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Clima Trump

Bank of China, Barclays, Jp Morgan e Ubs. Ecco le pagelle sulle banche poco ambientaliste

L'articolo di Giusy Caretto

Combattere i cambiamenti climatici, prevenirne i rischi e calcolare le conseguenze. In un mondo in cui aumentano le calamità naturali, con l’aumentare della temperatura, anche le banche devono fare la loro parte. Parola di Mark Carney governatore della Banca d’Inghilterra, che in una intervista ha chiesto alle banche di concentrasi maggiormente sui rischi dei climatici, stabilendo se le nuove politiche verdi potrebbero danneggiare l’affidabilità creditizia dei loro grandi clienti attivi nel settore energetico.

QUALCUNO CI PENSA GIA’

Qualche istituto finanziario, come riporta il Financial Times, starebbe già facendo la sua parte. Secondo un sondaggio della Banca d’Inghilterra sugli istituti di credito del Regno Unito ha rivelato che sette su dieci stavano trattando il cambiamento climatico come un rischio finanziario piuttosto che reputazionale.

Alcuni istituti “stanno esaminando specifici rischi relativi al clima nel loro portafoglio, come la loro esposizione a determinati bit del settore auto”, ha detto.

BANCHE CENTRALI COME CONTROLLORI

Non è compito delle Banche centrali, secondo Mark Carney, attuare politiche “verdi” ma è vero che hanno il dovere di assicurare che le istituzioni finanziarie si preparino a eventi meteorologici estremi e all’imposizione di nuove regole progettate per raggiungere gli obiettivi di riscaldamento globale.

“Le banche centrali non dovranno essere un sostituto per i governi nella politica di condotta”, ha affermato Carney.

LA TASK FORCE SUI RISCHI

In qualità di presidente del Consiglio internazionale per la stabilità finanziaria, ruolo che Carney ha ricoperto fino a novembre 2018, il governatore della Banca d’Inghilterra ha svolto un ruolo importante nella creazione della Task Force sull’informativa finanziaria rinnovata (TCFD), un gruppo che potesse aiutare le società a quantificare i rischi in modo che possano comunicarli agli investitori.

ALLINEARE PORTAFOGLI AD ACCORDO PARIGI

La maggior parte delle banche globali ha aderito alla Task Force sull’informativa finanziaria rinnovata, ma c’è chi ha fatto molto di più.

ING, BBVA, BNP Paribas, Société Générale e Standard Chartered, infatti, si sono impegnate ad “allineare progressivamente” il loro portafoglio di prestiti aziendali con gli obiettivi dell’accordo di Parigi (mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 2°C)

Ralph Hamers, amministratore delegato di ING, ha annunciato che la sua banca è impegnata con i suoi clienti che possiedono industrie inquinanti a ridurre le loro impronte di carbonio.

C’E’ CHI DEVE FARE DI PIU’

Ci sono istituti, però, che navigano in acque profonde: le banche della Cina sono pesantemente esposte ai prestiti di carbone delle società energetiche a carbone, è il caso di ICBC, CCB, Bank of China.

Anche Barclays, Jp Morgan e UBS dovrebbero impegnarsi di più su questo fronte.

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