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Tutte le tendenze dell’export italiano. Report Sace

Come cambieranno le tendenze delle esportazioni italiane secondo il rapporto Sace e il ruolo della rivoluzione digitale mercati esteri. Ecco i benefici dell'IA sull'export italiano

 

Le imprese stanno attraversando una nuova “rivoluzione industriale” trainata dalle informazioni e dalla loro elaborazione. In questo senso l’IA e il digitale sono strumenti strategici per la loro crescita, come emerge dal Rapporto Export 2023 di SACE “Il futuro è adesso. Insieme”. Oggi L’IA è presente già in molti settori, è più diffusa tra le imprese con una maggiore propensione al commercio ed è ormai constatato che porti al miglioramento dei modelli di business e di supporto alla proiezione all’export, accrescendo di fatto la produttività delle imprese che ne fanno uso grazie a una più efficace gestione delle catene del valore e a minori costi commerciali. 

IL RUOLO DELL’IA NELL’EXPORT

Come evidenziato anche dalle recenti indagini realizzate presso le imprese italiane dal Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere, ad esempio, circa il 67% delle aziende che investe nelle tecnologie digitali esporta, contro il 44% di quelle che non investono. Per la piena efficacia dell’Industry 4.0 è necessaria non solo la semplice adozione delle tecnologie, ma anche l’innovazione del modello di business dell’azienda: le imprese che investono in 4.0 e innovano il proprio modello di business hanno, infatti, una probabilità di esportare superiore di circa tre volte rispetto a quelle che investono senza modificare il proprio modello (14,5% vs. 5,2%).

NUOVE TECNOLOGIE VOLANO DELL’ECONOMIA

La prima categoria è anche più presente nei mercati internazionali rispetto alle imprese che non investono nel 4.0: in misura più diffusa ci si attende, infatti, che il 47% delle aziende che investono nel 4.0 e che hanno cambiato il proprio modello di business aumenteranno la loro quota di export nel 2023, mentre tra quelle che non investono solo il 30% vedrà aumentare il valore delle proprie esportazioni.

IA, ROBOT ED EXPORT

Grazie a un’evoluta industria manifatturiera e dell’automazione – merito anche di programmi di Industria 4.0. – l’Italia presenta già una forte specializzazione nella combinazione dell’IA con sistemi fisici quali per esempio sensori, impianti di automazione e robot, come sottolineato dai dati dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano.

Il nostro Paese vede un buon grado di applicazione anche nei servizi (dalla sanità alla ricerca e alla finanza fino ai trasporti). Ulteriore slancio sarà dato anche alla sostenibilità ambientale grazie, per esempio, a una sempre più precisa e accurata previsione degli eventi climatici estremi i cui effetti si riflettono su vari settori, uno su tutti, l’agricoltura. Nonostante gli ampi progressi registrati dalle imprese italiane, permangono aree di miglioramento, in particolare nelle Pmi, sia in termini di reperimento delle risorse economiche per finanziare la propria innovazione tecnologica, sia per quanto riguarda la formazione e l’organizzazione del capitale umano.

L’EXPORT ITALIANO IN NUMERI

Lasciando da parte le nuove tecnologie e venendo a una veduta d’insieme, l’export si conferma solido motore di sviluppo dell’economia italiana. Dopo la performance sostenuta registrata lo scorso anno (+20%), attribuibile principalmente alla componente prezzi, le esportazioni di beni nel 2023 cresceranno del 6,8%, superando i 660 miliardi di euro. L’anno prossimo il ritmo rimarrà sostenuto al +4,6% per poi assestarsi al +3,8% medio annuo nel biennio successivo. Un forte impulso all’innovazione è rappresentato dagli investimenti green e in nuove tecnologie, a cui quest’anno il Rapporto dedica un capitolo di approfondimento.

Nel 2023 le vendite italiane di beni oltreconfine supereranno in valore i 660 miliardi di euro grazie a una crescita attesa del 6,8%, dinamica sostenuta seppure fisiologicamente inferiore a quella dei due anni precedenti, per proseguire a un ritmo del +4,6% nel 2024 e del 3,8% medio annuo nel biennio successivo.

