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Arnese

Arcuri non conosce i motivi dei tagli di Pfizer e non sa se sono stati fatti in maniera equa fra gli Stati, scrive Repubblica

Fatti, nomi, numeri, curiosità e polemiche. I tweet di Michele Arnese, direttore di Start, non solo su Arcuri e Pfizer

 

CERTEZZE

 

CONTE GIRERA’ CASA PER CASA

 

PAROLA DI BETTINI

 

SCENETTE

 

L’AMICO DELL’AMICO

DUBBI VIRALI

 

I TAGLI DI PFIZER

 

ARCURI NON SA

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ESTRATTO DELL’ARTICOLO DI REPUBBLICA SU PFIZER E ARCURI (qui l’articolo integrale):

La lettera di Pfizer arriva venerdì e coglie di sorpresa tutti. Sia a Bruxelles, sia a Roma. A lasciare basiti sono le motivazioni addotte. “Il ritardo – dicono – serve per adeguare l’impianto belga di Puurs (che sforna le fiale destinate all’Europa, ndr). Dovrà essere adeguato a un ritmo produttivo superiore. Questo ci permetterà di aumentare le consegne nel secondo semestre dell’anno”.

Quando Arcuri legge va su tutte le furie. “Lavoro con le grandi aziende da 30 anni, non mi si può prendere in giro in questa maniera. Ci stanno dicendo che una multinazionale il venerdì decide di ristrutturare un impianto e il lunedì si accorge di non avere abbastanza scorte in magazzino. Se purtroppo le conseguenze non fossero così tragiche, tutto questo sarebbe esilarante”. Le conseguenze tragiche si condensano nel rischio che la campagna venga stravolta. Ad oggi l’Italia ha vaccinato più di un milione di persone, quasi tutte con le dosi Pfizer. Per ottenere la patente di immunità è necessario che dopo tre settimane si sottopongano al secondo inoculo. Se Pfizer non consegna, il richiamo salta.

Ricevuta la notizia via mail Arcuri, prima ancora che le regioni si accorgano di quanto sta accadendo, risponde minacciando cause legali. Viene contattata l’Avvocatura di Stato. A sera la casa farmaceutica americana consegna alle agenzie un comunicato, nel tentativo di spegnere l’incendio delle polemiche divampato non solo in Italia ma anche in Norvegia, in Svezia, in Danimarca e nei Paesi baltici. “È vero – dicono – che l’Italia riceverà il 18 gennaio un carico con il 29 per cento in meno delle 570mila dosi pattuite ma – giurano – la regolare distribuzione riprenderà nell’Ue a partire dalla settimana del 25 gennaio, con un aumento delle consegne dalla settimana del 15 febbraio”.

Si arriva a ieri. Poco dopo l’alba dalla cabina di regia del governo convocano i delegati delle Regioni per fare il punto. Nonostante il taglio, la maggior parte riusciranno a garantire i richiami, anche perché tra le indicazioni c’era quella di tenerne un 30 per cento di scorta. Arcuri parla con i governatori chiedendo loro, d’accordo con il ministero della Salute, “uno sforzo di solidarietà nazionale per pareggiare la situazione”. Se dovesse servire – i dettagli si decideranno tra oggi e domani – i vaccini potrebbero essere redistribuiti tra i centri di somministrazione per coprire eventuali mancanze. Ma il problema resta.

Arcuri non si fida di Pfizer. Da quando hanno cominciato a inviare i loro camion in Italia hanno già toppato tre volte, con ritardi e quantitativi inferiori all’annunciato. E il commissario ritiene la storia della ristrutturazione della fabbrica di Puurs una farsa. C’è chi teme – ma non ci sono prove per esserne certi – che il colosso americano della farmaceutica abbia rivisto il piano delle vendite seguendo una logica di mercato e privilegiando i miglior offerenti. Non è sfuggito infatti che nelle scorse ore gli Emirati, Dubai e i Paesi del Golfo abbiano annunciato un boom di arrivi di fiale Pfizer. Gli Emirati ne hanno talmente tante che ne hanno donate una parte al Sudan. “Il mercato a cui noi tutti crediamo – osserva Arcuri – se ha un limite è quello di non calpestare mai la salute dei cittadini”.

Arcuri non conosce i reali motivi del taglio e non sa se sono stati fatti in maniera equa: Norvegia, Olanda, Germania e Danimarca sembrano aver subito diminuzioni inferiori rispetto all’Italia. Il taglio per la Norvegia è stato del 17 per cento, ad esempio. Per questo non si tranquillizza quando Pfizer lo chiama e lo rassicura sulla consegna di fine mese. Anche perché nella mail di venerdì c’è scritto altro: “Non appena avremo evidenza sulle dosi nelle settimane successive, informeremo immediatamente la struttura commissariale”. Ufficialmente, quindi, Pfizer non indica una data. Arcuri, sempre via mail, ieri risponde: “Non è immaginabile una sospensione o un ritardo nella somministrazione della seconda dose del vaccino”.

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