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Ucraina, perché Apple, Google e Meta hanno poco da perdere in Russia

Apple, Google, Meta e Netflix insieme perderebbero tra l'1% e il 2% dei loro ricavi multimiliardari se dovessero rimuovere tutti i loro servizi dalla Russia. L'approfondimento del giornale Politico

 

Apple ha sospeso la vendita di tutti i suoi prodotti in Russia.

Si tratta dell’ennesima risposta dei colossi della tecnologia all’invasione dell’Ucraina da parte di Putin.

Nei giorni scorsi Meta, Google, Apple, Microsoft, Paypal, solo per citarne alcuni, avevano preso contromisure per bloccare i propri prodotti e servizi nel Paese.

Una mossa dalle conseguenze dirette per gli utenti russi, ma un’inezia per le casse delle big tech.

Secondo Politico, “il mercato russo rappresenta solo una piccola parte delle entrate annuali complessive delle società tecnologiche”. “In contrasto con le società petrolifere, della difesa e dei servizi finanziari che rischiano di perdere enormi flussi di entrate e partner vitali mentre affossano i progetti in Russia questa settimana”.

In base alla stima di un analista, “Apple, Google, Meta e Netflix insieme perderebbero tra l’1% e il 2% dei loro ricavi multimiliardari se dovessero rimuovere tutti i loro servizi dalla Russia. La presenza di Amazon in Russia comporta un uso limitato dei suoi servizi cloud”.

Anzi, i colossi tecnologici americani hanno da guadagnarci.

Come ricorda Politico, “le dinamiche finanziarie offrono una rara opportunità per le società tecnologiche americane di placare i politici di tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti e l’Europa, senza danneggiare seriamente i loro profitti”.

Tutti i dettagli.

L’ANNUNCIO DI APPLE

Apple ha annunciato che rimuoverà RT News e Sputnik dai suo App Store fuori dalla Russia.

L’azienda di Cupertino ha spiegato di essere “profondamente preoccupata” dell’invasione russa, e ha espresso solidarietà nei confronti delle vittime ucraine. Oltre a sospendere le proprie vendite in Russia, Apple ha disabilitato il funzionamento di servizi come Apple Maps e di Apple Pay (che aveva già smesso di funzionare con le carte di credito russe a seguito delle sanzioni economiche) e ha rimosso le applicazioni di RT News e di Sputnik News (siti d’informazione russa legati al governo) dagli App Store nei paesi fuori dalla Russia. Ha inoltre detto che sospenderà alcune funzioni di Apple Maps anche in Ucraina, come misura precauzionale per la sicurezza degli ucraini.

E QUELLO DI GOOGLE

Prima ancora il motore di ricerca Google e la collegata piattaforma video YouTube hanno sospeso la vendita di spazi pubblicitari sul territorio russo come conseguenza del conflitto in Ucraina. “Alla luce di queste circostanze straordinarie, abbiamo fermato gli spazi pubblicitari su Google in Russia”, si legge in un post sul blog del colosso di Mountain View.

Inoltre, Google ha aggiunto di star seguendo la situazione e che gli utenti saranno tenuti informati sul suo evolversi.

LE MOSSE DI AMAZON, FACEBOOK E NETFLIX

Anche Facebook ha adottato misure simili per rimuovere la propaganda russa dalle sue piattaforme. Amazon in un post sul blog ha espresso “orrore e preoccupazione” per la situazione in Ucraina. La società, ribattezzata Meta, si è impegnata a donare 5 milioni di dollari alle organizzazioni che aiutano sul campo. Ma non ha affrontato la sua presenza nella regione.

Il 6 marzo Netflix ha sospeso il suo servizio in Russia in segno di protesta contro l’invasione russa dell’Ucraina. La società aveva già annunciato nei giorni precedenti anche la sospensione di tutti i futuri progetti e delle future acquisizioni, unendosi alla crescente lista di compagnie occidentali che hanno tagliato i legami col Paese.

