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L’Agenda Meloni

Governo Meloni? Non ci sarà rottura ma, al contrario, continuità in parte con l’esecutivo-Draghi. Il Taccuino di Federico Guiglia

 

Col suo lungo discorso d’esordio da presidente del Consiglio alla Camera, interrotto da più di 70 applausi – in alcuni casi anche da parte dell’opposizione -, Giorgia Meloni ha rotto il tabù della prima donna a Palazzo Chigi. Ma ha fatto soprattutto intendere, forse più agli alleati galvanizzati che non agli avversari divisi, che lei non governerà a ogni costo, ma solo se potrà realizzare quanto promesso agli elettori. Fino alla proposta più alta rilanciata in aula: l’elezione diretta del capo dello Stato.

Dunque, la sola prospettiva di una riforma costituzionale, quale il presidenzialismo imporrebbe, testimonia che nasce un governo politico con l’obiettivo – almeno annunciato – di voler fare. E che tale governo sarà guidato col piglio di una donna pragmatica e di destra. Tanto pragmatica, d’aver concordato un sereno passaggio di consegne con Mario Draghi, assicurando al Parlamento che la politica estera dell’Italia, in particolare sul tetto al prezzo del gas in Europa e sul sostegno “al valoroso popolo ucraino”, seguirà proprio le orme del suo ringraziato predecessore.

Forse è questa la chiave per comprendere il senso di un intervento pieno di propositi tutti ancora da verificare: non ci sarà rottura ma, al contrario, continuità con l’esecutivo-Draghi. La rottura che la Meloni ha evocato è semmai con il precedente governo-Conte e la sua strategia fondata sul reddito di cittadinanza – da lei aborrito – e sulla strategia restrittiva contro il Covid, da lei abolita per sempre.

Ma anche l’impegno, anch’esso da dimostrare, nel voler proseguire con rapidità ad attuare e completare il Piano di ripresa nazionale (con le necessarie correzioni “concordate con Bruxelles”, ha precisato), conferma che saranno l’economia e l’ormai prossima legge di bilancio il principale banco di prova per giudicare l’azione del governo.

Tregua fiscale, tassa piatta, flessibilità del sistema previdenziale, taglio del cuneo e altre, tante, intenzioni elencate. Ma sul come e sui tempi nessuna indicazione. Perché sono tutti temi subordinati al dovere di affrontare subito il caro-bollette: di nuovo un bagno di realismo dopo la facile propaganda della campagna elettorale. Con lo stesso senso pratico, la Meloni previene ogni polemica ideologica: “Non ho mai provato simpatia per regimi antidemocratici, fascismo compreso”.

Alla fine il Parlamento dà la fiducia.

(Pubblicato su Il Giornale di Vicenza)
www.federicoguiglia.com

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