Non è tanto facile scoprire dove si trova Tresigallo. Dal 2018 non è più un comune autonomo e fa parte di quello neocostituito di Tresignana. Però viene subito la curiosità di andare a vedere questo borgo in provincia di Ferrara dopo aver letto “Andare per l’Italia razionalista” (Il Mulino, 160 pagine, 14 euro) scritto da Fabio Isman. Nel suo piccolo Tresigallo, che ha poco più di 4mila abitanti ma era arrivato ad averne circa 9mila prima della seconda guerra mondiale, è un esempio significativo di un’urbanistica e di un’architettura che hanno caratterizzato gli anni Venti e Trenta in Italia. Non è lo stile littorio che poco dopo esprimerà le velleità di grandezza del regime fascista ma qualcosa di più semplice e appunto per questo più “razionale” che riprendeva in parte le esperienze di altri grandi modelli europei da Walter Gropius a Le Corbusier. Ma c’era un’impronta tipicamente italiana da alcuni definita anche “funzionalismo” con cui sono state realizzate tantissime opere: edifici destinati a uffici pubblici, altri a organizzazioni di partito ma anche tanti altri ancora da utilizzare per scopi sociali come, per esempio, le colonie marine.
Il razionalismo italiano venne sovrastato dalle manie di grandeur della dittatura. Ma le opere ci sono ancora. Solo che negli anni sono state un po’ dimenticate e così s’è finito per ignorarne la caratteristica fondamentale: la bellezza della semplicità. Fabio Isman, per una vita giornalista d’inchiesta in prima linea, non ha perso il gusto di raccontare quello che gli altri distrattamente non vedono e rimedia a una sorta di mancanza di memoria con un libro che non è soltanto un elenco ragionato delle opere realizzate ma anche una ricostruzione storica del razionalismo italiano. In questo modo rende innanzitutto merito ai numerosi architetti che ne sono stati i veri protagonisti. Dal Gruppo 7 a Giò Ponti, da Libera a Terragni e tanti altri ancora, Isman riesce a ricordarli tutti concentrandosi sul loro lavoro e soprattutto sulle loro intuizioni. Il merito principale di “Andare per l’Italia razionalista” è che in ogni edificio costruito c’era un “disegno”: non il progetto in sé ma un obiettivo di pubblica utilità e di buon funzionamento. Tresigallo era un caso un po’ particolare. Era il sogno del potente gerarca fascista Edmondo Rossoni (per altro uno dei personaggi che più s’erano arricchiti con il regime) di trasformare il suo paese di nascita in un modello di urbanistica corporativa. Al di là delle intenzioni, la grande piazza e gli edifici restano qualcosa d’interessante. Il libro di Fabio Isman però va ben oltre l’elenco delle opere del razionalismo italiano, è assolutamente impressionante: dalle colonie marine ai palazzi di giustizia, dalle stazioni ferroviarie agli uffici postali, non c’è in pratica città italiana in cui non siano visibili realizzazioni importanti nel segno del razionalismo. E se per decenni sono state sottovalutate e ignorate, questo libro porta a riscoprirle. Merito sicuramente di Isman e anche di una collana intelligente ideata dal Mulino che non a caso si chiama “Ritrovare l’Italia”.