Pechino e Canberra sono di nuovo ai ferri corti dopo che la Cina l’ha accusata di “interferire violentemente” dopo che il governo australiano ha espresso preoccupazione per le recenti elezioni di Hong Kong.
L’Australia si è unita agli altri alleati Five Eyes – Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Nuova Zelanda – per suggerire che la democrazia era stata erosa nella regione amministrativa speciale di Hong Kong.
Un nuovo sistema di controllo per i candidati prima che potessero candidarsi alle elezioni “ha eliminato qualsiasi opposizione politica significativa”, hanno detto gli alleati in una dichiarazione congiunta rilasciata lunedì sera da tutti i ministri degli esteri. “Le azioni che minano i diritti, le libertà e l’alto grado di autonomia di Hong Kong stanno minacciando il nostro desiderio condiviso di vedere Hong Kong avere successo”, hanno affermato.
Due settimane fa Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia hanno promesso di boicottare le Olimpiadi invernali, che iniziano a febbraio a Pechino. Anche la Nuova Zelanda non invierà i suoi funzionari. Le nazioni stanno prendendo posizione sulle presunte violazioni dei diritti umani nello Xinjiang degli uiguri delle minoranze musulmane.
La Cina ha detto che le nazioni boicottatrici “pagheranno un prezzo” e un portavoce del ministero degli Esteri ha detto che “Stati Uniti, Regno Unito, Australia e Canada usano la piattaforma olimpica per la manipolazione politica”.
Tuttavia a parte le polemiche politiche, la Cina rimane per l’Australia il più grande partner commerciale :nel 2020-21, le esportazioni valevano 134 miliardi di dollari australiani (95,5 miliardi di dollari). Inoltre il ferro australiano va principalmente in Cina, così come una buona parte del suo GNL. Proprio per questa ragione
McGowan ha attaccato più volte il governo federale per la sua dura posizione sulla Cina, suggerendo che i diritti umani non sono una questione che deve essere oggetto dell’interesse politico mentre invece è centrale l’economia.
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