skip to Main Content

Pentagono Starlink

Ucraina, ecco come Musk con Starlink ha sostenuto la resistenza

In Ucraina i satelliti di Elon Musk hanno aiutato la resistenza militare e civile contro Putin, non meno delle forniture di armi. L'articolo di Tino Oldani per Italia Oggi

Se Volodymyr Zelensky riesce a inviare ogni giorno i suoi messaggi video al mondo intero, lo deve a Starlink, un sistema di comunicazione satellitare di cui è proprietario il miliardario americano Elon Mask, tramite la società SpaceX. Finora, i russi hanno provato più volte a intercettare i segnali di Starlink, per spegnerli e zittire Zelensky. Niente da fare. La tecnologia di questo sistema è fuori dalla loro conoscenza, tanto è avanti, quindi fuori dalla loro capacità di hackeraggio. Così, negli ultimi tre mesi, Zelensky ha potuto sconfiggere nettamente Vladimir Putin sul piano della comunicazione, che in ogni guerra ha la sua importanza. Quanto all’esito della battaglia sul campo, nonostante la forte resistenza ucraina, il risultato non è lo stesso. La guerra nel Donbass continua, e nessuno sa dire quando e come finirà.

Di certo, anche nelle prossime settimane, Zelensky continuerà a parlare in video con i leader dell’Occidente, con i suoi militari e con milioni di follower, sempre grazie ai satelliti di Musk. E lo stesso faranno i soldati ucraini al fronte per concordare con i capi, a distanza di centinaia di chilometri, le azioni militari da compiere. Ma cos’è Starlink? Come e perché è diventato così importante nella guerra in Ucraina? Sul tema, Politico pubblica una bella inchiesta, firmata da tre giornalisti (Christopher Miller, Mark Scott, Bryan Bender), che hanno intervistato sia i soldati ucraini sul campo di battaglia, sia i loro capi a Kiev. Ne è uscito un racconto esemplare di come le comunicazioni satellitari di Musk siano diventate un’arma formidabile contro l’aggressione di Putin, un’arma finora inafferrabile e imbattibile per i russi.

All’inizio, i generali al servizio di Putin erano convinti di essere in vantaggio anche su questo terreno. Il 24 febbraio, rivela Politico, un’ora prima di invadere l’Ucraina, «la Russia ha hackerato con successo Viasat, un fornitore satellitare americano la cui rete era utilizzata dall’esercito ucraino per comunicare con le truppe in prima linea». Un bel guaio. Per superare il blackout, gli esperti militari di Kiev si resero conto che l’unica soluzione possibile era di attivare subito i 50 satelliti che SpaceX aveva lanciato sopra l’Europa orientale, come parte del progetto Starlink, volto a lanciare nei prossimi anni 40mila satelliti nell’orbita terrestre. Un programma che, però, stava procedendo lentamente per ritardi burocratici. Che fare?

«Il 26 febbraio, due giorni dopo l’invasione, Mykhailo Fedorov, vice primo ministro ucraino che funge anche da ministro digitale», scrive Politico, «twittò direttamente a Musk, chiedendo di attivare con urgenza il sistema satellitare Starlink e di inviare le attrezzature necessarie per poterlo usare in Ucraina». La risposta fu immediata. «Hanno twittato a Elon da Kiev, così l’abbiamo acceso», ha rivelato poi il capo di SpaceX durante una conferenza in California, mostrando il tweet del ministro ucraino e l’immediata risposta. Lo stesso Musk, ha poi rivelato un dirigente della Defense Innovation Unit Usa, appena ricevuto il tweet, ha convocato una riunione e deciso: «Voglio portare Starlink sopra l’Ucraina».

Risultato: «Gli Stati Uniti, l’Unione europea e altri paesi della Nato hanno donato miliardi di dollari in equipaggiamenti militari all’Ucraina. Ma non meno importante è stato lo Starlink di Musk, diventato un’ancora di salvezza inaspettata sia sul campo di battaglia, che nella guerra per l’opinione pubblica». Starlink, spiega l’inchiesta, «è basato su un gruppo di satelliti delle dimensioni di un tavolo, che volano fino a 130 miglia sopra l’Ucraina e trasmettono l’accesso a internet ad alta velocità. I droni ucraini si sono affidati a Starlink per sganciare bombe sulle postazioni avanzate russe. Le persone, nelle città assediate vicine al confine russo, sono rimaste in contatto con i loro cari attraverso i satelliti crittografati. E Zelensky ha regolarmente aggiornato milioni di follower sui social media grazie alla rete di Musk, oltre a poter fare chiamate Zoom con i leader politici del mondo, da Joe Biden a Emmanuel Macron».

Più avanti: «Abbiamo più di 11mila stazioni Starlink che ci aiutano tutti i giorni nella nostra lotta», spiega il ministro Federov. «Grazie ai generatori che accendono Starlink, siamo pronti a rinnovare qualsiasi connessione anche se non c’è luce e nessuna connessione internet». Si spiega così come mai perfino le truppe che hanno resistito per più di due mesi nell’acciaieria Azovstal di Mariupol siano state in grado di mantenere fino all’ultimo i contatti con i loro comandanti e perfino con Zelensky, oltre a rilasciare interviste ai media: avevano un sistema Starlink nella fabbrica assediata dai russi». Grazie a Starlink, sostiene Steve Butow, generale Usa, «Putin non è mai stato in grado di mettere a tacere Zelensky. Sul piano strategico, questo ha distrutto la campagna di disinformazione della Russia, oltre al tentativo di Putin di tagliare fuori l’Ucraina dalle comunicazioni con il mondo esterno».

I tentativi russi di intercettare i segnali di Starlink, per hackerarli, sono finora falliti. «A differenza dei tradizionali satelliti ad alta orbita», spiega l’inchiesta, «la nuova generazione di satelliti, in orbita a bassa quota, lavora basandosi su una costellazione di più satelliti. Questa configurazione rende più difficile, se non impossibile, le intercettazioni poiché l’attaccante dovrebbe individuare tutti i satelliti contemporaneamente per paralizzare l’intero sistema». Inoltre, Starlink è facilmente difendibile poiché il codice del computer di ciascun dispositivo può essere modificato rapidamente, in risposta agli hacker. Musk ha rivelato che il Cremlino, nel mese scorso, ha intensificato gli attacchi alla sua rete. Ma a Starlink è bastato riscrivere i codici, mantenendo un vantaggio tecnologico incolmabile sulla Russia di Putin.

 

Articolo pubblicato su italiaoggi.it

Back To Top