Rete unica sì o rete unica no? La questione è quasi esistenziale per le reti infrastrutturali del nostro Paese. Da mesi sui tavoli aziendali e istituzionali c’è l’ipotesi di una convergenza tra la rete di Tim e quella di Open Fiber, ma le questioni da risolvere sono ancora numerose. Ecco le ultime novità.
LA POSIZIONE DI BASSANINI
Franco Bassanini, presidente di Open Fiber, come fondatore e presidente del centro studi Astrid, ha pubblicato un paper in cui elenca e approfondisce i vantaggi della rete unica a guida Cdp (Cassa depositi e prestiti, che controlla Open Fiber con Enel ed è azionista di Tim).
Ecco uno dei passaggi salienti delle conclusioni del paper scritto dall’ex ministro ed ex presidente di Cdp: “La società della infrastruttura unica non verticalmente integrata – suscettibile di attrarre investitori di lungo termine interessati all’asset class della fibra (per la quale c’è oggi crescente appetito) – sarebbe invece in condizione di imprimere una forte accelerazione agli investimenti nella realizzazione della rete di ultima generazione (FTTH e infrastruttura passiva della rete 5G), che rappresenta un fattore decisivo per la crescita e la competitività del Paese nella Gigabit Society dei prossimi anni”.
L’INTERVISTA DI GUBITOSI
Diversa l’impostazione di Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Tim, che oggi al Sole 24 Ore ha commentato così l’idea di Bassanini: “Mi limito a dire che in tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Corea fino alla Germania e al Brasile, il modello di riferimento è quello di un operatore integrato, che in Italia significa Tim”.
CHE COSA HA DETTO GUBITOSI AL SOLE 24 ORE
Il controllo di Tim rappresenterebbe un bene per l’infrastruttura e per il Paese, secondo il numero uno del gruppo ex monopolista: “Le tecnologie sono numerose, evolvono rapidamente, vanno integrate, hanno bisogno di economie di scala e competenze”, ha aggiunto Gubitosi: “Le reti devono soddisfare le esigenze dei clienti e solo un operatore integrato può conoscere veramente di cosa ha bisogno il cliente finale. Basta vedere che dove non c’è Tim le diseguaglianze nell’accesso alla rete si riducono più lentamente rispetto alle aree dove Tim può operare liberamente. Eliminare gli squilibri è l’obiettivo più importante da raggiungere e preferisco un approccio al tema pragmatico e fattivo piuttosto che ideologico”.
LA POSIZIONE DI ASATI
Della stessa posizione di Gubitosi è Asati, associazione dei piccoli azionisti Telecom Italia, che guarda – come ha detto ieri – con “una certa apprensione” alle dichiarazioni di Bassanini (qui l’articolo di Start con la posizione dell’associazione presieduta da Franco Lombardi).
“Affidare a un unico soggetto come Tim il controllo dell’infrastruttura consente, a nostro avviso, di massimizzare sinergie industriali e ritorni sugli investimenti facendo leva su un ampio ventaglio di soluzioni (rame, fixed-wireless-access, FTTC, FTTH e 5G) di cui Tim dispone in tutto il territorio nazionale, e di offrire la migliori tecnologie nelle diverse aree del Paese grazie ad una consolidata e capillare presenza, ma anche all’esperienza delle sue persone, vero e principale asset di Tim”, ha spiegato Asati.
LA POSIZIONE DEI SINDACATI
A fare eco alle parole che si leggono sulla nota di Asati anche i sindacati di Tim.
“Mentre assistiamo al lavoro importantissimo messo in atto dall’Ad Tim Gubitosi e dal suo management finalizzato a dare un serio rilancio a tutto il Gruppo Tim, in Italia si continuano a fare dibattiti sul tema della rete in un’ottica penalizzante per Tim.; si continuano a dare soluzioni parziali senza mai aver speso una parola sulla privatizzazione sbagliata avvenuta in tempi in cui lo stesso Bassanini stava al Governo”, evidenzia il segretario generale d i Uilcom, Salvo Ugliarolo.
“Per quanto ci riguarda la rete deve stare sotto il controllo di Tim e bene sta facendo Gubitosi a lavorare per unire le infrastrutture di Open Fiber con quella dell’operatore ex monopolista. Noi della Uilcom abbiamo sempre espresso la ns. contrarietà a scelte penalizzanti per Tim e, di conseguenza, per i suoi lavoratori che, purtroppo, ancora ricordano le scelte subite a causa della politica. Ci auguriamo – conclude Ugliarolo, che chi dovrà decidere tenga sempre conto delle ricadute sociali di certe scelte che, soprattutto in questo settore, andranno ad incidere più che mai nella vita dei lavoratori e dei cittadini italiani”, ha aggiunto Ugliarolo.
ALDO BISIO (VODAFONE) APPOGGIA BASSANINI
La posizione di Bassanini ha trovato nei giorni scorsi l’appoggio Aldo Bisio, amministratore delegato di Vodafone Italia: “L’Italia è sempre stata privata di una concorrenza infrastrutturale. E’ possibile una fusione delle reti con attenzione alla governance e al fatto che l’incumbent non abbia il controllo, che deve essere wholesale only”.
L’OSTACOLO UE
Ma la rete unica tra Tim ed Open Fiber trova un ostacolo a Bruxelles? Secondo quanto svelato oggi dal Sole 24 Ore, infatti, la Commissione Ue avrebbe scritto una lettera allo Stato italiano chiedendo delucidazioni circa le norme italiane in caso di aggregazione volontaria delle reti in fibra.
I PREZZI ALL’INGROSSO
Quello che preoccupa la Commissione, si legge nella lettera, sarebbe l’articolo che prevede in caso di “rete unica wholesale only” degli “adeguati meccanismi incentivanti di remunerazione del capitale investito” da parte di Agcom, che terrebbero “conto di una serie di elementi esplicitamente elencati quali i costi storici, la forza lavoro esistente e le migliori pratiche in altri settori”.
La cosa si tradurrebbe in prezzi dei servizi all’ingrosso più alti del normale, secondo la Commissione, e questo sarebbe potenzialmente in conflitto con il quadro regolatorio comunitario. Agcom, secondo le norme Ue, potrebbe infatti fissare i prezzi dei servizi all’ingrosso equi e ragionevoli, solo sulla base delle linee guida previste dal Codice delle comunicazioni .
L’INDIPENDENZA DI AGCOM
Non solo. Nella lettera, la Commissione chiede informazioni allo Stato Italiano su come “l’Agcom sia in grado di svolgere un’analisi di mercato caso per caso prima di definire e imporre eventuali e appropriati obblighi, compresi obblighi di controllo dei prezzi, senza che ciò sia predeterminato dalla legislazione nazionale”, si legge nella lettera.