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Tutto sul blocco navale di Israele a Gaza

Dal 2007 Israele ha imposto un blocco navale sulla Striscia di Gaza per impedire il rifornimento di armi ad Hamas, sostenuto principalmente dall'Iran. Tutti i dettagli.

Il blocco navale imposto da Israele sulla Striscia di Gaza dal 2007 mira a impedire il rifornimento di armi e materiali militari a Hamas, considerata un’organizzazione terroristica da Israele, Stati Uniti, Unione Europea e altri. La decisione è stata rafforzata dall’intercettazione di natanti carichi di armi destinati a Hamas, forniti principalmente dall’Iran, riconosciuto come uno dei principali sponsor del terrorismo islamista. Questi episodi hanno evidenziato la necessità di controllare il flusso marittimo per prevenire l’arrivo di armamenti che potrebbero alimentare attacchi contro Israele.

I CASI SIGNIFICATIVI

Ad esempio, il 15 marzo 2011, la Marina israeliana ha intercettato la nave Victoria, battente bandiera liberiana, a 320 km dalla costa nel Mediterraneo. A bordo sono state sequestrate 50 tonnellate di armi, tra cui 2.000 lanciarazzi RPG-7, 2.000 bombe a mano e 5 milioni di proiettili, nascosti in container di zucchero, destinati a Hamas via Sudan, con origine in Iran. Un altro caso significativo è l’abbordaggio della nave Francop il 4 novembre 2009, a 160 km da Ashdod, con 500 tonnellate di armi, inclusi 36 missili terra-terra M-302 e 20.000 fucili d’assalto, diretti a Hezbollah ma indicativi della rete iraniana che rifornisce anche Gaza. Questi sequestri hanno confermato la minaccia rappresentata dal traffico di armi e giustificato l’intensificazione del blocco.

COS’È IL SAN REMO MANUAL

Dal punto di vista giuridico, il blocco si fonda sul diritto internazionale dei conflitti armati, regolato principalmente dal San Remo Manual on International Law Applicable to Armed Conflicts at Sea (1994). Questo documento stabilisce i requisiti per la legalità di un blocco navale: deve essere formalmente dichiarato e notificato agli Stati neutrali, effettivamente applicato con una presenza navale adeguata, non discriminatorio verso navi di Stati terzi e proporzionato all’obiettivo militare. Israele ha soddisfatto tali criteri: il blocco è stato annunciato pubblicamente nel 2007, è reso efficace da pattuglie navali regolari e si basa sull’Articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, che riconosce il diritto di autodifesa contro attacchi armati, come i lanci di razzi e le operazioni terroristiche di Hamas.
Il San Remo Manual consente di limitare l’accesso marittimo per impedire il trasporto di armi o materiali “dual-use” (utilizzabili per scopi civili e militari), purché non si violino i diritti delle navi neutrali o si causino danni sproporzionati alla popolazione civile. Inoltre, il blocco è giustificato dal contesto di un conflitto armato non internazionale, in cui Hamas è considerato un attore belligerante, rendendo applicabili le norme del diritto internazionale umanitario.

IL DIBATTITO SUL BLOCCO NAVALE DI ISRAELE

Tuttavia, la proporzionalità del blocco è oggetto di dibattito. Sebbene miri a prevenire l’importazione di armi, limita anche beni essenziali come cibo, medicinali e materiali da costruzione, sollevando accuse di punizione collettiva, vietata dall’Articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra. L’incidente della Mavi Marmara (2010), in cui una flottiglia umanitaria fu intercettata causando 9 morti, ha intensificato le critiche. Il successivo rapporto Palmer delle Nazioni Unite (2011) ha però confermato la legalità del blocco, riconoscendo la minaccia posta da Hamas.
In conclusione, il blocco navale, motivato dalle intercettazioni di armi iraniane, è giuridicamente fondato come misura di sicurezza in un contesto di conflitto armato. Tuttavia, l’impatto sulla popolazione civile, con limitazioni all’accesso di beni essenziali, lo rende oggetto di controversie sotto il profilo del diritto umanitario internazionale, evidenziando la difficoltà di bilanciare sicurezza e obblighi umanitari.
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