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Benigni

L’assemblea costituente di Sanremo presieduta da Benigni boccia le riforme costituzionali…

Cantate e piroette di Benigni a Sanremo sulla Costituzione. I Graffi di Damato.

Quello sfrontato di Alfredo Cospito, il detenuto anarchico scambiato anche da mafiosi, terroristi e simili per un mezzo statista in gabbia capace di aiutarli col suo sciopero della fame a liberarsi del cosiddetto carcere duro del 41 bis, è quanto meno uno sfigato, oltre che un criminale. Egli ha azzeccato i tempi d’inizio della protesta, facendoli scorrere con quelli del governo di Giorgia Meloni, e quindi celebrando insieme i loro primi cento giorni, ma ha tirato le cose tanto a lungo da incrociare due eventi che lo imprigionano ancora di più dov’è. Due eventi di distrazione di massa, dei quali uno tragico e l’altro di varietà, chiamiamola così.

L’evento tragico è l’apocalisse turco-siriana con quelle “voci sotto le macerie”, come ha titolato il Corriere della Sera, destinate a rendere quella di Cospito dal carcere di Opera una stecca. “Una scorreggia nello spazio”, come disse l’Umberto Bossi dei tempi brillanti parlando dell’allora capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro, prima di lasciarsene corteggiare per far cadere anzitempo il primo governo di Silvio Berlusconi.

LA LODE DELLA COSTITUZIONE A SANREMO

L’evento che ho chiamato di varietà è naturalmente il festival canoro di Sanremo, che ha sempre invaso le prime pagine dei giornali e i palinsesti televisivi della Rai ma quest’anno, con la sorpresa della presenza del capo dello Stato, la prima volta nella storia della manifestazione, è diventata una specie di festa suppletiva della Repubblica e della sua Costituzione, cantata in sala da Roberto Benigni. Che ne ha esaltato la bellezza e quant’altro, peraltro nel 75.mo anniversario della sua nascita, incorrendo nella “cattiveria” di giornata del Fatto Quotidiano, corso a ricordare i giorni nei quali, nel non lontanissimo 2016, l’artista sostenne la riforma intestatasi con imprudente orgoglio da Matteo Renzi, bocciato nel referendum che avrebbe dovuto confermarla.

Il quirinalista principe, che rimane Marzio Breda del Corriere della Sera, per quanto bacchettato qualche tempo fa da una smentita infastidita del capo dello Stato per quanto aveva scritto del suo atteggiamento di fronte al nascente governo Meloni; il quirinalista principe, dicevo, ha scritto che la sorpresa della presenza del presidente della Repubblica a Sanremo, in galleria con la figlia, si deve alla scelta di “rilanciare una sua virtuosa pedagogia costituzionale”. Sino a fare, come si è già detto da qualche parte, una “istituzione” del festival della canzone.

Non a caso, del genere, qualcuno si era proposto, aveva tentato e via presumendo di portarvi almeno in collegamento anche il presidente ucraino Zelensky, fra un missile e l’altro che Putin scaglia addosso al suo popolo da quasi un anno. Poi il collegamento video è stato ridimensionato, almeno sino al momento in cui scrivo, ad una lettera che spero sarà letta da Amadeus col tono giusto di voce, senza papere, e assistito da una donna in tenuta più succinta di quella offerta ieri agli occhi di Mattarella e figlia.

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