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Salvini

Berlusconi, rieccolo!

Mosse, slogan e obiettivi di Silvio Berlusconi. La nota di Paola Sacchi

 

L’uomo dell’azzardo, il gran comunicatore che ogni volta quando il gioco si fa duro buca lo schermo anche con le cifre, con un linguaggio da imprenditore quale è (ieri: pensioni minime a 1000 euro; un milione di alberi piantati ogni anno) a costo pure di sfottò sui social che però non hanno fatto altro che parlare di lui, come accade dal 1994 sui media, rieccolo. Come fu scritto dell’intramontabile Amintore Fanfani della Prima Repubblica. Stavolta, Silvio Berlusconi lancia la sua nuova sfida alla soglia di 86 anni. Li avrà compiuti il 29 settembre, proprio quattro giorni dopo le elezioni anticipate di domenica 25.

Dunque, il prossimo 29 settembre potrà dire, parafrasando la canzone, mi son svegliato e… sono di nuovo senatore. Già, l’uomo dell’azzardo, che sa farsi concavo e convesso, l’uomo delle lunghe attese, tipo “L’arte della guerra” di Sun Tzu, agire senza agire, è ancora in campo, mentre alcuni dei suoi acerrimi avversari di sinistra, seppur anche più giovani, sono da tempo usciti di scena. La prossima sfida del Cav è prendersi la rivincita sull’estromissione dalla politica dopo la sentenza Mediaset.

Con oltre 500 mila preferenze è già tornato alla politica attiva come europarlamentare. Ma, una volta naufragata l’ipotesi Colle, quale altra sfida più simbolica anche sul piano dell’immagine plastica di quella del suo ritorno in quel Senato, da dove era stato estromesso con l’applicazione retroattiva della legge Severino? Berlusconi, candidato capolista di Forza Italia, come ha annunciato il numero due azzurro Antonio Tajani, tornerà quindi a Palazzo Madama. Qualcuno ipotizza anche per diventarne presidente e quindi Seconda Carica dello Stato. Cupo in volto, abbandonato dagli scissionisti “diversamente berlusconiani” di Angelino Alfano, lasciò l’aula in una tarda mattinata assolata di novembre del 2013 per non tornarvi più, men che meno pochi giorni dopo (27 novembre) in cui fu votata la sua decadenza, senza seguire per la prima volta la prassi prevista dal regolamento del voto segreto quando si tratta di decisioni che riguardano un caso individuale.

Nel suo elegante completo Caraceni blu il Cav attraversò rapidamente quella mattina uno dei cortili interni per guadagnare l’uscita. Un sorriso tirato, un gentile cenno di saluto ai cronisti che lo conoscono, poi via in auto, accompagnato da Gianni Letta, l’amico di una vita, insieme con Fedele Confalonieri, il suo allora portavoce Paolo Bonaiuti. E il senatore Maurizio Gasparri, a lui molto vicino, che lo abbracciò prima di tornare in aula per combattere una battaglia, che vide in prima fila l’allora senatrice di FI ora presidente del Senato Elisabetta Casellati, però ormai già persa.

Sicuramente, Berlusconi, il combattente, in quel breve tragitto in auto fino a Palazzo Grazioli, pensò subito che tanto prima o poi sarebbe tornato laddove lo avevano cacciato. E così fece fin dall’inizio, quando con lo stesso sorriso di sfida, senza mai segni palesi di nervosismo nel consegnare la campanella di Palazzo Chigi al successore di turno, si rimise subito all’opera per la rimonta. Dopo le dimissioni del 1994 tornò da premier nel 2001, con la “traversata del deserto” in cui ebbe l’estrosa invenzione della nave azzurra e ci tornò anche nel 2008, dopo la vittoria di Romano Prodi nel 2006. Fu “l’ultimo governo finora con un premier votato dagli italiani”. Poi, fu il turno dei tecnici, arrivò Mario Monti. Ma la sconfitta più dura per il Cav fu quella della decadenza dal Senato e le Europee del 2014 dalle quali fu tagliato fuori, poiché era ai servizi sociali.

Forza Italia, privata del volto del suo presidente fondatore, incominciò a scendere sotto il 20, toccò il 17 per cento. Ma non fu “game over”, come liquidò un po’ affrettatamente Matteo Renzi l’estromissione del Cav dal Senato. Nel caso del Cav, disceso in campo in politica alla soglia di 60 anni, la partita non finisce mai. Persino l’acerrimo nemico Alessandro Di Battista, allora deputato dei Cinque Stelle, nel Transatlantico di Montecitorio chiedeva con un po’ di apprensione notizie del Cav sottoposto alla delicata operazione a cuore aperto, al San Raffaele di Milano. Berlusconi ieri nelle tante interviste ha replicato facendo parlare i fatti, con orgoglio e grinta al Pd e implicitamente a Mario Draghi che lui e Matteo Salvini, il centrodestra di governo, non possono essere accusati di aver fatto cadere l’esecutivo, perché gli unici responsabili sono “I 5s e il Pd” con la sua strategia, secondo la quale si poteva andare avanti come nulla fosse. Ricomincia la battaglia per l’uomo dell’azzardo, capace di attese di anni. E pure stavolta: rieccolo.

Al centro, come lui si è sempre posto, della coalizione di centrodestra che si è ricompattata. Rieccolo anche come bersaglio dei suoi avversari perché, come era prevedibile, non si è staccato per formare qualche troppo inutilmente vagheggiata maggioranza “Ursula” all’italiana.

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