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Israele

Perché gli attacchi tra Israele e Iran finiranno qui

Israele ha dimostrato che può colpire sino a Isfahan, ossia nel cuore dell’Iran. Ma lo scambio di attacchi tra i due paesi può considerarsi concluso, almeno per ora. Conversazione di Marco Orioles con il giornalista italo-iraniano Ahmad Rafat.

Può considerarsi concluso, almeno per ora, lo scambio esplosivo tra Israele e Iran. Ne è convinto infatti un attento osservatore delle vicende del medio oriente come il giornalista italo-iraniano Ahmad Rafat, direttore dell’emittente basata a Londra Kayhan Life e storico collaboratore di testate e media come BBC World, Deutsche Welle, Voice of America, che in questa intervista a Start Magazine spiega perché entrambi i Paesi hanno raggiunto gli obiettivi prefissati che erano sostanzialmente di tipo interno. 

Che idea si è fatto dell’attacco di ieri? Che cosa ha rappresentato?

Secondo me è stato un avviso, nel senso che Israele ha fatto sapere all’Iran che se vuole può farle del male. E Tel Aviv poteva davvero fare molto male, ma ha scelto di non farlo mandando così un messaggio non solo agli iraniani ma anche agli alleati come gli Usa che ne temevano la reazione e l’avevano sconsigliata.

Un avvertimento insomma.

Sì, Israele ha dimostrato che può colpire sino a Isfahan, ossia nel cuore dell’Iran, proprio laddove si trovano i centri e i laboratori militari dove vengono portati avanti i programmi missilistici e quelli per i droni. A Isfahan peraltro non è concentrata solo l’industria militare iraniana, ma anche quella nucleare.

Ma colpendo Isfahan non si rischia di scatenare la temuta escalation?

Israele ha calcolato che colpendo in quel modo, senza provocare danni, l’Iran non avrebbe reagito. E infatti Teheran ha già fatto sapere che non ci saranno rappresaglie. Del resto gli iraniani hanno subito minimizzato quanto accaduto o addirittura negato il coinvolgimento di Israele. C’è anche chi ha ridicolizzato Tel Aviv, sostenendo che non è in grado di fare del male alla Repubblica Islamica.

Insomma gli ayatollah si sfogheranno con la propaganda ma non faranno altro.

Questo era proprio il calcolo di Israele. D’altra parte gli attacchi che sono succeduti tra lo Stato ebraico e l’Iran erano soprattutto ad uso interno, e infatti ora in Iran la macchina della propaganda funziona a pieno regime: la versione che sta circolando nei media iraniani è che Israele ha paura dell’Iran e proprio per questo rinuncia ad attaccarlo seriamente.

Ci fa un esempio di questa propaganda?

Un comandante dell’esercito ha appena dichiarato in televisione che se Israele, anzi il regime sionista come lo chiamano loro, osa fare un passo in più di quanto ha fatto sarà annichilito.

Ad ogni modo secondo lei questo botta e risposta esaurisce il contenzioso?

Secondo me sì, in quanto ambedue i Paesi hanno soddisfatto le loro esigenze interne: Israele aveva promesso che l’attacco di sabato scorso non sarebbe rimasto impunito e ha mantenuto la parola. Dal canto suo l’Iran ha colpito duramente Israele e non ha perso quindi la faccia con i suoi alleati nella regione.

Tuttavia con il duplice attacco reciproco si è passata una linea rossa: se Iran e Israele erano nemici giurati da tempo, non si erano mai attaccati direttamente, Cosa cambia adesso?

Ha purtroppo ragione, si è oltrepassata una linea rossa e temo quindi che ci saranno altri sviluppi anche se, come spiegavo prima, non nell’immediato. Diciamo che ognuno aspetterà la prossima mossa dell’altro.

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