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Cop26 Turismo

Anche il Turismo è meteoropatico!

Il post di Gianandrea Abbascià per il blog "Economia del gusto"

Alcuni giorni fa mi sono soffermato su un’osservazione che mi ha fatto riflettere non poco. È un tema che da alcuni mesi ormai è al centro dell’attenzione internazionale, che ha mosso l’opinione pubblica e che è spesso presente nelle agende dei potenti della terra: i cambiamenti climatici. L’osservazione su cui mi sono soffermato nello specifico era sulla poca neve presente in una certa località sciistica, di quanto la riduzione di quantità si sia notata via via negli anni e, di pari, quanto si rilevassero temperature decisamente fuori stagione. Questo certamente sta avendo un impatto importante sul sistema turismo se si pensa, ad esempio, che moltissime località basano la loro economia sul funzionamento degli impianti sciistici con il correlato indotto: strutture ricettive di vario tipo, trasporti, eventi mirati, posti di lavoro; ne consegue quindi una riduzione di capacità di spesa, gettito, per farla breve! Il punto è che questi cambiamenti climatici stanno rimettendo in discussione l’intera filiera organizzativa, ma non solo. Anche il turista ormai si muove con dinamiche differenti cercando di prevedere che tipo di clima potrà trovare in un certo periodo dell’anno, anche se il trend è ormai sempre più altalenante. Mete marittime che in estate si trovano ad affrontare improvvise piogge e basse temperature, piuttosto che, come poc’anzi anticipato, siti di montagna che in inverno si ritrovano temperature primaverili se non addirittura estive.

Allora richiamo l’attenzione su questa frase: “i cambiamenti climatici non conoscono confini. A loro non importa che tu sia ricco, povero, grande o piccolo. Sono queste le sfide che definiamo ‘globali’, che pertanto necessitano di solidarietà unanime”, ricorda Ban Ki-moon, già segretario delle Nazioni Unite; “il cambiamento climatico è la più importante, ed inascoltata, sfida globale del millennio”.

C’è anche chi sostiene che la sostenibilità non si fa con le intenzioni, ma con scelte concrete e che per farlo è necessario ridurre le emissioni globali causate dal turismo, e che ciò è un dovere per tutti. Leggo però che per farlo “basterebbe scegliere mete vicine, utilizzare il treno e scegliere strutture a bassi consumi ed emissioni globali di anidride carbonica”. Se sono certamente d’accordo sulla possibilità di utilizzare mezzi di trasposto a basso impatto, dove possibile chiaramente, per poter provare a contenere il problema, o magari scegliere strutture a basso impatto (qui è doverosa una riflessione), bisognerebbe invece analizzare in modo decisamente più approfondito il concetto della scelta di mete vicine; un turismo “fatto solo di mete vicine” snaturerebbe il concetto di turismo e delle sue potenzialità. Il Turismo oltre che svago e divertimento è anche cultura. Un Turismo di prossimità consentirebbe di “conoscere il mio vicino” senza possibilità di conoscere il mondo e le bellezze artistiche che la natura offre, senza un confronto tra culture, senza poter aprire all’import/export, frutto certamente di conoscenza.

È indubbio che se i cambiamenti climatici stanno mettendo in discussione, in primis, la nostra salute, il tema ambientale abbraccia anche diverse “anime” tra cui proprio il turismo. È quindi doveroso poter riaggiornare su cosa poter fare certamente per il nostro futuro, ma anche come rimodulare le strategie operative e le scelte strategiche che a cascata impattano sul sistema turismo.

Care e Cari, anche per questa settimana, con questi spunti di riflessione, vi saluto e vi attendo sabato prossimo!

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