Una notizia che lascia attoniti: Antonio Catricalà si è tolto la vita! Ma come, lui così risoluto, così sereno, così impegnato!
Laureato con lode a 22 anni nell’università La Sapienza di Roma, assegnista universitario per merito, vincitore a 24 anni del concorso in magistratura, poi di quello ad avvocato dello Stato e di quello, severissimo, al Consiglio di Stato. Il primo a parlarmi di questo giovane brillante di Catanzaro fu il presidente Annibale Marini: un giovane leone calabrese!
Nel 1981 il ministro Antonio Ruberti, già rettore della Sapienza, lo volle come capo di Gabinetto al neonato Ministero dell’Università; e già questo lascia intendere di quale stima godesse nel mondo universitario. Catricalà non deluse le aspettative: pur essendo il suo primo incarico di alta amministrazione, dimostrò maturità, senso delle istituzioni, pragmatismo.
Ebbe poi vari altri incarichi del genere, anche come sottosegretario alla presidenza del Consiglio e come viceministro allo Sviluppo economico. Ma il più impegnativo, per mia personale esperienza, fu quello di segretario generale alla presidenza del Consiglio: uno dei posti dove si lavora di più, e spesso freneticamente, per far fronte a questioni nevralgiche e incalzanti. Catricalà si adoperava con prontezza senza che mai il sorriso abbandonasse le sue labbra.
Tra un incarico e l’altro ritrovai Catricalà al Consiglio di Stato, nella mia Sezione. E lì furono l’acutezza della sua intelligenza giuridica e il suo equilibrio di giudizio che vennero in evidenza.
Nel 2005 Catricalà venne nominato presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust) mentre io, in parallelo, venivo nominato presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom). Due Autorità con competenze in parte sovrapponibili che avrebbero potuto creare problemi ma che, grazie all’ottimo rapporto intercorrente tra i due presidenti, lavorarono con armoniosa sinergia.
Con Catricalà all’Antitrust si aprì una stagione nuova nella quale le imprese ebbero l’impressione di essere attentamente ascoltate quando prospettavano le loro ragioni. Non pochi procedimenti vennero chiusi satisfattivamente con l’accettazione di impegni da parte delle imprese, anziché con l’irrogazione di sanzioni.
Importante fu l’avvicinamento dello Stato ai cittadini realizzato con l’intensificazione e la codificazione della tutela dei consumatori contro tutte le pratiche abusive poste in essere nei loro confronti.
Nel 2014 Catricalà viene candidato alla carica di Giudice costituzionale, ma la maggioranza si spacca sul suo nome; forse si era messo troppo in vista!
E’ un momento di svolta nel cursus di Catricalà. Si dimette da presidente di Sezione del Consiglio di Stato e si dedica alla professione di avvocato e all’insegnamento universitario. Viene nel frattempo nominato presidente di Adr (Aeroporti di Roma); una società che in questi ultimi anni, invertendo la precedente tendenza, ottiene il riconoscimento come una delle migliori gestioni di aeroporti in Europa.
Riflessivo quando e quanto occorreva, Antonio Catricalà era di grande prontezza decisionale. Un instant manager, come Andrea Monorchio e pochi altri.