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Spazio Italia Capitale Umano

Tutti gli scazzi tra aziende italiane sui fondi per lo spazio

Tra i finanziamenti Asi e Pnrr, l'Italia conta su oltre 7 miliardi di euro di risorse per lo spazio. Ma l'assegnazione non riguardi solo le aziende big, protesta Aipas, associazione delle imprese delle attività spaziali. Che cosa sta succedendo

 

Si sta inaugurando una golden age per la space economy.

Grazie alle risorse del Pnrr, è raddoppiato l’investimento italiano nel settore Spazio: in totale circa 7 miliardi per le aziende italiane del comparto.

“L’aggiunta dei 2,140 miliardi arrivati con il Pnrr per lo spazio ha permesso di varare diversi piani industriali. Un miliardo è riservato alla costellazione Iride di satelliti piccoli e medi per l’osservazione della Terra, altri 800 milioni sono invece rivolti a progetti tecnologici sui quali si sta puntando, in particolare, oltre alle telecomunicazioni quantistiche, la produzione di beni e servizi in orbita, legati a una nuova logistica spaziale. Da aggiungere ci sono i 337,5 milioni riservati al trasporto spaziale”, riassume il giornalista esperto del settore Giovanni Caprara su L’Economia, l’inserto del lunedì del Corriere della Sera.

E infatti la scorsa settimana Avio si è aggiudicata i primi due contratti per implementazione “Next Gen Eu” per i lanciatori spaziali europei. Dunque la società italiana leader nella propulsione spaziale che realizza il vettore Vega guiderà i progetti per i nuovi motori eco-sostenibili per l’accesso allo Spazio.

Gli ordini legati a questi due contratti da 340 milioni di euro sono da spalmare su 4 anni (2023-26). “Tutti i progetti sostenuti dal Pnrr dovranno infatti essere completati entro il 2026”, ricorda Caprara.

E proprio il fattore tempo impensierisce le altre aziende del settore spazio in Italia.

“Speriamo che i tempi di realizzazione stretti non favoriscano l’assegnazione dei progetti solo alle grandi aziende”, ha avvertito su L’Economia Marina Scatena, presidente di Aipas, associazione delle imprese delle attività spaziali. Ovvero una delle tre associazioni industriali italiane del settore insieme ad Aiad (Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza) e Asas (Associazione per i Servizi, le applicazioni e le tecnologie Ict per lo spazio).

Tutti i dettagli.

7 MILIARDI PER LO SPAZIO ITALIANO

“Dal 2019 a oggi le risorse istituzionali a disposizione per lo spazio sono fortemente aumentate: tra gli investimenti fatti alla scorsa ministeriale Esa, le risorse proprie dell’Asi e gli investimenti del Pnrr, più alcuni progetti specifici, oggi l’Italia conta su più di 7 miliardi di euro di risorse” ha sottolineato il presidente dell’Asi (Agenzia Spaziale italiana), Giorgio Saccoccia, intervenendo all’evento “Facciamo Spazio”, organizzato da Class Editori il 22 giugno.

Per Saccoccia “l’Italia è ben posizionata nell’ambito della cosiddetta diplomazia spaziale, mai come oggi il dialogo in Europa tra Italia, Francia e Germania si è rafforzato, in ambito Esa le decisioni le prendiamo veramente insieme. Inoltre l’amministratore della Nasa ha dedicato molta attenzione al contributo italiano e alle possibilità di cooperazione che si rafforzeranno in futuro tramite il programma Artemis”. Come parte del programma Artemis, la Nasa condurrà una missione portando la prima donna e il prossimo uomo sulla superficie lunare, utilizzando il lanciatore Space Launch System (SLS) che trasporterà gli astronauti a bordo della capsula Orion.

Si ricorda infatti che il budget italiano impiegato sullo Spazio poteva già contare su circa 300 milioni di euro per la quota della partecipazione italiana al programma Artemis con la Nasa, rifinanziato nell’ultima legge di bilancio.

