Il rapporto tra tecnologia, democrazia e libertà, la protezione dei dati personali e la sovranità digitale, la regolazione europea e italiana dei mercati e dei servizi e l’intelligenza artificiale. Sono solo alcuni degli argomenti chiave su cui si concentra il libro dal titolo “Lo Stato digitale” (Il Mulino) scritto dalla professoressa di Diritto amministrativo della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma Tre, Luisa Torchia. Il volume è stato presentato al Centro Studi Americani, a Roma, nel corso del dibattito promosso da Fondazione Lottomatica.
L’EVENTO DI PRESENTAZIONE
All’iniziativa hanno partecipato come relatori, oltre all’autrice, il costituzionalista e componente dell’Advisory Board di Fondazione Lottomatica Alfonso Celotto, il direttore generale di Assonime Stefano Firpo, il direttore generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale Bruno Frattasi e il vicepresidente di Confindustria per il Digitale Agostino Santoni. Il dibattito è stato aperto dalle considerazioni introduttive del direttore del Centro Studi Americani Roberto Sgalla e del presidente di Fondazione Lottomatica Riccardo Capecchi e moderato dal capo della redazione romana di Class CNBC Janina Landau. L’incontro è stato il primo appuntamento del nuovo ciclo di eventi e presentazioni di libri organizzato da Fondazione Lottomatica per approfondire i temi dello sviluppo sostenibile e digitale e dell’attualità sociale ed economica italiana e internazionale.
IL GDPR DA AGGIORNARE SECONDO SANTONI
Il dibattito è entrato nel vivo con l’intervento di Santoni, secondo il quale “il digitale può rendere l’Italia più inclusiva e competitiva e costituire uno straordinario driver per l’utilizzo dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Il vicepresidente di Confindustria ha quindi sottolineato la rilevanza dell’economia dei dati: “Può essere il modo in cui l’Europa si differenzia dal resto del mondo”, ha commentato, prima di aggiungere che, a suo avviso, l’esempio da seguire a tal proposito è quello rappresentato da Gaia-X. Chiusura dedicata al GDPR che per Santoni andrebbe aggiornato: “E’ stato pensato prima dell’intelligenza artificiale, prima di ChatGTP: credo occorra ragionare su come rinnovarlo”.
PER UNA RINNOVATA CULTURA DELLA SICUREZZA INFORMATICA
Sull’importanza della cybersecurity sia in ottica Paese che per le singole aziende si è invece concentrato Frattasi, arrivato di recente alla guida dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale con il ruolo di direttore generale. Il prefetto ha evidenziato la rilevanza ormai assoluta di questo tema e ricordato alcuni attacchi recenti, come quelli subiti ad esempio “da alcune grandi società pubbliche del trasporto urbano che per alcune ore hanno registrato disservizi online”. E il danno che ne deriva – ha osservato – “non è soltanto economico, ma anche reputazionale e di immagine, destinato a rimanere nella memoria dei cittadini e degli utenti e che, pertanto, non può essere banalizzato”. La priorità – ha affermato ancora Frattasi – è quella di dare un contributo alla “costruzione di una cultura della sicurezza informatica, che deve riguardare tutti gli operatori pubblici e privati”. E “occorre investire molte risorse in questa direzione”, ha concluso.
PRIORITA’ CLOUD
Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Firpo, già capo di gabinetto del ministero per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale guidato da Vittorio Colao. Il direttore generale di Assonime ha sottolineato come sia “fondamentale dotarsi di infrastrutture cloud: bisogna partire da questa considerazione, altrimenti si va poco lontani”. Si tratta di riuscire a stabilire, secondo le sue parole, come “tradurre il codice dell’amministrazione digitale in implementazioni che aiutino a progredire sul fronte della digitalizzazione della pubblicazione amministrazione”. Quanto all’Europa – ha concluso – bisogna riconoscere che “si è data molto da fare su questo fronte. Sta provando a usare le regole per creare competitività: un esperimento molto ambizioso perché il gap da colmare è ancora molto ampio”.
COME REGOLARE L’INNOVAZIONE?
Nel commentare gli spunti emersi nel corso della discussione, Torchia ha osservato come quella utilizzata di Stato digitale sia una formula evocativa, che mira a mettere insieme due fenomeni: “Da una parte lo Stato che regola a monte e dall’altra lo Stato che applica la tecnologia per disciplinare gli effetti che la stessa inevitabilmente produce sull’economia, sulla società e sulla politica”. Dal primo punto di vista – ha argomentato la professoressa – “la sfida maggiore è senza dubbio quella del cloud, che non è solo un viaggio da una destinazione a un’altra” ma che persegue anche l’obiettivo “di ridisegnare i procedimenti amministrativi”. Poi c’è la questione che riguarda le modalità di regolazione dell’innovazione, che “è molto complicata da svolgere ex ante”. “Il diritto inventa continuamente nuove norme, come ad esempio l’oblio, la privacy o la connessione”, ha affermato ancora Torchia. Che poi ha concluso: “Si sta creando una sorta di costituzionalismo digitale”.
LE REGOLE NON BASTANO
Al termine dell’iniziativa, Celotto ha tirato le fila del dibattito e sintetizzato gli spunti emersi nel corso della discussione. “Le regole non sono sufficienti, servono anche conoscenza ed educazione”, ha commentato il costituzionalista, che poi ha aggiunto: “Gli utenti devono essere messi nelle condizioni di avere maggiore consapevolezza sul tema”. E poi – ha rilevato ancora – “lo Stato di per sé non può essere in grado di regolare tutto. Si tratta di un fenomeno in costante e rapidissima evoluzione”. “La formazione è decisiva”, ha concluso.