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Berlusconi

Perché non sono uno scandalo gli applausi a Draghi in conferenza stampa

Il corsivo di Paola Sacchi

 

Un applauso breve, di cortesia natalizia, a quanto si capisce dal video, nei confronti del premier Mario Draghi è diventato motivo di gogna social per i giornalisti.

La sottoscritta, giornalista politico parlamentare, ex inviato speciale nominato a 36 anni, un piccolo curriculum anche di interviste con domande non proprio comodissime a qualche statista o leader politico a tutto tondo che ha segnato importanti fasi della politica, è stata letteralmente coperta da una pioggia di insulti su Twitter.

E questo solo per aver risposto in modo civile e argomentato, nei limiti dei caratteri di Twitter, a un tweet di critica molto dura per quell’applauso, assolutamente legittima e senza eccessi verbali, dell’onorevole Marco Campomenosi, europarlamentare della Lega.

Il sito “Scenari Economici” mi ha accusata molto carinamente di doppio lecchinaggio, senza aver alzato “le auguste terga”, poiché non ero presente, in quanto ho scritto che avrei applaudito anche io Draghi insieme con il coraggio dimostrato dalla Lega (partito dell’eurodeputato) entrando in quello che è un governo di emergenza nazionale e non, come si sa, un esecutivo tecnico. E giù offese à go-gò di altri naviganti per aver espresso un concetto politico, ovvero che non serve sempre e solo protestare al centrodestra.

Ma, qui lo posso scrivere più estesamente, serve oltre alla critica e alla protesta costruire per farsi vera classe dirigente alternativa di questo Paese. Quella classe dirigente di centrodestra che peraltro nel Paese reale, e non in certa bolla virtuale media-social, è già incarnata da quegli amministratori della netta maggioranza delle Regioni e in migliaia e migliaia di Comuni, che ogni giorno sono chiamati a scelte dure, difficili, tanto più in tempi di pandemia. Sono decine di giunte, dove in molti casi la Lega è traino della coalizione.

Ma alcuni navigatori sembrano avere una visione della realtà un po’ sdoppiata, se da un lato magari saranno stati elettori di quelle amministrazioni, hanno forti riserve, mugugni, reazioni molto aspre nei confronti della partecipazione di Lega e Forza Italia all’esecutivo di emergenza nazionale. Che per questo scopo è nato e non quindi di unità nazionale. È nato allo scopo della ricostruzione di un Paese travolto dalla pandemia e dal conseguente acuirsi della crisi economica.

Il malcontento social che a volte degenera in gratuite aggressioni verbali non è per fortuna rappresentativo del Paese reale che sgobba e cerca di rialzarsi. E la gogna per i giornalisti, in blocco, come categoria, sembra diventata lo strumento spesso per dar sfogo a critiche politiche o frustrazioni di ogni genere.

Si sentono tutti giornalisti sui social e spesso in tv. Tutti sanno come si esercita quella che invece è una precisa professione, per molti missione, passione di vita che, senza retorica, ha purtroppo registrato anche i suoi morti da Siani a Cutuli. E quindi, visto che purtroppo, e questo è un limite della politica da 30 anni con eccezioni come la Lega rimasta forza territoriale, poiché i luoghi di dibattito non sono molti, perché non sono molte le sedi di partito sul territorio, non si trova niente di meglio che aggredire, insultare mettere alla gogna i giornalisti come capro espiatorio.

Senza peraltro, con scarso coraggio, tener conto mai dei più forti, ovvero gli editori. In un corto circuito talk-social dove il più bravo è quello che urla di più, dove la domanda scomoda diventa non quella di sostanza ma la battuta a effetto del momento.

I giornalisti certamente possono sbagliare, come tutte le categorie, il cosiddetto mainstream dominato da sempre dalla sinistra (ma il centrodestra si chieda anche il perché se vuole invertire la tendenza) non aiuta a capire cosa accade nella realtà vera, talk egocentrati su esibizioni personali hanno sostituito le inchieste vere sul territorio.

E la gogna per un applauso di cortesia natalizio è parte di un dibattito ormai da maionese impazzita. Fatta di tuttologismo, dove giornalisti e opinionisti si atteggiano a medici e scienziati e i virologi tra un po’ anche loro si occuperanno di Quirinale.

Buon Natale.

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