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Crosetto Barilla

Vi racconto la battaglia in Italia sui nuovi carri armati

Perché infuria mediaticamente la battaglia dei nuovi carri armati in Italia. L'approfondimento di Aurelio Giansiracusa, analista militare, animatore di Ares-Osservatorio Difesa

 

La questione carri armati in Italia, dopo decenni di sostanziale disinteresse, è tornata prepotentemente d’attualità nel mondo dell’informazione militare.

Sicuramente, la miccia è stata accesa dalla guerra scatenata dalla Russia nei confronti dell’Ucraina che ha messo in moto tutta una serie di acquisti, ammodernamenti, trasferimenti, cessioni a titolo di compensazione di carri armati che ha riguardato e, tutt’ora, riguarda buona parte dei Paesi Europei.

In poco tempo si sono visti arrivare carri armati dall’Estremo Oriente (K2 Black Panther dalla Corea del Sud), dagli Stati Uniti (M1 Abrams) e dalla Germania che, da un lato ha dato fondo alle riserve di Leopard 2 A4 e dall’altro ha incamerato ordini per la costruzione di nuovi Leopard 2 A7.

In Italia, dopo più di venti anni di servizio operativo, nel 2018 si è deciso di lanciare un programma di ammodernamento degli Ariete C1, l’unico carro armato attualmente in linea con l’Esercito Italiano.

Il programma Ammodernamento Mezza Vita (AMV), dopo una serie di ripensamenti sia nel numero di mezzi da ammodernare, sia nelle attività da eseguire, alla fine si è stabilizzato su 125 carri armati, con tre prototipi da allestire e circa 850 milioni di euro da destinare al Consorzio Iveco OTO (Melara) che gestisce il programma che si svilupperà fino al 2034.

Nell’ambito del programma AMV, i carri armati praticamente saranno rinnovati, con il motore (“tallone d’Achille” dell’Ariete) che è stato rivisto, per migliorare tutte le prestazioni velocistiche e di mobilità nonché per ottenere la potenza in più necessaria a far sostenere al C.1 il maggior peso delle protezioni balistiche aggiuntive e degli altri sistemi di protezione eventualmente installabili.
Ovviamente, con un motore più potente è richiesta una trasmissione ed una distribuzione completamente rivista rispetto a quella attuale ed un rinforzo del sistema di sospensioni/rulli con cingoli di nuovo tipo.

L’armamento principale costituito da un cannone OTO Melara da 120/45 mm non è oggetto di ammodernamento e non è al momento più prevista, probabilmente per motivi di costo, l’installazione di una Remote Weapon Station (RWS) sul cielo della torretta, come in origine progettato.

La torretta sarà modificata, elettrificandola permettendo di ottenere maggiore sicurezza per il personale ivi operante.

Obiettivo dichiarato dell’Esercito Italiano era quello di ammodernare parte dei 200 Ariete costruiti negli anni Novanta, in modo da poter gestire con maggiore tranquillità la transizione verso un nuovo carro armato che era stato individuato nel MGCS franco-tedesco come quello maggiormente confacente le esigenze. Questo nuovo mezzo da combattimento, secondo gli ottimistici programmi franco-tedeschi sarebbe divenuto operativo nel 2035.

Ma come detto in precedenza, il quadro operativo è precipitosamente mutato con l’aggressione russa all’Ucraina, situazione che ha costretto la NATO a mobilitare le sue forze per potenziare le difese ai confini orientali, tra l’altro ulteriormente aumentati di circa 1300 km con l’adesione della Finlandia, finora neutrale e non allineata, alla Alleanza.

La guerra in atto ha messo in luce le gravi carenze nel nostro settore meccanizzato, fermo ad Ariete, Dardo e varianti degli M113; carenze numeriche e qualitative già note che si scontrano con le esigenze nazionali e NATO sempre più pressanti.

A queste certezze si aggiungono incertezze sempre più consistenti sul futuro prossimo venturo del MGCS franco-tedesco, da tempo bloccato dal fuoco incrociato tra Parigi e Berlino che non trovano l’accordo sulle questioni più importanti come l’armamento principale, l’adozione o meno di un sistema di caricamento automatico, il sistema di combattimento e su chi debba gestire il programma; queste incertezze si riflettono sull’entrata in servizio del nuovo carro armato ormai non più prevista nel 2035 ma più prudenzialmente spostata nel 2040, se non oltre. Inoltre, in Germania è in atto uno scontro al fulmicotone tra Krauss Maffei Wegmann (KMW) e Rheinmetall a proposito del MGCS, del Leopard 2 A7 e varianti (peraltro questi costruiti dal consorzio ARTEC formato appunto dalle due industrie) e del KF-51 la versione “carrista” del veicolo da combattimento della fanteria (IFV) KF-41 proposta da Rheinmetall come nuovo carro armato per l’Ucraina e non solo, con molta enfasi sui tempi ridotti di costruzione e sul alto livello tecnologico del mezzo in questione.

