Egregio direttore,
la mia attività sui social si limita allo stretto essenziale: informarsi, acquisire posizioni e dichiarazioni, aggiornarsi in tempo reale.
In questa mia ordinaria routine mi sono imbattuto, rilanciandolo, in un tweet che mi ha lasciato perplesso e non solo perché partito dal profilo di un illustre collega e opinionista in capo come Massimo Giannini.
Una causa giusta, contaminata dal virus antisemita. Vergogna. pic.twitter.com/ib77m6Sx6i
— Massimo Giannini (@MassimGiannini) September 29, 2024
Quel breve testo mi ha colpito perché il nostro, nel denunciare gli ormai famigerati cartelli antisemiti apparsi alla manifestazione pro Palestina di Milano in cui si etichettava la senatrice a vita Liliana Segre come “agente sionista”, liquidava il tutto con il ricorso al classico mantra assolutorio dei compagni che sbagliano.
“Una causa giusta, contaminata dal virus antisemita. Vergogna”, ha scritto testualmente Giannini ritwittando la foto dell’ignobile cartello col volto marchiato del simbolo vivente dell’ebraismo italiano.
Si dissocia dunque – bene, bravo – dal delirio dei Carc, gli extraparlamentari marxisti-leninisti artefici della losca iniziativa che ha attirato l’attenzione della stampa italiana provocando il giusto sdegno non solo del Giannini per fortuna.
Ma oltre alla presa di distanza, il valente editorialista ha pensato bene di ribadire che no, a parte i nazistelli quella manifestazione era legittima come i nobili ideali che vi si sbandieravano.
Davvero nobili, direttore? Davvero una causa giusta? Mi chiedo se il Giannini sia stato informato della presenza a Milano di bandiere di Hezbollah e di un noto agitatore come Rubio che ha evocato la memoria del “fratello Nasrallah” appena perito sotto le bombe israeliane chiedendo per lui un minuto di silenzio.
Anche quella di Nasrallah era una causa giusta? Si dirà: le solite frange estreme, da non confondere col mainstream gianniniano, favorevole ai due Stati e non certo alla distruzione di Israele.
Mi chiedo sommessamente però, egregio direttore, come i miasmi della fogna antisemita si siano accasati in mezzo a masse di manifestanti che si presume immuni dal virus antigiudaico. Una strana e sospetta coesistenza, che fa pensare a nemmeno troppo oscure complicità in materia di opinioni incendiarie.
Già, perché in quest’epoca in cui chiamare assassino il premier Netanyahu fa premio e in cui denunciare il genocidio dei nazisti di Gerusalemme è il minimo sindacale per essere accolti nelle cerchie giuste, mi sembra come dire ovvio che qualche esaltato si senta autorizzato, in cerca di approvazione, dallo sfoggiare il peggior repertorio di Goebbels.
D’altra parte, è pur sempre italiano il giornale che qualche giorno fa pubblicava la vignetta di Netanyahu “ebreo ab-errante”. Non stiamo parlando di un ciclostilato o di un samizdat ma di un giornale dalla notevole tiratura sempre richiamato nelle rassegne stampa tv come le sue grandi firme da tempo presenza fissa e ineludibile dei talk.
I pozzi, caro direttore, sono stati avvelenati da tempo. Qualcuno ora protegga i presunti agenti sionisti dal delirio fanatico delle folle goebbelsiane.
Marco Orioles