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Azerbaigian

Cosa sta succedendo davvero tra Armenia e Azerbaigian?

L'Armenia ha accusato l'Azerbaigian (da cui l'Italia compra gas) di aver lanciato colpi di artiglieria nella zona di confine; 49 soldati armeni sono morti. Ecco fatti, dichiarazioni e analisi. L'articolo di Marco Orioles

 

Si riaccende la tensione tra Armenia e Azerbaigian, con scontri a fuoco al confine, parecchi morti da entrambe le parti e un cessate il fuoco mediato dal Cremlino che ha già dimostrato in queste ore di non reggere.

– Leggi anche: Energia, cosa comprerà l’Italia dall’Azerbaigian

Le ostilità

Con un comunicato emesso martedì mattina il Ministero della Difesa armeno ha reso noto che nella notte le forze armate azere hanno lanciato colpi di artiglieria nella zona di confine. L’attacco, secondo il Ministero, è stato condotto con droni e artiglieria di grosso calibro che hanno colpito le città frontaliere di Goris, Sotk, e Jermuk. A seguito dell’offensiva 49 soldati armeni avrebbero perso la vita.

Il Ministero della Difesa azero replicava accusando le forze armate armene di avere attaccato in direzione del villaggio di Novoivanovka nella regione di Gadabay e dell’insediamento di Husulu nella regione di Lachin.

All’accusa di avere iniziato le ostilità, l’Azerbaigian ribatteva che erano stati gli armeni a muovere per primi uomini e armi nella zona di confine.

Lo stesso Ministero della Difesa azero nel suo comunicato ammetteva di aver condotto degli attacchi, sottolineando però come fossero di “piccola scala” e “finalizzati a tutelare la sicurezza dei confini dell’Azerbaigian”.

Nel corso della giornata il Ministero della Difesa armeno evidenziava come “un fuoco intenso sta continuando, iniziato come risultato della provocazione su larga scala della parte azera. Le forze armate armene hanno reagito in modo proporzionato”.

Come risultato, ha continuato il Ministero con parole riportate da Reuters, “diverse posizioni, rifugi e punti fortificati dell’esercito azero sono stati colpiti con armi di vario calibro da unità dell’esercito armeno”.

Le accuse dell’Armenia

Intervenendo in Parlamento, il Primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha accusato l’Azerbaigian di attaccare le città armene perché si rifiuta di negoziare sullo status del Nagorno-Karabakh, l’enclave armena in territorio azero per il controllo della quale i due Paesi hanno combattuto tre guerre, l’ultima delle quali appena due anni fa.

Nel suo discorso il premier ha anche sottolineato come “l’intensità delle ostilità è diminuita anche se continuano gli attacchi dell’Azerbaigian su uno o due fronti”. Pashinyan ha poi preso il telefono e, come riporta Reuters, ha chiamato il Presidente russo Putin, quello francese Macron e il Segretario di Stato Usa Antony Blinken.

Nel ribadire che l’integrità territoriale dell’Armenia merita “rigoroso rispetto”, la segreteria di Macron faceva sapere che il Presidente avrebbe chiesto al Consiglio di Sicurezza Onu, di cui attualmente la Francia detiene la presidenza di turno, di discutere del conflitto.

Le parole di Blinken

Nel suo colloquio col Segretario di Stato Usa Pashinyan ha chiesto una “adeguata reazione” della comunità internazionale in risposta a quella che il Primo ministro ha definito “l’aggressione lanciata dall’Azerbaigian contro il territorio sovrano dell’Armenia”,

Chiedendo “l’immediata cessazione delle ostilità”, Blinken ha dichiarato che gli Usa sono “profondamente preoccupati circa i resoconti di attacchi lungo il confine tra Armenia e Azerbaigian, inclusi assalti contro insediamenti e infrastrutture civili all’interno dell’Armenia”.

“Come abbiamo chiarito già da tempo”, ha proseguito Blinken, “non può esserci una soluzione militare al conflitto. Sollecitiamo un’immediata fine delle ostilità militari”.

Il cessate il fuoco mediato dalla Russia

Anche a seguito dei contatti con Pashinyan, la Russia ha comunicato di aver raggiunto un accordo tra le parti per un cessate il fuoco.

Come recita una dichiarazione del Ministero degli Esteri russo riportata dalla Cnn, Mosca “chiede alle parti di astenersi da un’ulteriore escalation, di esercitare moderazione e di osservare strettamente il cessate il fuoco”.

“Siamo in stretto contatto con Baku e Yerevan”, prosegue la dichiarazione del Ministero. “Ci aspettiamo che l’accordo raggiunto come risultato della mediazione russa per un cessate il fuoco che inizia alle ore 9 del 13 settembre sia rispettato pienamente”.

Ma i media locali in Azerbaigian riferivano nello stesso  momento come il cessate il fuoco fosse stato già violato.

Cosa è successo veramente? L’analisi dell’Ispi

Ma perché questo repentino riaccendersi delle ostilità tra Armenia e Azerbaigian? A questa domanda l’Ispi ha risposto con un approfondimento nel quale si sostiene che “l’Azerbaigian potrebbe aver cercato di cogliere un’opportunità mentre l’alleato chiave dell’Armenia, la Russia, è distratta dalla travagliata campagna in Ucraina”.

“Nelle ore in cui ieri si è diffusa la notizia che Yerevan aveva cercato il sostegno di Mosca”, prosegue l’Ispi, “si è ipotizzato che la Russia potesse improvvisamente trovarsi coinvolta su un altro fronte oltre a quello ucraino. È un fatto, osserva Laurence Broers su Twitter, che questa escalation si verifichi mentre il Cremlino è ‘alle prese con il crollo del fronte di Kharkiv, e l’azione offensiva contro Yerevan può avvalersi dell’ondata di avversione globale contro la Russia di cui l’Armenia è formalmente alleata’. Nel mentre, Baku gode di una posizione di forza senza precedenti: la Russia fa affidamento sulle rotte di transito attraverso il paese per connettersi con l’Iran e l’Asia e sfuggire al crescente isolamento, mentre anche l’Europa – alla ricerca di nuovi partner energetici e alternative al gas russo – è diventata molto dipendente dall’Azerbaigian”.

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