Questa situazione sta spingendo la Francia a prendere in considerazione l’idea di sottoporre gli attuali Leclerc ad un nuovo e più robusto programma di ammodernamento o di virare direttamente all’acquisto degli E-MBT, una sorta di “incrocio” tra lo scafo del Leopard 2 ed una torretta aggiornata del Leclerc, frutto della cooperazione tra Nexter Group e Krauss Maffei Wegmann nell’ambito della joint venture KNDS.

Ma ancora più dirompente appare la scelta tedesca che si sta orientando all’acquisto di una nuova versione del Leopard 2, l’A8, dopo gli aggiornamenti di parte della flotta di Leopard alle varianti A7, A7 Plus e A7V. Ovviamente, una soluzione radicale come quella tedesca presuppone che la Germania ritenga ormai poco percorribile la cooperazione con la Francia, almeno non più nel breve-medio periodo.

E l’Italia? Per Roma (meglio per l’Esercito Italiano), visto ciò che succede ai confini orientali della NATO e nel mondo industriale militare franco-tedesco (mai malcelata la voglia di Roma di entrare in questo programma peraltro poco o per nulla ricambiata da parte di Parigi e Berlino almeno nella fase progettuale e di sviluppo), torna di grande attualità la necessità di ottenere in tempi “rapidi” un “gap filler” che integri l’Ariete AMV per un periodo più lungo di quello inizialmente previsto.

Ma proprio la situazione delicata del MGCS unita alla svolta tedesca ed ai tentennamenti francesi apre ad un’altra possibile svolta; siamo sicuri che il “gap filler” individuato dall’Esercito Italiano nel Leopard 2 A7 (questo avvenne prima che si conoscessero le intenzioni tedesche sul A8) alla fine non possa essere il vero nuovo carro armato, rendendo superfluo l’ammodernamento dell’Ariete che, rispetto al carro armato tedesco, comunque sconterebbe limitazioni non da poco come l’armamento principale costituito da un più performante cannone da 120/55 mm, da RWS, da protezioni balistiche ed attive di ultima generazione (non considerando l’A8 ovviamente). E’ del tutto evidente che una soluzione del genere sarebbe mal digerita dal complesso militare-industriale che gestisce il programma AMV e da parte di coloro che sostengono la necessità di mantenere a tutti i costi una presenza nazionale nel panorama dei produttori di carri armati, pur l’Italia non producendo più un mezzo cingolato (MBT o IFV che sia) in proprio da più di vent’anni.

Un dato da non sottovalutare è il tempo che servirà ad ottenere il “gap filler” perché, sulla base del recente contratto norvegese e di quello precedente ungherese per i Leopard 2 A7, ci vogliono circa quattro anni dall’avvenuta conclusione del contratto per completare le consegne di un solo battaglione carri armati (54 esemplari) di nuova produzione, perché il costruttore deve acquistare i materiali ed organizzare la filiera che allestisce i carri armati, soprattutto quando si gestiscono ordini di poche decine di mezzi.

Inoltre, rimane aperta la questione sul numero di carri armati da acquistare e sul ruolo dell’industria, perché se i Leopard 2 A7, o MBT di altro tipo, fossero acquistati in numeri limitati è evidente che sarebbero comprati direttamente all’Estero e prevedibilmente sottoposti a manutenzione in Italia; diverso sarebbe il caso se i numeri in gioco fossero più alti perché a quel punto la nostra industria potrebbe essere chiamata a fornire anche qualcosa in più della “semplice” manutenzione.

Infine, un’osservazione di carattere generale; in Europa i costruttori di carri armati si sono sempre più assottigliati; al momento attive sono Krauss Maffei Wegmann e Rheinmetall in Germania e parzialmente Nexter Group in Francia nell’ambito della jv KNDS con KMW; per il resto, nel Regno Unito si è optato per l’aiuto tedesco nel programma di ammodernamento del Challenger 2, la Polonia ha acquistato M1A2 ex USMC ammodernati e M1A2 SEPv 3 nuovi dagli Stati Uniti nonché K2 dalla Corea del Sud che saranno anche costruiti su licenza nella versione PL e si inizia a parlare anche di una produzione di Abrams. Tutti gli altri Paesi hanno abbandonato le velleità di produrre in proprio i carri armati e si affidano ai produttori tedeschi, statunitensi e sud coreani per le loro necessità, al massimo richiedendo ed ottenendo la licenza di produzione.

Pertanto, sullo sfondo di questo passaggio epocale, rimane l’Italia con la sua manciata o meno di “gap filler” e di carri armati Ariete AMV; allo stato attuale sembra poco probabile e percorribile l’idea di attrarre altri Paesi nel lancio di un programma per un nuovo carro armato che possa essere alternativo al MGCS e, più in generale, all’offerta di K2, M1 e Leopard 2 nelle sue innumerevoli varianti, senza sottovalutare il KF-51 che potrebbe ritagliarsi una bella fetta di mercato.

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