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Bettino oltre Craxi

Che cosa si è detto alla presentazione del documentario "Bettino oltre Craxi. Storia di un uomo”.

Le immagini più toccanti, che danno una lezione alla “falsa rivoluzione” italiana di “mani pulite”, che impedì all’ultimo a Bettino Craxi persino di tornare in patria a curarsi da uomo libero, sono quelle del popolo tunisino.

Civiltà e profonda umanità stanno nei due ali di folla a Hammamet, dove in quel gennaio di 25 anni fa, tutti uscirono dalle case, che si stringono attorno al feretro di “Monsieur Le President”. È il principale collaboratore tunisino di Craxi, Hamida Guembri, a spiegare lo speciale legame tra colui “che per me è stato come un padre” e la terra che lo ha accolto nell’esilio in seguito a un accanimento giudiziario da cui “era impossibile difendersi”.

Hamida, che compare anche nel film “Hammamet” , giorni fa in prima serata su Ra1 con uno share di oltre il 13 per cento, lo racconta nel documentario “Bettino oltre Craxi. Storia di un uomo”. È il titolo del nuovo documentario prodotto dalla Fondazione intitolata all’ex presidente del Consiglio, presentato in anteprima nazionale a Roma ieri sera, con una proiezione riservata al The Space Cinema Moderno di Piazza della Repubblica. È stato un altro momento delle celebrazioni del venticinquesimo anniversario della morte di Craxi. Un altro momento di verità.

“Ci sono state troppe mistificazioni su mio padre, anche sul lato umano. È stato descritto come arrogante, mentre mio padre è stato un uomo di coraggio, che dietro la ruvidezza nascondeva una grande tenerezza”, dice Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia, presidente della commissione Esteri e Difesa. Una sala gremita, attenta e a tratti commossa, ha assistito all’opera di Andrea D’Asaro, da Maurizio Gasparri, capogruppo azzurro in Senato, a numerosi parlamentari di FI come Alessandro Battilocchio, Alessandro Cattaneo e la sottosegretaria agli Esteri, Maria Tripodi, alla conduttrice Myrta Merlino con il marito Marco Tardelli, a Fabrizio Cicchitto, ex capogruppo del Pdl, giornalisti e esponenti del Psi, come l’ex sindacalista Roberto Giuliano.

“Il lavoro – spiega in una nota la Fondazione Craxi – restituisce l’essenza più intima dell’uomo, è una narrazione introspettiva arricchita da immagini d’archivio, alcune inedite, e da nuove testimonianze rese da personalità che hanno conosciuto e frequentato il leader socialista, anche e soprattutto ‘oltre’ i contesti politici e istituzionali”. Emergono così le convinzioni profonde di Bettino Craxi, i tratti sconosciuti del suo carattere: “Ne viene fuori la profonda umanità del personaggio, la timidezza innata cui fa da velo un carattere forte e ruvido, tutto politico, dai lineamenti ottocenteschi ma con lo sguardo sempre proiettato al futuro. Il racconto si dipana lungo l’arco di una vita intensa, intrecciandosi con alcuni dei momenti che più hanno segnato l’epoca repubblicana”. Ci sono i contributi di personalità del mondo della televisione, dell’arte, della musica, del cinema, della moda, che si accompagnano a quelli di famigliari e collaboratori del presidente Craxi, tra i quali gli uomini della scorta: da Massimo Boldi a Caterina Caselli, Alda D’Eusanio, Lorenzo Capellini, Rita Dalla Chiesa, Andrea Faccani, Marialuisa Gavazzeni Trussardi, e poi ancora Mara Venier, Fedele Confalonieri, Luca Josi, Margherita Boniver, fino ad Anna e Stefania Craxi.

Quella di Anna, ovvero Anna Maria Moncini, moglie di Craxi, è una delle rare testimonianze date dalla vedova dello statista socialista, nota per la sua grande riservatezza. Particolarmente significativo è il ricordo che Anna Craxi conserva del tentativo fatto da Craxi per liberare Aldo Moro. Un ricordo, quello della signora Anna, che rende in modo forse più efficace di altri la concezione liberale che lo statista socialista aveva dell’individuo, “che sempre deve venire prima dello Stato”, sottolinea Stefania.

“Io – racconta Anna Craxi – ero nel consiglio della Fondazione Montessori, dove era pure la moglie di Moro, di cui ero amica. Ecco, Bettino ha cercato di salvare la vita al marito di un’amica di sua moglie”. Stefania Craxi ricorda che del mondo politico solo la famiglia Craxi fu invitata alle esequie private di Moro. Era il socialismo liberale e umanitario e non una cinica convenienza politica, di cui fu accusato dal fronte della cosiddetta “fermezza”, quello che ispirava l’uomo e il politico Craxi. Per il quale “la politica con le sue passioni, i suoi umori non può essere un laboratorio freddo”.

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