Sono giorni particolarmente intensi per Apple, letteralmente travolta dai dazi voluti da Donald Trump. Mentre le diplomazie delle due superpotenze sembrano avere ottenuto risultati insperati dalla maratona negoziale di due giorni a Ginevra col risultato di aver disinnescato almeno per il momento le conseguenze dei balzelli al 145% che Washington aveva sferrato contro il made in China e delle tariffe al 125% sui prodotti americani sfoderate in risposta da Pechino, la Big Tech statunitense non ha perso tempo, attivando comunque una serie di contromisure, molte delle quali hanno un minimo comune multiplo: accelerare il trasloco della propria filiera dalla Cina all’India.
I CARGO ECCEZIONALI
Una primissima conseguenza della guerra commerciale che Trump ha scatenato dal giardino delle rose a inizio aprile riguarda il fatto che Apple ha organizzato una serie di voli cargo per trasportare dagli stabilimenti asiatici agli Stati Uniti circa 600 tonnellate di iPhone – pari a circa 1,5 milioni di unità – così da diminuire l’esposizione delle merci ai dazi imposti da Trump e non essere costretta a prendere nell’immediato impopolari decisioni su eventuali aumenti dei listini.
Secondo quanto riportato da Reuters e confermato da fonti ufficiali a The Times of India, Cupertino aveva accelerato le spedizioni aeree durante l’ultima settimana di marzo, facendo decollare cinque aerei in soli tre giorni, in vista dell’entrata in vigore, il 5 aprile, della tariffa “reciproca” del 10% sui prodotti provenienti da Paesi asiatici, tra cui l’India (ma non la Cina, al momento bersaglio di ben altre tariffe).
ANCHE I FORNITORI TRASLOCANO
Naturalmente l’aumento delle spedizioni, effettuato da molte multinazionali più o meno in ogni campo, è solo una misura tampone utile ad aumentare le scorte statunitensi nella speranza che, nel mentre, la diplomazia riuscisse a ridurre il peso dei nuovi balzelli, come effettivamente è stato. Ma non può essere la sola risposta al tema dei dazi, che potrebbero tornare a zavorrare gli scambi commerciali nel 2025: per questo Apple, già impegnata da tempo a trasferire le proprie attività dalla Cina all’India, sta ridisegnando le proprie filiere asiatiche. E i fornitori seguono a ruota.
JABIL APRE UN SECONDO HUB PER LE SCOCCHE DEGLI AIRPODS
Secondo quanto riportato daThe Economic Times e ripreso da DigiTime Asia, Jabil, azienda statunitense nota essenzialmente per essere uno dei principali fornitori di Apple, sarebbe prossima ad aprire secondo stabilimento per la produzione delle scocche in plastica degli AirPods. La realtà hi-tech californiana ha già un impianto a Pune, nel cuore della Ranjangaon Maharashtra Industrial Development Corporation Zone, dove produce involucri plastici per gli auricolari wireless di Apple.
Ora i nuovi piani indiani prevedono la creazione di un nuovo impianto a Tiruchirappalli, nello stato del Tamil Nadu. Secondo le indiscrezioni di stampa, alcuni rappresentanti di Jabil avrebbero recentemente incontrato il governo locale del Tamil Nadu per discutere l’espansione della realtà americana nell’area che, per ovvi motivi, dovrà essere completata a stretto giro.
I DAZI STRAVOLGONO I PIANI DI APPLE
A causa della morsa a tenaglia della Casa Bianca, Apple sembra sempre più orientata a rivedere le proprie strategie produttive. Oltre alla promessa di un maxi investimento che Trump è riuscito a strappare a Cupertino per l’espansione delle attività della Mela morsicata in Michigan, Texas, California, Arizona, Nevada, Iowa, Oregon, North Carolina e Washington, con l’assunzione di 20mila persone, la Big Tech americana sta cambiando la geografia delle filiere alla velocità della luce. Sembra destinata a restare insoddisfatta, invece, la richiesta che Trump aveva fatto pervenire tramite una sua portavoce di localizzare interamente negli Usa la produzione dei device Apple.
LE ALTRE MOSSE INDIANE
Un nuovo stabilimento della Tata Electronics a Hosur, nello stato del Tamil Nadu, nell’India meridionale nelle ultime settimane avrebbe avviato la produzione di smartphone ma potrebbe contare su di un’unica linea, mentre un altro impianto da 2,6 miliardi di dollari gestito dalla taiwanese Foxconn a Bengaluru, nello stato del Karnataka, dovrebbe iniziare le spedizioni proprio in questi giorni.
Ma tutto ciò potrebbe comunque non bastare. Si rincorrono con sempre maggiore insistenza le voci secondo le quali Apple starebbe valutando la possibilità di aumentare i prezzi in vista della prossima linea di iPhone 17, prevista per l’autunno. Per il Wall Street Journal si tratterebbe di una opzione ormai inevitabile, finalizzata a compensare l’aumento dei costi di produzione.