LA TABELLA DI MARCIA

Ora, con le nuove risorse, arriva un’occasione imperdibile per l’industria spaziale italiana.

“Le nuove disponibilità finanziarie faranno lievitare le capacità attuali, consolidate a livello nazionale nell’osservazione della Terra, nella sicurezza, e nell’esplorazione — dice a L’Economia Luigi Pasquali, ceo di Telespazio e responsabile delle attività spaziali in Leonardo. Quest’ultima, colosso dell’aerospazio e difesa italiano guidato da Alessandro Profumo, è associata ad Aiad.

“Di certo favoriranno ricadute soprattutto nei servizi e in tempi brevi, perché si farà ricorso a tecnologie note accanto alle nuove” sottolinea Pasquali. E proprio il fattore tempo gioca un ruolo fondamentale dal momento che tutti i progetti legati al Pnrr devono essere completati entro il 2026.

“Il provvedimento attiva un circolo virtuoso, facilitatore di uno sviluppo economico sostenibile” ha evidenziato all’inserto del Corriere Pasquali. Non costruiremo cattedrali nel deserto”.

AIPAS: NO AD ASSEGNAZIONE DEI PROGETTI PER LO SPAZIO SOLO ALLE GRANDI AZIENDE

Ma se da una parte le grandi imprese non vedono l’ora di cominciare, le piccole e medie aziende italiane dello spazio temono di restare escluse.

“Le partecipazioni assegnate dalla Nasa e dall’Esa dimostrano una solida realtà nazionale, un valore dello spazio in Italia che non è da meno della moda nei contributi al Pil”, ha detto a l’Economia Marina Scatena, ceo di Spacedys e presidente di Aipas, l’associazione che raggruppa le pmi (58 aziende tra cui D-Orbit, Exprivia e Sitael).

“Speriamo — ha aggiunto Scatena — che i tempi di realizzazione stretti non favoriscano l’assegnazione dei progetti solo alle grandi aziende, limitando il ricorso prevalentemente a tecnologie note invece che impegnarsi nell’innovazione che arriva soprattutto dalle pmi. Dev’essere un’occasione di ampliamento del comparto. Ma ho due preoccupazioni. La necessità di avere personale qualificato per raggiungere rapidamente gli obiettivi ha già aperto una caccia all’uomo tra le aziende, creando squilibri. Poi, dobbiamo guardare alla sicurezza industriale: cercando ingegneri in India e in Pakistan si potrebbero esportare competenze preziose. E dobbiamo utilizzare le risorse con ragionevolezza per garantire un seguito. O finite le risorse, la fiaba finisce”.

LA POSIZIONE DI ASAS

Una posizione simile già espressa l’anno scorso da Silvano Casini, presidente di Asas–Associazione per i Servizi, le applicazioni e le tecnologie Ict per lo spazio.

“Noto con piacere che la politica italiana crede nello sviluppo dell’economia spaziale, ma vorrei sottolineare alcune problematiche”, ha affermato il presidente di Asas a Spaceeconomy360.

“L’Italia ha mantenuto nell’industria spaziale le posizioni che aveva quindici anni fa, non le ha migliorate. Questo ci rende poco competitivi nell’hardware. È un fattore forse poco evidente, perché di solito l’Italia partecipa ai progetti sui grossi sistemi come parte di grandi programmi europei o di iniziative bilaterali con gli Usa, che alla nostra space economy portano poco valore. Inoltre”, ha proseguito Casini, “le nostre maggiori aziende del settore sono controllate da gruppi stranieri e non hanno la libertà di agire in modo da fare gli investimenti necessari alla space economy italiana. Il mondo della politica dovrebbe tenere conto anche di questi aspetti”.

“La politica trovi il modo di dare supporti validi ed efficienti alle Pmi impegnate nella space economy” ha concluso il presidente di Asas.

Un messaggio quanto mai attuale anche in questo momento.

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