Gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo commerciale con il Giappone che prevedrà l’abbassamento al 15 per cento (anziché al 25 per cento) dei dazi sulle importazioni voluti dal presidente Donald Trump. L’aliquota concordata, tuttavia, è più alta di quella attualmente in vigore, al 10 per cento.
L’intesa con il Giappone è arrivata circa una settimana prima della deadline del 1 agosto, quando l’America metterà dazi del 25 per cento su un gran numero di paesi, anche alleati o partner, a meno che questi non si accordino con Washington per riequilibrare la bilancia degli scambi. Il Giappone, per esempio, ha un surplus commerciale con gli Stati Uniti di 63 miliardi di dollari.
COSA C’È E COSA NO NELL’ACCORDO COMMERCIALE TRA STATI UNITI E GIAPPONE
Trump ha detto che quello con il Giappone è “forse l’accordo più grande mai fatto”: il paese asiatico, quarta maggiore economia al mondo, “aprirà” i suoi mercati alle automobili americane, al riso e ad altri prodotti agricoli; le merci giapponesi che raggiungeranno gli Stati Uniti, come detto, saranno soggette a un dazio del 15 per cento.
Il primo ministro del Giappone Shigeru Ishiba – che si dimetterà ad agosto, peraltro – ha spiegato che le tariffe americane sulle importazioni di automobili giapponesi e relativi componenti sono state abbassate al 15 per cento e che non sono previste delle quote massime di importazione. L’automotive è uno dei settori principali dell’economia giapponese – la più grande casa automobilistica al mondo per volumi prodotti è Toyota, ma ci sono anche Honda, Nissan, Suzuki, Subaru e Mazda – e le automobili rappresentano una quota significativa del surplus commerciale del paese verso l’America, ricorda il Financial Times.
L’accordo non affronta le questioni dei dazi al 50 per cento sull’alluminio e l’acciaio né gli impegni sulla spesa per la difesa (Washington vuole da Tokyo un aumento).
IL GIAPPONE INVESTIRÀ 550 MILIARDI IN AMERICA, DICE TRUMP
Trump ha detto anche che il Giappone investirà 550 miliardi di dollari negli Stati Uniti, “che riceveranno il 90 per cento dei profitti”: non è chiaro però chi sarà, nello specifico, a investire ed entro qualche arco di tempo.
A maggio Masayoshi Son, fondatore e consigliere di amministrazione della holding giapponese SoftBank, aveva proposto la creazione di un fondo sovrano congiunto tra Stati Uniti e Giappone dedicato ai grandi investimenti infrastrutturali e tecnologici sul territorio americano. L’idea era di un fondo controllato e gestito insieme dal dipartimento del Tesoro statunitense e dal ministero delle Finanze giapponese, con una dotazione economica iniziale di circa 300 miliardi di dollari.
Il governo giapponese ha fatto sapere che l’accordo commerciale prevede investimenti del Giappone in settori rilevanti per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, come i semiconduttori, l’acciaio (Nippon Steel ha acquisito Us Steel per 14 miliardi), la cantieristica e l’intelligenza artificiale (SoftBank partecipa al progetto “Stargate” con OpenAi e Oracle, dal valore di 100 miliardi di dollari).
LA JOINT VENTURE SUL GNL DELL’ALASKA
Trump, poi, ha menzionato la nascita di una joint venture tra America e Giappone sul gas naturale liquefatto dell’Alaska. Ma non è chiaro se il presidente facesse riferimento al progetto Alaska Lng, dal valore di 44 miliardi di dollari, che consiste in una condotta di 1300 chilometro per il trasporto di gas naturale fino a un terminale di liquefazione ed esportazione.
Due società energetiche giapponesi, Jera e Tokyo Gas, si erano mostrate interessate ad acquistare il Gnl alaskano, ma non è chiaro se partecipino alla joint venture.
GLI ALTRI ACCORDI COMMERCIALI DI TRUMP
Il Giappone è il paese dall’economa più grande con il quale gli Stati Uniti abbiano raggiunto un accordo commerciale da quando, lo scorso aprile, Trump ha annunciato dazi verso un gran numero di nazioni.
A maggio era stato annunciato un accordo con il Regno Unito, poi un’intesa più limitata con la Cina, seguita da altre con l’Indonesia, il Vietnam e le Filippine, dai dettagli non ancora noti.