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Al bando falce e martello su Amazon?

L'articolo di Alessandra Nucci, giornalista di ItaliaOggi

Ventisette parlamentari europei hanno scritto al presidente di Amazon, Jeff Bezos, per chiedergli di cessare la vendita di prodotti che richiamano l’epoca sovietica. Vestiti e attrezzature recanti il simbolo della falce e il martello sono offensive per le vittime del regime, hanno scritto i parlamentari di 13 paesi diversi, in una lettera aperta all’uomo classificato da Forbes come il più ricco del mondo.

Nell’Est europeo, dal Baltico ai Balcani, le iniziative per la decomunistizzazione del territorio si sono moltiplicate negli ultimi anni, con modifiche della toponomastica e l’eliminazione di migliaia di monumenti e simboli che ricordavano la repressione sovietica. In paesi come l’Ucraina, l’Ungheria, la Georgia, la Lituania e la Lettonia esporre in pubblico la falce e il martello, la stella rossa e altri simboli comunisti costituisce reato.

Ma in Occidente negli ultimi anni è diventato di moda lo stile ispirato al regime sovietico, pubblicizzato anche dall’uscita dell’attrice Kim Kardashian con indosso solo una felpa rossa ornata di falce e martello (prodotta dalla casa parigina Vetements, del georgiano Demna Gvasalia, l’indumento costa circa 700 euro).

Così gli appelli a non normalizzare simboli come la falce e il martello sono stati girati alle aziende multinazionali, riuscendo a indurre la Walmart, il gigante della vendita al dettaglio, e Adidas, multinazionale di articoli sportivi, a ritirare i loro prodotti dal mercato.

A non rispondere però all’appello finora è stata Amazon, che commercializza T-Shirt con la falce e il martello sopra alle lettere Cccp (significa Urss, nell’alfabeto cirillico), oltre a bandiere e memorabilia varia. Di qui la lettera dei 27 europarlamentari a Bezos per chiedere «l’interruzione delle vendite sulla piattaforma Amazon di articoli con la falce e il martello, simbolo dell’Unione sovietica», che ha fatto un numero totale di vittime «stimato in oltre 60 milioni, oltre ai 10 milioni di persone deportate in campi di lavoro in Siberia» dove vivevano in «condizioni disumane, con lavoro forzato, inedia e violenza fisica».

La lettera dettaglia le «azioni sanguinarie, terrore e disumanità del regime sovietico che colpivano quasi ogni famiglia nei paesi occupati» e aggiunge che «le conseguenze tragiche di queste azioni sono sentite ancora oggi».

L’appello degli europarlamentari è stato fatto conoscere anche al vasto pubblico della Cnn il giorno del Thanksgiving al programma International Quest Means Business, che conta circa 370 milioni di spettatori. Parlando proprio prima degli sconti per il Black Friday l’europarlamentare lituano Antanas Guoga, intervistato dalla giornalista di Cnn Business, Paula Newton, ha sottolineato che «Per noi lituani la falce e il martello sta a simbolo delle oppressioni e delle deportazioni subite. In tutta Europa oltre 60 milioni di persone furono colpite direttamente. Gente uccisa, deportata nei gulag, in Siberia. Per questo ci ferisce che dei simboli sovietici compaiano sui giocattoli, sugli orsacchiotti, si regalino ai bambini».

Il politico lituano ha anche ricordato che la Corte europea di giustizia ha vietato la registrazione di simboli sovietici come brand commerciali nell’Unione europea, perché contrari alla morale pubblica e perché feriscono i cittadini di stati membri. Secondo Guoga, Bezos semplicemente non è al corrente dell’esistenza di questi articoli: «Io sono andato in volo a New York per chiedergli: «Può prendere in considerazione se questi oggetti sono adatti da vendere al pubblico, quando è così doloroso per così tante persone nella nostra regione?».

In Russia finora gli unici articoli con simboli della propaganda sovietica a essere commercializzati erano le T-Shirt e gadget a poco prezzo in vendita per i turisti. La giornalista russa Anastasia Fedorova ha osservato che la gente non dovrebbe comunque indossare i simboli comunisti senza sapere veramente qual è la storia che rappresentano.

Articolo pubblicato su ItaliaOggi

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