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Grillo

Beppe Grillo ridacchia nel camposanto della sinistra

Cosa scrive e di cosa blatera Beppe Grillo. I Graffi di Damato.

Fra gli ossimori più usati, o il più abusato in assoluto, è quello del “silenzio assordante”. Nel quale si è chiuso, o socchiuso, un uomo che pur è stato tra gli attori politici, e non solo comici, più rumorosi, effervescenti e logorroici d’Italia: Beppe Grillo. Che sul blog ha appena scoperto Ennio Flaiano sentendosi partecipe di una “minoranza silenziosa” a disagio nel paese degli “arabeschi”.

COSA NON SCRIVE GRILLO SULLA SCONFITTA IN ABRUZZO

Il tuttora “garante” del Movimento 5 Stelle presieduto da Giuseppe Conte – ma al tempo stesso consulente a contratto della comunicazione, e quindi in un potenziale conflitto d’interessi che fa impallidire anche quelli a suo tempo contestati per altri versi alla buonanima di Silvio Berlusconi, lo “psiconano” dileggiato dallo stesso comico genovese – non ha pronunciato una parola, una sillaba, una vocale – almeno sino al momento in cui scrivo – sulla scoppola, a dir poco, che i suoi hanno preso domenica scorsa in Abruzzo. Dove i pentastellati sono scesi ad un terzo del Pd.

Non una parola, una sillaba, una vocale fu spesa da Grillo il mese scorso neppure per le perdite dei suoi in Sardegna, scesi anche lì a livelli minimali, a metà del Pd, ma in compenso premiati dalla generosa Elly Schlein con la candidatura della pentastellata Alessandra Todde a governatrice. Che è prevalsa per meno di duemila voti sul concorrente pur malandato del centrodestra, infelicemente imposto alla propria coalizione dalla premier in persona Giorgia Meloni.

CAMPO LARGO O CAMPOSANTO?

Già salito “altrove” da tempo nel suo stesso immaginario, e oggi dichiaratamente “un altro” che si reclamizza da solo per vendere i biglietti dei suoi spettacoli, Beppe Grillo sembra avere esaurito nel cesso di casa anche le scorte di giornali che usava come carta igienica. Egli può ben riconoscersi nella vignetta del suo blog che lo riprende ringiovanito e dimagrito sulla tazza mentre dice, testualmente: “Ci vorrebbe un bel giornale ma si sono fatti furbi: sono tutti online!”. E non s’intravvede nel bagno ombra di un bidet, per cui è facile immaginare come finirà la seduta dell’”altissimo”. Che è un altro dei soprannomi datisi da Grillo fra piazze e teatri.

Se si pensa a ciò che questo comico è riuscito a produrre e provocare in politica dall’estate del 2009, quando si iscrisse d’estate a una sezione del Pd di Arzachena, in Sardegna, per cercare di scalarne la segreteria nazionale dalla quale si era dimesso Walter Veltroni, ne venne respinto e per reazione decise di fondare un suo movimento con parolacce gridate in autunno nella maggiore piazza di Bologna; se si pensa, ripeto, a ciò che questo comico è riuscito a fare politicamente in 15 anni, quale classe dirigente e di governo – per modo di dire – sia riuscito a far nascere e crescere, non si sa francamente se sia il caso più di ridere che di piangere.

Il Pd, pur guadagnando qualche decimale, è ridotto oggi a inseguire gli eredi, figli, nipoti e simili di Grillo su un campo variamente chiamato: anche camposanto. Il camposanto della sinistra.

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