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Ponte San Giorgio

Tutta la tecnologia del ponte San Giorgio di Genova

I dettagli sulle tecnologie usate per il ponte San Giorgio di Genova

Non sarà il “ponte ristorante” che sognava l’ex ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli, ma anche il nuovo ponte San Giorgio, disegnato da Renzo Piano e che l’archistar ha regalato alla città di Genova per ricollegare la Liguria di levante a quella di ponente a seguito del crollo del viadotto sul Polcevera conosciuto come “Morandi”, ha tecnologia da vendere.

IL PONTE SAN GIORGIO IN NUMERI

Partiamo dai numeri che caratterizzano la nuova opera (qui la scheda tecnica ufficiale). Il Ponte San Giorgio è costituito da un impalcato in acciaio, con una travata continua di lunghezza totale pari a 1067 metri suddivisa in 19 campate così suddivise: 14 in acciaio-calcestruzzo da 50 metri, 3 campate in acciaio-calcestruzzo da 100 metri (una di queste scavalca il torrente Polcevera che dà il nome alla valle), una campata in acciaio-calcestruzzo da 40,9 metri e un’ultima campata in acciaio-calcestruzzo da 26,27 metri. Il nuovo ponte San Giorgio è sorretto da 18 pile in cemento armato di “sezione ellittica a sagoma costante”. Le dimensioni esterne delle pile (9,50 x 4,00 metri) sono le stesse sia per le campate da 50 che da 100 metri, per “garantire l’uniformità prospettica dell’opera e la velocità di realizzazione grazie all’utilizzo di una sola tipologia di cassero esterno”.

ponte San Giorgio
Una infografica del nuovo ponte San Giorgio

LA TECNOLOGIA ALLA BASE DEL PONTE

Realizzato in tempo record per dare viabilità a una Regione con poche strade e pochi collegamenti, ma che vive del traffico merci del porto di Genova, il ponte San Giorgio ha comunque alcune caratteristiche innovative che, a oggi, lo rendono un unicum nel panorama italiano. Anzitutto, è stato installato uno speciale sistema di deumidificazione per evitare la formazione di condensa salina e limitare i danni da corrosione dell’aria salmastra spinta nella valle dai venti. Non dimentichiamo che proprio la corrosione potrebbe essere all’origine – starà alla magistratura accertarlo, assieme a eventuali responsabilità dovute alla negligenza e imperizia di chi lo aveva in gestione – del crollo del precedente viadotto sul Polcevera.

DUE ROBOT PER VALUTARNE LO STATO

Due robot, che gli automobilisti potranno scorgere oltre il guard rail perché di colore giallo acceso, sono posizionati sotto il ponte, pronti a percorrerlo da un lato all’altro senza interrompere il traffico in quanto agganciati a binari ancorati sotto la carreggiata, con lo scopo di effettuare radiografie della struttura. La loro vista a raggi X dirà in tempo reale se il ponte San Giorgio inizia ad avere bisogno di interventi, senza la necessità di inviare sul posto squadre per l’ispezione che dovrebbero montare impalcature aeree e bloccare parzialmente la carreggiata. Il lavoro dei due robot farà il paio con i dati racconti dai sensori intelligenti capaci di percepire scostamenti millimetrici. La creazione del ponte San Giorgio è stata accompagnata dall’inaugurazione di una banca dati che, spiegano dal consorzio Per Genova, costituito da Fincantieri Infrastructure e Webuild per la progettazione e la costruzione del viadotto Polcevera dell’autostrada A10 – potrà essere studiata e monitorata costantemente, e utilizzata come base per la progettazione futura di infrastrutture della stessa tipologia”

UN PONTE SOSTENIBILE

Renzo Piano ha voluto che la forma dell’impalcato del ponte San Giorgio richiamasse la carena di una nave, e la riduzione graduale della sezione verso le estremità del ponte ne attenuasse l’impatto visivo, migliorando l’estetica di una vallata funestata dalle costruzioni del boom economico del secolo scorso. L’utilizzo di un colore chiaro per la verniciatura degli elementi in acciaio rende il ponte luminoso al sole del mattino che si riverbera sul mar Ligure, armonizzando la sua presenza nel paesaggio. “Semplice e parsimonioso, ma non banale. Sembrerà una nave ormeggiata nella valle; un ponte in acciaio chiaro e luminoso. Di giorno rifletterà la luce del sole ed assorbirà energia solare e di notte la restituirà. Sarà un ponte sobrio, nel rispetto del carattere dei genovesi”, queste le parole dell’archistar Renzo Piano al momento della presentazione del progetto. La sostenibilità ambientale è assicurata dai pannelli fotovoltaici, che produrranno l’energia necessaria per il funzionamento dei sistemi del ponte San Giorgio: dall’illuminazione – 43 lampioni, uno per ogni vittima del ponte Morandi -, alla sensoristica, passando per gli impianti che mantengono in vita la centrale operativa.

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