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Artico, cosa fanno Cina, Russia, Stati Uniti e Regno Unito

Tutte le ultime novità sull'Artico. Il punto di Giuseppe Gagliano

 

Più volte si è sottolineato come la storia delle relazioni fra Stati sia anche un permanente conflitto per il potere. La regione artica rappresenta in questo senso un esempio molto chiaro sul quale abbiamo già avuto modo di scrivere.

Ebbene, con l’uscita dall’Unione europea da parte dell’Inghilterra, era ovvio che Londra rivolgesse la sua attenzione anche alla regione artica allo scopo di consolidare la sua presenza in questa regione ma soprattutto di competere con quella cinese e con quella russa in funzione di contenimento.

Non si deve infatti dimenticare non solo che il Regno Unito è un membro del Consiglio artico insieme alla Francia, la Germania, l’Italia, i Paesi Bassi, la Polonia, la Spagna e la Svizzera, la Cina, il Giappone, l’India, la Corea del Sud e Singapore ma anche il fatto che la Raf in ambito Nato compie operazioni di pattugliamento sull’Islanda.

Non deve dunque destare alcuna sorpresa che il ministero della Difesa inglese abbia deciso di stanziare 16 miliardi di sterline grazie alle quali rafforzerà la presenza della Royal Navy con lo scopo di consolidare il suo ruolo di deterrenza soprattutto nel Mare di Norvegia e nel Mare del Nord.

Al di là delle pur importanti questioni ambientali anche la regione artica è oramai parte integrante della competizione globale come affermato, con la consueta chiarezza da Mike Pompeo proprio durante il vertice del 2019 del Consiglio Artico, facendo riferimento alla sinergia militare ed economica tra Cina e Russia (non a caso il 30% degli investimenti nel progetto Jamal Lng, un impianto di gas russo basato nel Mar Glaciale Artico è cinese ma anche il coinvolgimento francese della Total proprio in funzione di contenimento della egemonia americana ha la sua rilevanza).

Da un lato il Dragone intende porre in essere una via della Seta polare che gli consentirebbe, attraverso le rompighiaccio Xuelong e Xuelong 2, di incrementare il suo commercio verso l’Europa e il Nord America dall’altro lato — anche attraverso l’ambasciata in Islanda — di sfruttare i giacimenti minerari e l’energia geotermica islandese.

Proprio a causa delle ambizioni economiche cinesi nella regione artica la Danimarca sta investendo ingenti risorse nella Groenlandia e gli Stati Uniti dall’altra parte hanno posto in essere in Alaska F-22 e F-35 a scopo di deterrenza e pattugliamento.

Ancora una volta l’Inghilterra, allo scopo di tutelare i propri interessi economici dovrà essere in grado di mantenere ottimi rapporti bilaterali sia con la Cina che con gli Stati Uniti.

Tuttavia da un punto di vista strettamente strategico non c’è dubbio che la Russia abbia una presenza militare molto significativa e quindi per questa ragione di gran lunga più minacciosa per gli Stati Uniti nella regione artica. Con 50 rompighiaccio, la Russia rappresenta infatti un vero e proprio paese egemone nella regione artica unitamente alla presenza di infrastrutture di spionaggio elettronico ed è una presenza certamente anche volta a limitare l’egemonia della Nato soprattutto nel Mar di Barents e nel Mare di Norvegia.

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