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Salvini

Tutte le divisioni a destra e a sinistra sulle amministrative (e non solo)

Elezioni amministrative: fatti, nomi, approfondimenti e scenari. La nota di Paola Sacchi

 

Amministrative con il centrodestra che parla linguaggi diversi, anche sui referendum della giustizia, sui quali non è impegnato alla stessa maniera; dall’altro lato con il centrosinistra alle prese ancora oggi con l’incubo della “foto di Narni” che non portò fortuna nel 2019 all’alleanza giallo-rossa. E che, al di là della disfatta alle Regionali in Umbria, sta ancora lì con l’immagine dei leader (Zingaretti, al posto di Letta, Conte al centro e Di Maio) a simboleggiare su scala nazionale le difficoltà del “campo largo” della sinistra. E questa è la prima significativa svolta dopo “la foto di Narni” che il Pd tornerà seppur in non molte realtà a un’alleanza organica con i Cinque Stelle. Ma anche il centrodestra ha i suoi problemi. Anche se un’eventuale vittoria, come prevedono molti sondaggi, a Palermo e a Genova potrebbe aiutare molto la coalizione. Che andrà divisa solo in cinque Comuni. Ma non sono di poco conto, tra questi Catanzaro, Verona, Viterbo.

Il centrodestra non è accomunato neppure dalla stessa intensità nella battaglia per i referendum sulla giustizia. La Lega, che ne è promotrice con i Radicali, è in prima linea per cinque Sì, per i quali ci sono stati appelli anche di Silvio Berlusconi con Forza Italia, Fratelli d’Italia è per tre Sì, ma la sua campagna per i referendum finora è stata molto meno visibile di quella della Lega innanzitutto. Il partito di Via Bellerio anche con lo sciopero della fame di una sua figura storica come Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato, sta denunciando nel tour di Matteo Salvini da Nord a Sud il “bavaglio” messo alla consultazione. Salvini ha lanciato per questo un appello a Draghi e Mattarella. E nel corso dei tanti comizi ha puntato l’indice “su una sinistra che usa i tribunali contro gli avversari politici”. Appelli contro “l’uso politico della giustizia” anche da Berlusconi. Giorgia Meloni, intervistata da “La Verità ” di ieri , assicura che FdI farà campagna per tre Sì, ma il responsabile ligure Edoardo Rixi, pezzo da novanta della Lega, in un tweet attacca il “mancato sostegno di alleati e non, che preferiscono chiudere gli occhi”. Chiosa polemico: “Ma a qualcuno il sistema Palamara va bene?”. Se mancherà, come sembra prevedibile, il quorum, non si preannuncia un dibattito indolore. Quello che però sembra dividere il centrodestra, scosso da una lotta di leadership, è soprattutto l’approccio alle Politiche del 2023. Meloni, data in vantaggio da tutti i sondaggi, ribadisce che il candidato premier sarà, “secondo la regola”, il leader del partito della coalizione che avrà preso più voti. E ora sotto i riflettori è l’eventuale sorpasso di FdI sulla Lega nei Comuni del Nord al voto. Berlusconi ha ribadito che “Forza Italia, centro europeista, atlantico, cristiano e garantista, è la spina dorsale di una coalizione unita, nelle sue diversità”. Salvini anche ieri sera in tv, a “Quarta Repubblica”, ha lanciato un monito a FdI: “Si andrà divisi solo in pochi Comuni, dove purtroppo FdI ha scelto di dividere la coalizione. Ma io conto che il centrodestra andrà compatto alle Politiche del 2023”, in nome di una visione complessiva comune. Basteranno, se ci saranno, le vittorie pur molto importanti di Palermo e Genova a far ripartire la coalizione divisa tra centrodestra di governo e destra di opposizione? Per quello che riguarda il centrosinistra, le difficoltà del campo “largo” , che però sembra sempre più ristretto, sono sotto i riflettori, nonostante il trattamento mediatico molto più favorevole rispetto a quello riservato al centrodestra. Basterà l’ “atlantismo” di Letta a coprire le crepe di un’alleanza battezzata dalla “foto di Narni “?

E soprattutto sarà il cosiddetto “bipolarismo atlantico” (Letta-Meloni) – con variazioni sul tema, smentite seccamente dalla presidente di FdI e dal leader del Pd – contrapposto dai media mainstream a una sorta di bad company “populista, filo-putiniana ” e quant’altro, con un trio che accomunerebbe Salvini-Berlusconi-Conte, la chiave del riassetto politico? Le differenze tra Berlusconi e Conte richiamano molto l’Atlantico, nel senso dell’oceano. Ma anche quelle tra Conte e Salvini non sembrano da meno. A partire da termovalorizzatori, nucleare, tasse e quant’altro. La Lega staccò la spina al primo governo dell’attuale leader pentastellato sulla Tav. Ieri sera Salvini è stato tranchant: “Piccola intesa con Conte? Meno che zero. Visioni del mondo opposte”. Parole molto dure del leader leghista anche sul reddito di cittadinanza cui contrappone “flat tax e rottamazione delle cartelle fiscali”, no anche al salario minimo, “preferisco le tasse minime”.

La crisi del governo Draghi è altamente improbabile. Ma non potrà essere solo la guerra di Putin all’Ucraina e la “narrazione” a base di tasso di atlantismo a far ritrovare la quadra a un assetto politico non poco scompaginato, frantumato su temi di politica interna dirimenti, a cominciare da quelli connessi alla crisi economica, seppur di netta derivazione da quella internazionale. Mentre le chance per un ritorno al proporzionale sembrano scarse, con delusione di un Pd che tenta di sganciarsi dalla morsa pentastellata, per tentare di essere ancora perno del sistema. Ma il centrodestra, nonostante tutto, è sempre in testa ai sondaggi.

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