Anche Twitter all’attacco delle fake news, proprio come il suo rivale Facebook. E mentre il gigante blu dei social guidato da Mark Zuckerberg si basa su algoritmi e proprone agli utenti alcune regole essenziali per riconoscere e bufale, la piattaforma dei cinguettì pensa ad un bollino per contrassegnare le notizie false, rendendole visibili agli utenti. Potrebbe essere, questo, un modo per riacquistare la fiducia degli utenti (e magari farli crescere). Come scritto, infatti, nell recente rapporto Reuters sull’informazione, condotto in 36 paesi, è evidente una flessione della fiducia dei lettori e degli utenti nei confronti di social network, proprio per la diffusione virale di notizie false. Ma andiamo per gradi.
Cosa sono le fake news?

C’è da dire, però, che questa espressione negli ultimi mesi è stata svuotata del suo significato originale. Donald Trump, per esempio, l’ha utilizzata per diffamare il New York Times e il Washington Post, che non sono proprio due quotidiani conosciuti per i contenuti poco veritieri.
Le Fake news più famose
Una delle bufale più famose (e più credute) è quella riguardante la finta intervista rilasciata all’Huffington Post da Trump, dove si sosteneva come “la Statua della Libertà fosse un invito all’immigrazione sregolata”. Nonostante l’intervista sia stata scritta in modo del tutto satirico alcune testate l’hanno presa per un fatto di cronaca. Rimanendo nell’ambito delle elezioni Americane, molto condivisa su Facebook è stata la notizia (falsa) secondo cui Papa Francesco aveva deciso di appoggiare Donald Trump.

Nemmeno la Brexit è stata immune alle fake news. Chi era per lasciare l’Eurooa ha diffuso la notizia secondo cui il Regno Unito avrebbe potuto risparmiare 350 milioni di sterline a settimana una volta uscita dalla Ue.
Twitter contro le fake news
Contro le fake news, Twitter starebbe lavorando ad un bollino ad hoc. Come scrive il Washington Post, si tratta di una idea già in fase sperimentale e rientra nella strategia della piattaforma di microblogging di bloccare gli ‘abusi’ degli utenti e segnalare immediatamente le bufale.
Proviamo a capire meglio: secondo indiscrezioni del Wahsington Post, Twitter dovrebbe introdurre una specie di pulsante che compare nel menu del microblog, ma non è ancora chiaro come (e se) questa funzionalità possa coinvolgere gli utenti come parte attiva nella verifica della notizia. Il social, infatti, potrebbe sfruttare l’applicazione di un software di intelligenza artificiale che individua segnali inequivocabili.
Anche Facebook prova a combattere le fake news
Intanto, proprio come accennavamo all’inizio, anche Facebook prova a fare la sua parte: il social da due miliardi utenti ha lanciato in alcuni paesi un sistema per identificare più velocemente le notizie false che circolano sulla piattaforma e ha chiuso migliaia di account con contenuti spazzatura. Non solo, ha promosso anche un decalogo contro le bugie in rete:
1. Non ti fidare dei titoli: le notizie false spesso hanno titoli altisonanti scritti tutti in maiuscolo e con ampio uso di punti esclamativi. Se le affermazioni contenute in un titolo ti sembrano esagerate, probabilmente sono false.
2. Guarda bene l’URL: un URL fasullo o molto simile a quello di una fonte attendibile potrebbe indicare che la notizia è falsa. Molti siti di notizie false si fingono siti autentici effettuando cambiamenti minimi agli URL di questi siti. Puoi accedere al sito per confrontare l’URL con quello della forma attendibile.
3. Fai ricerche sulla fonte: assicurati che la notizia sia scritta da una fonte di cui ti fidi e che ha la reputazione di essere attendibile. Se la notizia proviene da un’organizzazione che non conosci, controlla la sezione “Informazioni” della sua Pagina per scoprire di più.

5. Fai attenzione alle foto: le notizie false spesso contengono immagini e video ritoccati. A volte le immagini potrebbero essere autentiche, ma prese fuori contesto. Puoi fare una ricerca dell’immagine o della foto per verificarne l’origine.
6. Controlla le date: le date degli avvenimenti contenuti nelle notizie false potrebbero essere errate e la loro cronologia potrebbe non avere senso.
7. Verifica le testimonianze: controlla le fonti dell’autore per assicurarti che siano attendibili. La mancanza di prove o il riferimento a esperti di cui non viene fatto il nome potrebbe indicare che la notizia è falsa.
8. Controlla se le altre fonti hanno riportato la stessa notizia: se gli stessi avvenimenti non vengono riportati da nessun’altra fonte, la notizia potrebbe essere falsa. Se la notizia viene proposta da fonti che ritieni attendibili, è più probabile che sia vera.
9. La notizia potrebbe essere uno scherzo: a volte può essere difficile distinguere le notizie false da quelle satiriche o scritte per divertire. Controlla se la fonte è nota per le sue parodie e se i dettagli e il tono della notizia ne rilavano lo scopo umoristico.
10. Alcune notizie sono intenzionalmente false: usa le tue capacità critiche quando leggi le notizie online e condividile solo se non hai dubbi sulla loro veridicità.
Un prezzo per ogni fake news
L’ultima ricerca di Trend Micro, “The fake news machine: how propagandists abuse the Internet and manipulate the public”, che ha analizzato i mercati di Cina, Russia, Medio Oriente e Inghilterra, assegna alle fake news un prezzo. Per avere qualche idea, per influenzare gli esiti di un’elezione ci vogliono ben 400mila dollari da investire sui siti specializzati nella creazione e diffusione di fake news. Se si vuole screditare un giornalista, invece, servono 55mila dollari. E ancora: per istigare proteste di strada servono 200mila dollari, mentre per creare una finta celebrità con almeno 300mila follower i vogliono 2.600 dollari. In Cina le finte pubblicità possono essere acquistate per 15 dollari, mentre in Russia con 621 dollari si può posizionare un video sulla homepage di YouTube.
Si tratta dell’altra faccia, quella negativa, della dissusione di internet. Il web “ha offerto l’opportunità di usare il web come uno strumento per influenzare l’opinione pubblica”. E proprio la stessa azienda, qualche mese fa, affermava che il 2017 sarebbe stato l’anno in cui la cyberpropaganda sarebbe diventata una delle maggiori aree di attività cybercriminale. E anche una delle più redditizie.







