITICI DA TSO

Lo stesso voltastomaco mi sarebbe venuto se, a parti politicamente rovesciate, in un governo di centrosinistra, o come diavolo vorreste chiamarlo nella confusione delle formule politiche cui ci hanno abituato gli ultimi trent’anni, avessi avuto sentore o notizia di resistenze nel Pd e dintorni, di fronte ad un Veneto alluvionato al posto dell’Emilia Romagna, contro la promozione a commissario straordinario di un “governatore” come Luca Zaia perché leghista.

Politici tentati da simili reazioni meriterebbero secondo me solo il cosiddetto Tso, cioè il trattamento sanitario obbligatorio. Quasi come, a livello internazionale, Putin e quanti ne comprendono e giustificano senza vergogna la guerra all’Ucraina, addebitandone i morti agli aggrediti e non agli aggressori.

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