Quest’anno è previsto un ritorno del contributo dei volumi alla crescita (+1,3%) – ancora relativamente contenuto, anche per via della debolezza del commercio internazionale – che si intensificherà progressivamente nel triennio successivo.

La quota di mercato italiana a livello mondiale, in crescita nel 2022 dal 2,4% al 2,6%, nel 2023, potrebbe ulteriormente aumentare nonostante un lieve peggioramento atteso della competitività di prezzo complessiva, in linea con Germania e Francia.

Continua la buona performance dell’export di servizi, che, dopo aver superato nel 2022 i valori pre-pandemia, manterrà una crescita robusta anche quest’anno (+7%), per poi tornare su tassi in linea alla media storica superando, al termine del periodo di previsione, i 140 miliardi di euro. La maggiore spinta continuerà a provenire dal comparto del turismo.

DOVE ESPORTIAMO?

Le principali economie come Germania, Stati Uniti, Francia e Cina si confermano le maggiori geografie di riferimento per le vendite italiane, ma ci sono importanti cambiamenti in atto: Paesi del Golfo, India, Thailandia e Vietnam, senza dimenticare Messico, Brasile e Croazia – la new entry dell’Eurozona – presentano opportunità sempre più significative per il nostro export. Fra i principali mercati di destinazione la maggiore spinta è attesa dalla Cina (+17% nel 2023), la cui completa riapertura dopo anni di restrizioni anti-Covid rappresenta un beneficio per i settori industriali non solo cinesi, ma anche di quei Paesi ben inseriti nelle sue catene di approvvigionamento; Pechino, insieme a Nuova Delhi, farà da traino a tutta l’area asiatica e, di riflesso, a quella mondiale. L’India (+10,3% nel 2023), infatti, si conferma tra i mercati in maggiore espansione per l’export italiano di beni grazie all’importante evoluzione del suo sistema produttivo, già in atto da diversi anni e sulla quale il governo appare intenzionato a puntare con decisione.

L’andamento delle vendite italiane risentirà inoltre positivamente della robusta crescita economica del Vietnam, mercato che vedrà una crescita del nostro export dell’8,1% nel 2023 e del 6,5% nel 2024, favorita da un contesto politico stabile e dal crescente ruolo di hub manifatturiero nella regione. L’insorgere del conflitto russo-ucraino ha accelerato il riassetto energetico dello scacchiere internazionale, favorendo le economie del Golfo che hanno potuto stanziare ulteriori e consistenti risorse per piani d’investimento finalizzati alla diversificazione produttiva, con effetti positivi anche per la domanda di beni italiani, in particolare in Arabia Saudita (+15,6%) ed Emirati Arabi Uniti (+10%), dove il nostro export mostra tassi di crescita a doppia cifra quest’anno e non inferiore al 5% per il 2024. In America Latina, Messico e Brasile, oltre a essere i due principali mercati, sono tra le geografie con prospettive di domanda più favorevoli.

Il Messico (+8,4%), unico Paese davvero manifatturiero dell’area, si trova oggi in una posizione molto più centrale nello scenario regionale e globale ed è rafforzato anche dal fenomeno del nearshoring, in atto dallo scorso anno. L’ambizione del Brasile (+7,2%) di aumentare il peso del comparto manifatturiero sul totale del valore aggiunto stimolerà le nostre vendite. Anche la Croazia (+14,4%), entrata nell’Eurozona a gennaio 2023, geografia a noi prossima e porta d’ingresso alla regione balcanica, rappresenterà un mercato di opportunità.

L’IRA DI BIDEN

Infine, le grandi dimensioni del mercato interno e l’indipendenza energetica continuano a imprimere una discreta performance dell’economia degli Stati Uniti, che si rafforzerà ulteriormente grazie alla spinta che l’Inflation Reduction Act imprimerà a molti settori con risvolti positivi anche per il nostro export (+6%). Le nostre imprese potranno, infatti, beneficiare degli ingenti investimenti del piano, non solo investendo direttamente nel mercato statunitense ma anche allacciando contratti di fornitura in loco con clienti lungo l’intera catena di valore.

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