Non suscitano grande entusiasmo le vicende americane di questi ultimi anni. Ma probabilmente ciò dipende dal modo in cui le raccontano giornali e televisioni. E nell’immaginario collettivo tutto rischia di ridursi a pochi e deprimenti stereotipi. Come due leader che sembrano più adatti a villa arzilla anziché alla Casa Bianca. O come un paese ormai sconvolto dalle violenze tra poliziotti brutali e rivoltosi che assaltano il Campidoglio. Ma l’America di oggi non è così o almeno non è soltanto questo. E per fortuna c’è chi riesce a descriverla in maniera più completa. Francesco Costa con “Frontiera” (Mondadori, 300 pagine, 19,50 euro) va oltre le rutilanti cronache day by day dei mass media e racconta come è cambiata l’America. E soprattutto come sono cambiati gli americani. C’è innanzi tutto l’evoluzione demografica di un paese che in poco più di mezzo secolo è passato da 200 a 333 milioni di abitanti. Si approfondisce la dinamica dei flussi di immigrazione. E si analizza in profondità il mutamento di condizioni economiche e politiche di intere classi sociali. In sintesi, “Frontiera” è un libro che dà una spiegazione ragionata e corredata di background storico a tutto quanto accade negli Stati Uniti.
Il risultato e, per dirla più esplicitamente, il merito del lavoro di Francesco Costa è quello di rimettere in ordine ciascuna al suo posto tutte le tessere di un mosaico made in USA che, al di qua dell’oceano, vengono viste in maniera confusa e talvolta strumentale. L’effetto finale, dopo aver letto “Frontiera”, è che tocca fare un’ammissione di ignoranza: dell’America sapevamo davvero ben poco. Ignoravamo o forse avevamo dimenticato che l’ondata di violenze di massa non è una novità ma ha una lunga serie di precedenti. Di sicuro non ricordavamo la brutale repressione avvenuta a Philadelphia nel maggio del 1985. Ma neppure conoscevamo aspetti meno tragici che però caratterizzano il comportamento degli americani. Ed è una curiosità sorprendente scoprire che l’edificio più visitato degli USA dopo la Casa Bianca non è uno dei magnifici musei di New York o uno studio di Hollywood ma l’abitazione di Elvis Presley a Memphis nel Tennessee. E’ evidente che “Frontiera” è un vero e proprio viaggio alla scoperta dell’America, quella autentica e non convenzionale, in cui Francesco Costa fa da guida raccontando luci e ombre della società statunitense. E non è scontato ricordare che quello dell’”esplorazione” è sempre stato il suo metodo di lavoro. Ha iniziato da free lance e a spese proprie. Non avere la copertura di un giornale è stato sicuramente un problema ma gli ha dato una libertà che raramente si riscontra in altri professionisti. Non c’è dubbio che Costa sia innamorato dell’America ma non ne nasconde i difetti e soprattutto è immune da una visione distorta del cosiddetto mito americano che invece ha contagiato tanti giornalisti. E’ un motivo in più per credergli quando afferma che ci sarà un nuovo secolo americano. Sarà diverso dal precedente ma ci sarà e “Frontiera” racconta bene perché