PROF. BOCCONIANO SCULACCIA LA FED
"La Fed è oramai come la Pizia di Delfi: parla poco, e male. Va interpretata. È una strategia opportunistica, che aumenta il rischio di una stagflazione. Può piacere solo a chi scommette, come i mercati, o a chi la Fed condiziona, come la politica". (Donato Masciandaro, Bocconi)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 3, 2022
MORATTI MULTIPARTISAN
Quindi Letizia Moratti, già sindaco di Milano per il centrodestra e fino a ieri vicepresidente della giunta regionale nella Lombardia governata dal centrodestra, si candiderà alla presidenza della Lombardia per il centrosinistra? Nel caso, complimenti a tutti…
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 3, 2022
MATTARELLA ANTI RAVE
Decreto anti rave. "Al Quirinale non sono state messe a fuoco ragioni sufficienti per bocciare il provvedimento prima ancora che approdasse alle Camere". (Ugo Magri, La Stampa)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 3, 2022
SORPRESE GIORNALISTICHE
Vedo che nei talk e sui giornali i berlusconiani che erano quasi sputazzati per il peloso garantismo ora sono eretti e paladini dei diritti e delle libertà civili. E' il giornalismo, bellezza…
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 3, 2022
CONSIGLI NON RICHIESTI A FRATELLI D’ITALIA
Se c’è qualcuno che in Fratelli d’Italia si occupa di presenze tv, auspicherei – visto che non sono più all’opposizione – alcuni suggerimenti per i meloniani nei talk: argomentare e non inveire, spiegare e non sbuffare, essere precisi e non caciaroni, toni sobri e non esagitati.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 3, 2022
GIORNALISMO ANGLOSASSONE
"Stiamo entrando in uno stato di polizia? Stiamo forse tornando al codice Rocco? O peggio siamo di fronte a un’iniziativa dal sapore putiniano?": sono le asettiche domande della giornalista di Repubblica, Liana Milella, al magistrato Armando Spataro, nell'intervista sul decreto.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 3, 2022
NON SOLO RAVE
Rave party ko? Ok. Penso però che avrebbe più ragioni di necessità e urgenza un decreto che restringa tempi e modalità degli scioperi nei servizi pubblici essenziali, visto che quasi ogni venerdì ci sono astensioni nei trasporti pubblici. I poveri cittadini ringrazierebbero.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 2, 2022
QUISQUILIE & PINZILLACCHERE
Mi sfugge l’opportunità e l’utilità dei collegamenti esterni dai palazzi della politica durante i tg solo per leggere pastoncini o introduzioni a servizi successivi. Boh. Ma io so nulla di tv, quindi non so cogliere opportunità e utilità di questi collegamenti in diretta.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 2, 2022
SLURP & GNAM
"Quella gigantesca Nutella che mangiava Nanni Moretti è figlia di lavoro nei campi, di ricerca, di impegno sul prodotto e sul processo, di innovazione, di principi etici applicati alla logica d’impresa". (Walter Veltroni, Corriere della sera)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 3, 2022
LA MORTE DEL GIORNALISMO (spiegata bene)
"I lettori quando vengono sul sito e scelgono certi argomenti è come se ti dicessero cosa vogliono. Sono indicazioni su cui lavorare per produrre storie in linea con i loro gusti". (Maurizio Molinari, direttore del quotidiano Repubblica)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) October 30, 2022
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DECRETO ANTI RAVE, ESTRATTO DELL’ANALISI DEL COSTITUZIONALISTA FRANCESCO CLEMENTI SUL SOLE 24 ORE:
Da un delitto contro la proprietà privata ad un delitto contro l’incolumità pubblica. In sintesi è questo il cuore del nuovo art. 434-bis del Codice penale appena introdotto dal Governo. Naturalmente si tratta di una scelta che interroga non tanto sull’opportunità di questo provvedimento, perché si tratta di una valutazione che spetta alla politica, quanto se questa norma – che limita la nostra libertà e lo fa per decreto legge, dunque è direttamente applicabile – colga nel segno rispetto agli obiettivi. Quali? «Rafforzare il sistema di prevenzione e di contrasto del fenomeno dei grandi raduni musicali organizzati clandestinamente (c.d. rave party); […] meeting […] che si sono tenuti in aree di proprietà pubblica o privata invase illecitamente dai partecipanti». Nonostante gli intenti appaiano in sé condivisibili (almeno per chi scrive), la norma approvata dal Governo tuttavia è ambigua e sproporzionata, mostrandosi conseguentemente sbagliata.
È ambigua in quanto – per come è stata scritta – non consente di distinguere un “rave party” illegale da una qualsiasi festa di compleanno di bambini organizzata da genitori in un parco pubblico con oltre 50 inviatati, oppure da un rumoroso e nutrito gruppo di tifosi che, in piazza, festeggiano la vittoria della Nazionale. La confusa tipizzazione del reato produce quindi conseguenze gravi, perché determina un aumento della discrezionalità nelle decisioni che dovranno prendere i funzionari delle forze dell’ordine. Spetterà a questi infatti decidere quale raduno di oltre 50 persone, che occupa arbitrariamente terreni o edifici altrui, possa ritenersi pericoloso per la nostra sicurezza e l’incolumità pubblica. E questo nonostante l’art. 17 della Costituzione riconosca a tutti i cittadini il «diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi», permettendo riunioni «anche in luogo aperto al pubblico» senza preavviso, richiedendo il preavviso solo per quelle in luogo pubblico, che possono essere vietate «soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica». Dunque – al fondo – è una norma pericolosa perché tanto è incerta nella sua vaga definizione quanto è certa nel favorire forte discrezionalità nella sua applicazione, mettendo a rischio il pluralismo delle idee e dei comportamenti di tutti.
Poi è sproporzionata, non solo per l’entità della pena, ma anche perché adotta le misure previste dal Codice antimafia per gli indiziati. Con un duplice paradosso: da un lato punisce chi si riunisce in una piazza pacificamente e senza armi più di chi adesca, ad esempio, un minorenne; e dall’altro, aggrava la polizia di indagini costose e complesse, intasando i tribunali di cause tanto potenzialmente affollate quanto proceduralmente tortuose. Infine si fa davvero fatica a rintracciare quei requisiti di straordinaria necessità e urgenza che l’art. 77 Cost. richiede invero al Governo per adottare un decreto legge. Che si riveda allora la norma: che diritti e libertà chiedono equilibrio, buon senso e attenzione vera.