Skip to content

playstation 5 dazi

Trump giochicchia coi dazi e la PlayStation 5 aumenta di prezzo

Sony ha ritoccato i prezzi della sua console PlayStation 5 per la terza volta in quattro anni: il primo aumento per la guerra dei chip, ora per i dazi di Trump. Si tratta di un unicum nella storia videoludica dato che col tempo i listini sono destinati a scendere, non a salire. E le associazioni di riferimento avvertono la Casa Bianca: i protezionismi rischiano di danneggiare le software house americane

Tanto tuonò che piovve. Da oggi, giovedì 21 agosto, gli americani che vorranno comprare una PlayStation 5 dovranno sborsare 50 dollari in più. Si tratta del costo dei dazi che Donald Trump fa pagare alla multinazionale nipponica Sony alle frontiere degli States e che i giapponesi hanno – comprensibilmente – deciso di rovesciare sulla propria platea.

 

SARA’ LA VOLTA BUONA PER XBOX DI MICROSOFT? (DIFFICILE…)

Una mossa, quella di Donald Trump, che potrebbe tirare la volata all’americana Microsoft, che da sempre insegue con le sue Xbox, senza mai riuscire ad agguantarle, le rivali del Sol Levante, Nintendo e appunto Sony. Il divario si è fatto negli anni così importante che da Redmond prima hanno smesso di dettagliare i dati di vendita delle Xbox, quindi hanno deciso di imprimere una svolta multipiattaforma ai titoli prodotti in house, limitando al massimo le esclusive.

La pagina social di una delle più note catene di distribuzione di videogiochi

I DAZI PESANO SUL PREZZO DI PLAYSTATION 5

“Come molte aziende globali, continuiamo a navigare in un contesto economico difficile – ha spiegato in una nota la vicepresidente Global Marketing di Sony, Isabelle Tomatis – di conseguenza, abbiamo preso la difficile decisione di aumentare il prezzo di vendita consigliato per le console PlayStation 5 negli Stati Uniti a partire dal 21 agosto”.

 

I NUOVI LISTINI DI PS5 NEGLI USA

Il prezzo di vendita consigliato aggiornato passa da 499,99 a 549,99 dollari per la Playstation 5; da 459,99 a 499,99 dollari per la PlayStation 5 Digital Edition; da 699,99 a 749,99 dollari per la PlayStation 5 Pro. Da Sony si sottolinea che, a prescindere dai dazi di Trump, “i prezzi di vendita consigliati per gli accessori per PlayStation 5 rimangono invariati e non abbiamo altre variazioni di prezzo da annunciare per altri mercati”.

TRE AUMENTI IN QUATTRO ANNI

Questo ritocco dei prezzi di PlayStation 5 dovuto ai dazi è il terzo in appena quattro anni ed è probabilmente indicativo del singolare momento storico vissuto dall’economia mondiale: il primo, nel 2022, era dovuto alla guerra dei chip, un unicum nella storia commerciale dei videogame dato che solitamente i prodotti invecchiando vedono il valore diminuire.

L’ESA CONTRO I DAZI

Se il prezzo delle console dovesse continuare ad aumentare potrebbe entrare in crisi un intero mercato che ha il proprio baricentro negli Usa, dato il gran numero di software house che sviluppano videogame.

 

Non a caso l’Entertainment Software Association, l’associazione che riunisce i creativi dell’industria statunitense, da tempo ripete che i protezionismi sui quali Trump fa poggiare le proprie teorie economiche rischiano di tramutarsi in boomerang per l’intero comparto e, soprattutto, per gli statunitensi: “Nel 2024 – avverte l’Esa – le vendite di videogiochi negli Stati Uniti hanno totalizzato 58,7 miliardi di dollari, di cui circa 5 miliardi spesi in hardware e console. Negli Stati Uniti, l’industria dei videogiochi sostiene direttamente e indirettamente oltre 350.000 posti di lavoro. Lo stipendio medio nel settore dei videogiochi è di 168.600 dollari, più del doppio dello stipendio medio nazionale. Nel 2023 l’industria dei videogiochi ha generato 14,4 miliardi di dollari in tasse federali, statali e locali”, viene ricordato per sottolineare il contributo del settore al benessere statunitense.

 

Per questo, per l’Esa, la Casa Bianca dovrebbe soppesare le conseguenze dei dazi: “Le tariffe sui prodotti dei videogiochi colpiranno la maggior parte degli americani”. E, ancora: “L’imposizione di dazi sull’hardware e sul software per videogiochi danneggerà i consumatori americani e l’economia del Paese”.

 

Aubrey Quinn, portavoce dell’Entertainment Software Association, raggiunta dalla testata di settore statunitense Ign, qualche settimana fa aveva ammonito: “Anche le aziende americane stanno ricevendo prodotti che devono oltrepassare i confini americani per realizzare le console, per realizzare i videogiochi. E quindi ci sarà un impatto reale indipendentemente dall’azienda. […] Ci sarà un impatto sull’intero settore”. Ma Trump al suo solito ha tirato dritto.

Torna su