Nel 2026 lo standard di memoria Ram negli smartphone potrebbe diventare quello da 8 GB che al giorno d’oggi rappresenta certamente il taglio scartato con maggior frequenza dal consumatore accorto che preferisce capienze maggiori. Tutta colpa, vaticina chi è del settore, di quella enorme fame di memorie che potrebbe bissare quanto accaduto subito dopo la pandemia con la crisi di tutti i semiconduttori che ebbe come conseguenze il rinvio di diversi modelli d’auto e la sparizione dal mercato della console PlayStation 5 fresca di debutto, per limitarci ai casi maggiormente eclatanti.
UN MONDO AFFAMATO DI RAM
Come già raccontato in precedenza, il mondo sembra sull’orlo di una ennesima infiammata dei prezzi dei prodotti hi-tech, con conseguenze a cascata un po’ in tutti i settori: sul fronte del mercato di più ampio consumo, ovvero quello dei cellulari, la società di analisi Idc prevede che la carenza di Dram porterà nel 2026 a un calo delle vendite di smartphone e a un aumento medio dei prezzi di circa 9 dollari.
E dato che il mercato di questo tipo di device non può subire flessioni considerati i soldi in ballo, secondo gli ultimi report pare che si farà di necessità virtù con perfino i top di gamma con 16 GB di Ram introvabili e una distinzione di soli 4 GB a rappresentare il salto di categoria, dato che i modelli più comuni monteranno un chip da 8 GB e tutti gli altri da 12.
Chi dunque pensava che nel 2026 sarebbero diventati la norma i modelli a 24 GB, quasi “necessari” visto l’apporto sempre maggiore e sempre più dispendioso in termini di risorse delle Intelligenze artificiali di bordo destinate a diventare agentiche, potrebbe sbagliarsi.
SI FARÀ DI PIÙ CON MENO?
Ma c’è pure la possibilità che, senz’altro non nell’immediato, si abbiano interventi lato software che ottimizzino le memorie a disposizione del sistema operativo e delle applicazioni per riuscire a fare di più con poco. Bisognerà naturalmente attendere, perciò chi vuole cambiare smartphone e vuole tagli di giga particolarmente sostanziosi dovrebbe affrettarsi, dopo sarà meglio aspettare le patch di sistema che ottimizzeranno il funzionamento anche con soli 8 GB.
Anche perché secondo alcuni analisti la crisi delle Ram / Dram potrebbe essere così drammatica che i produttori potrebbero decidere di rivolgersi persino a tagli da 4 e da 6 GB che oggi non vengono presi in considerazione. In questo modo ci sarebbe però margine di manovra per mantenere a prezzi accettabili i dispositivi “entry level” anche se bisognerà valutarne le prestazioni, considerato il fatto che oggigiorno ormai ciascuno smartphone è un piccolo computer col quale – volendo – è persino possibile lavorare.
IL PETROLIO DEL TERZO MILLENNIO?
Per avere una idea migliore della situazione di crisi in cui versa il comparto e dell’estrema volatilità dei prezzi delle memorie oggigiorno, è stato documentato in diversi negozi statunitensi che ormai non vengono nemmeno più affissi i cartellini con prezzo di questi preziosi componenti per device in quanto verrebbero ritoccati ora dopo ora, rendendo l’etichetta obsoleta appena apposta.
ANCHE I VIDEOGIOCHI SOFFRONO
La fame di memoria è destinata a investire un altro mercato rilevante dal valore di quasi 200 miliardi di dollari a livello mondiale (contro i 550 miliardi del settore smartphone): quello dei videogiochi.
Come si anticipava nei giorni scorsi, Microsoft potrebbe nuovamente aumentare i prezzi delle sue console, le Xbox Series X|S mentre le azioni di Nintendo nell’ultimo periodo hanno iniziato a perdere valore nonostante le ottime vendite della sua recente piattaforma, la Switch 2, proprio perché le memorie montate costano sempre di più (nell’ultimo quadrimestre si è assistito a un balzo di circa il 41% per i moduli LPDDR5X da 12 GB utilizzati nella Switch 2, mentre i 256 GB di memoria flash NAND sono aumentati di circa l’8%), erodendo i margini della Casa di Kyoto.
Anche in questo caso perciò il produttore nipponico sarà chiamato a decidere se aumentare i costi al pubblico oppure se ridurre l’offerta tecnologica della propria Switch 2 stando però attento a non creare utenti di serie B dato che le prestazioni dovranno restare invariate.
Il medesimo cruccio è vissuto in queste ore con ogni probabilità da Valve, tenutaria del negozio online per antonomasia, Steam e soprattutto alle prese con il lancio della sua prima vera console da salotto: Steam Machine.
Secondo le stime iniziali, la nuova macchina in base alla tecnologia di bordo avrebbe dovuto affacciarsi sul mercato a un prezzo di lancio compreso tra 650 e 750 dollari, ma ora tale cifra rischia di lievitare e non poco, considerati i rincari delle memorie.
IL CROLLO DELLE VENDITE DELLE SCHEDE MADRI
A soffrire è ovviamente pure il mercato della componentistica per computer. Secondo il sito asiatico Hkepc, benché non ci siano ancora le trimestrali per ufficializzare tali numeri, i principali produttori di schede madri, tra cui Msi, Gigabyte e Asus, avrebbero visto le vendite crollare fino al 50% rispetto ai dati di novembre e dicembre 2024.
COME SI MUOVONO I COLOSSI
Secondo voci di corridoio, Amd avrebbe già comunicato ai partner un aumento del 10% sulle schede video nel 2026 mentre Nvidia potrebbe persino annullare il lancio della serie RTX 50 Super a causa dell’aumento dei costi della memoria GDDR7.
Parallelamente il colosso sudcoreano Samsung, tra i principali player del mercato, starebbe proponendo ai propri clienti banchi di Ram con un aumento dei prezzi che avrebbe ormai superato, secondo quanto riportato da alcune testate, il 100% rispetto al recente passato con la conseguenza piuttosto scontata di vedere impennare sugli scaffali dei negozi di elettronica i listini rivolti al grande pubblico.
COME MAI IL MONDO HA FAME DI RAM?
Secondo alcuni analisti, a sparigliare le carte sarebbe stato il contratto siglato a ottobre proprio tra i giganti sudcoreani dei chip Samsung e Sk Hynix per garantire a OpenAi, software house di Sam Altman principalmente nota per ChatGpt, quasi la metà della produzione mondiale di Dram.
Non è un caso che l’americana Micron Technology abbia annunciato proprio in questo periodo la chiusura definitiva del marchio Crucial che si riferiva al comparto consumer per focalizzarsi esclusivamente come fornitore dei datacenter per intelligenza artificiale aziendale.
Tutte queste memorie saranno indirizzate a sostenere e alimentare i data center del colossale progetto Stargate voluto da Trump e che dunque non può ammettere slittamenti. Una mossa che ora rischia di lasciare a corto di memorie volatili tutte le altre aziende investendo una pluralità di settori.
CHI RESTA OTTIMISTA
Edward Crisler, responsabile pubbliche relazioni di Sapphire Technology, azienda che si occupa di schede madri e Gpu, intervenuto in un podcast di Hardware Unboxed, sostiene al contrario che la crisi attuale delle Ram sia in realtà dovuta più a timori di mercato che non a un’effettiva carenza di unità. Per questo ritiene che tra 6 o 8 mesi i prezzi dovrebbero tornare a scendere. Significherebbe comunque dover arrivare alla prossima estate, che farà fino ad allora il mondo dell’hi-tech?