PERCHÉ ALLE BIG TECH CONVIENE FARE LA VOCE GROSSA CON MOSCA

Questo braccio di ferro con Mosca giova a casa loro le società tecnologiche americane, secondo Politico.

“Google, Facebook, Apple e Amazon stanno affrontando un’intensa reazione bipartisan a Washington mentre i legislatori esaminano il loro dominio sul mercato e il loro ruolo nella diffusione della disinformazione in tutto il mondo. Agire sulla Russia potrebbe aiutarli a creare un po’ di benevolenza con i politici che li hanno criticati” sostiene Politico.

“Ci sono punti politici da conquistare per le aziende tecnologiche se dimostrano di prendere sul serio i loro obblighi in materia di diritti umani”, ha affermato Steven Feldstein, un ricercatore senior specializzato in democrazia e tecnologia presso il Carnegie Endowment for International Peace. “Rimanere fermi contro la Russia supera per loro le piccole entrate che derivano dal mercato russo”.

APPLE HA POCO DA PERDERE IN RUSSIA

Le grandi aziende tecnologiche hanno a lungo tenuto solo “un piede nell’acqua” quando si tratta del mercato russo, ha affermato a Politico Dan Ives, analista del settore tecnologico con la società di investimento Wedbush Securities. Ives ha calcolato la percentuale di entrate che le aziende avrebbero perso se avessero lasciato la Russia.

“Per queste aziende tecnologiche, la Russia è come una briciola di pane al tavolo, rispetto alla torta complessiva”, ha affermato Ives. L’analista ha previsto che le società tecnologiche alla fine si ritireranno completamente dal mercato con l’escalation della violenza russa in Ucraina. “Gli investitori accoglierebbero a braccia aperte la mossa di rimuovere la Russia su tutta la linea”.

Le entrate di Apple in Russia nel 2020 hanno raggiunto circa 2,5 miliardi di dollari, rappresentando meno dell’1% delle vendite totali di Apple quell’anno.

COSÌ COME AMAZON E GOOGLE

Anche Amazon ha una presenza particolarmente ridotta in Russia, limitata a un piccolo numero di utenti che utilizzano i servizi cloud di Amazon per scopi di backup, ha evidenziato a Politico Karen Kazaryan, direttore generale e fondatore della società di analisi con sede in Russia Internet Research Institute. Amazon non ha un sito di e-commerce specifico per la Russia. E i russi utilizzano piattaforme di e-commerce tra cui Ozon e Yandex.

Come sottolinea Politico, Google ha la presenza più grande, con uffici a Mosca e più di 100 dipendenti nel paese. Il suo servizio video YouTube è la principale piattaforma di social media in Russia, superando WhatsApp e Instagram di proprietà di Meta e la piattaforma di social media russa VK.

Tuttavia, nel 2020 Google ha ricevuto meno dello 0,5% delle sue entrate dal mercato russo, per un importo di circa 800 milioni di dollari quell’anno. In confronto, ha ricevuto 2,4 miliardi di dollari dal Regno Unito nel 2020, che ha circa la metà della popolazione della Russia. Ed entrambi sono eclissati dai flussi di entrate di Google negli Stati Uniti e nella regione dell’Asia del Pacifico. Google ha ricevuto il 19% delle sue entrate nel 2020 dalla regione dell’Asia del Pacifico, in gran parte da Singapore e dall’India.

PERCHÉ SI TROVANO IN UNA POSIZIONE DIVERSA

La verità è che Apple, Google e Facebook sono tutte società rivolte ai consumatori. Pertanto si trovano in una posizione molto diversa rispetto alle società tecnologiche focalizzate sul software aziendale, ha concluso Kazaryan con l’Internet Research Institute. Secondo il ricercatore i russi sarebbero colpiti “dove fa male” solo se i grandi fornitori di software statunitensi rimuovessero i loro servizi dal paese.

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