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Via i cookie da Google? Ecco perché restano problemi di privacy

Google spinge per passare da un modello pubblicitario basato sul tracciamento a uno basato sulla profilazione che sfrutta l’analisi del comportamento dell’utente. Ma l’obiettivo dovrebbe essere consentire all’utente di riprendersi in mano la vita digitale. L'analisi di Alessandro Longo (direttore di agendadigitale.eu), e Stefano Quintarelli (associazione Copernicani)

 

Che sta facendo Google con la pubblicità? Un passo confermato mercoledì, parziale, per passare da un modello basato sul tracciamento a uno basato sulla profilazione che sfrutta l’analisi del comportamento dell’utente.

Sempre di profilazione si tratta. E nessuna garanzia in più per la privacy, come giustamente scrive l’EFF.

LA MODIFICA DI GOOGLE

In pratica, abbandonando nel corso del 2022 i cookie di terze parti, smetterà di tracciare la navigazione dell’utente su siti diversi. Invece, li inserisce in coorti – gruppi profilati – grazie a dati analizzati localmente, sulle macchine dell’utente.

In pratica la macchina dell’utente stessa farà il suo profilo – invece di quelle di Google – e glielo comunicherà. A Google del resto non interessa tracciarti, ma profilarti. E questo resta saldo.

FLOC IL NUOVO SISTEMA DI PROFILAZIONE GOOGLE

Uno dei sistemi con cui Google sostituirà i cookie di terze parti è Floc.

FLoC, che sta per “Federated Learning of Cohorts”, è progettato per aiutare gli inserzionisti a eseguire il targeting comportamentale senza cookie di terze parti. Un browser con FLoC abilitato raccoglierebbe informazioni sulle abitudini di navigazione del suo utente, quindi utilizza tali informazioni per assegnare il suo utente a una “coorte” o gruppo, sfruttando tecnologie di intelligenza artificiale.

Gli utenti con abitudini di navigazione simili – per qualche definizione di “simile” – verrebbero raggruppati nella stessa coorte. Il browser di ogni utente condividerà un ID di coorte, indicando a quale gruppo appartengono, con i siti web e gli inserzionisti. Secondo la proposta, almeno alcune migliaia di utenti dovrebbero appartenere ad ogni coorte (anche se non è una garanzia).

EFF lo riassume così: “il vostro ID FLoC sarà come un succinto riassunto della vostra recente attività sul Web”.

“FLoC vuole essere un nuovo modo per far fare al vostro browser la profilazione che i tracker di terze parti facevano da soli: in questo caso, riducendo la vostra recente attività di navigazione in un’etichetta comportamentale, e poi condividendola con siti web e pubblicitari”, scrive Eff, fortemente critica verso Floc.

 I PROBLEMI PRIVACY RESTANO

Diverso sarebbe se gli utenti potessero gestire con grana fila le informazioni di profilo che vengono trasmesse; gestire se dare o no il proprio profilo a Google.

Questo è il primo problema: Google conoscerà le nostre abitudini.

L’altro problema è che nel nuovo sistema tanti soggetti potrebbero stabilire un collegamento tra le identità delle persone e il loro profilo, ad esempio offrendo log -in by Google.

Ha ragione EFF: la nuova tecnologia eviterà i rischi per la privacy dei cookie di terze parti, ma ne creerà di nuovi. “Può anche esacerbare molti dei peggiori problemi di non-privacy con gli annunci comportamentali, compresa la discriminazione e il targeting predatorio”, scrive EFF.

Bene che si abbandoni l’era del cookie di terze parti, “forse il più grande errore del web”, dice EFF.

Ma davanti a noi ci sono due scenari possibili. Se Google potrà continuare indisturbata su questo percorso, il nostro comportamento sarà profilato, in modo invisibile e “intelligente” e forse ancora più subdolo rispetto ai cookie, su cui almeno gli utenti esperti un qualche controllo potevano tenere.

L’altro scenario è l’abbandono di ogni forma di profilazione pubblicitaria che comunque permette analisi, controllo e manipolazione delle nostre abitudini, restituendo finalmente il controllo all’utente.

Che è alla fine la direzione verso cui sta spingendo l’Unione europea.

 

Articolo pubblicato su agendagitale.eu

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