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giurie di comunità

Vi racconto un esperimento in Italia di democrazia algoritmica dal basso

Il nostro paese ha lanciato le Giurie di Comunità dell’AI, iniziativa dell’Enia per avvicinare i cittadini all’uso responsabile dell’intelligenza artificiale. Tutti i dettagli

L’Italia inaugura un modello unico in Europa: le Giurie di Comunità dell’AI, il nuovo progetto dell’Ente Nazionale per l’Intelligenza Artificiale (Enia) destinato a trasformare il rapporto tra cittadini e tecnologia. Si tratta di una rete civica capillare che, partendo dai territori, mira ad alfabetizzare la popolazione all’uso responsabile delle tecnologie intelligenti e a ricostruire fiducia digitale in un tempo in cui l’intelligenza artificiale è percepita insieme come opportunità e minaccia.

L’iniziativa porta la firma della presidente Valeria Lazzaroli, che ha concepito le Giurie come un meccanismo deliberativo diffuso, capace di coinvolgere cittadini, amministrazioni locali, accademici ed esperti. “Non costruiamo una nuova burocrazia – ha sottolineato Lazzaroli – ma un’alleanza viva tra persone e tecnologia”.

Già definito come una “infrastruttura civica unica nel suo genere”, il progetto si inserisce nella più ampia architettura nazionale di Enia, nata per coniugare sovranità tecnologica, prossimità dei dati e partecipazione democratica. A differenza di esperienze analoghe in Regno Unito e Stati Uniti, le Giurie italiane nascono fin dall’inizio integrate con due pilastri strategici: la Horizon Sandbox, dove vengono valutate le tecnologie AI ad alto impatto sociale, e le Squadre di Red Teaming, incaricate di testarne robustezza, sicurezza e inclusività.

Il primo annuncio risale al Congresso Enia di Milano del maggio 2025, quando Valeria Lazzaroli indicò le Giurie come strumento centrale per rendere l’IA un bene comune, inclusivo e rigenerativo. L’impegno è stato mantenuto: a settembre il progetto parte, con un coordinamento nazionale affidato all’avvocata Clizia Grimaldi, e con città come Treviso già pronte ad avviare le attività sotto la guida di referenti regionali.

La portata è ambiziosa: la rete punta a raggiungere tutti gli 8.000 comuni italiani, diventando così il primo esperimento di democrazia algoritmica su scala nazionale. Una piattaforma digitale nazionale raccoglierà e condividerà i dati sulle attività locali, garantendo trasparenza e monitoraggio costante dei bisogni e dei risultati.

Le Giurie di Comunità dell’AI® hanno tre missioni fondamentali:

  1. Alfabetizzazione civica e digitale – percorsi di AI literacy per cittadini e istituzioni locali;

  2. Ricostruzione della fiducia – favorire trasparenza e dialogo tra comunità e sistemi algoritmici;

  3. Tutela sociale – segnalare rischi, bias e discriminazioni derivanti dall’uso di AI.

L’obiettivo principale è informare e responsabilizzare senza spaventare. In questo senso, le Giurie diventano uno strumento di educazione collettiva e di prevenzione rispetto agli effetti collaterali della trasformazione digitale. Con questo progetto, l’Italia non solo rispetta i principi di trasparenza e partecipazione previsti dall’articolo 4 dell’AI Act europeo, ma li anticipa e li amplifica in chiave civica. Le Giurie rappresentano infatti un’infrastruttura sociale che integra tecnologia, governance e cittadinanza, rafforzando al contempo coesione democratica e resilienza sociale. Un esperimento che potrebbe fare scuola in Europa: dimostrare che l’AI può essere spiegabile, trasparente e condivisa, restituendo centralità alle comunità e fiducia alle persone. Come ha dichiarato la presidente Valeria Lazzaroli: ” Con le Giurie di Comunità, l’Italia dimostra una rinnovata sensibilità digitale e un modello partecipativo capillare, che rende l’Intelligenza Artificiale un bene comune, trasparente e spiegabile”.

Un progetto che parte dai territori, ma guarda lontano: alla costruzione di una sovranità democratica digitale che renda l’AI non uno strumento di divisione, ma un motore di coesione sociale.

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