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Threads 1 – Twitter 0: Zuckerberg mette al tappeto Musk?

Puoi anche avere milioni di follower ma se solo poche decine di utenti si interessano ai tuoi post tanto da mettere like, commentare o condividere, allora non sei nessuno. Questo messaggio potrebbe inviarlo Zuckerberg a Musk dopo aver messo a confronto i livelli di engagement di Threads con quelli di Twitter. Fatti, numeri e commenti

 

Non ci sarà nessun combattimento nel Colosseo tra Elon Musk e Mark Zuckerberg, come ipotizzato qualche giorno fa dal patron di Tesla, SpaceX, ecc., che tuttavia le sta prendendo su un altro ring: quello virtuale in cui si sfidano a colpi di engagement Twitter e Threads, il neonato in casa Instagram.

L’ultima creazione di Zuckerberg, infatti, non ha solo battuto tutti i record – superando persino ChatGpt – raggiungendo i 100 milioni di utenti in soli cinque giorni dal suo rilascio, ma li sta anche coinvolgendo molto di più dell’uccellino blu. Soprattutto se si tratta di affari.

LO STUDIO

Stando a uno studio del servizio di sviluppo web Website Planet, i primi dati mostrano che per i brand Threads si sta dimostrando una piattaforma più utile rispetto a Twitter, che è attivo dal 2006.

Il dato emerge dal livello di engagement, ovvero quanto gli utenti interagiscono con un post. La ricerca ha preso in esame 30 marchi che avevano un account sia su Twitter sia su Thread e che hanno pubblicato lo stesso post o post diversi contemporaneamente su entrambe le piattaforme.

Per lo studio sono stati presi in considerazione solo il numero di follower, like e risposte perché Threads non fornisce dati sulle visualizzazioni o sui repost.

I RISULTATI

A parte il fatto ovvio che i marchi affermati hanno un seguito maggiore su Twitter rispetto a Threads poiché uno è stato lanciato nel 2006 e l’altro il 5 luglio scorso, dall’analisi è emerso che nonostante le testate giornalistiche e le aziende del settore dell’intrattenimento sembrino più desiderose di utilizzare la piattaforma rispetto ad altri – dato che si sono iscritte più velocemente e postano anche più di frequente -, non hanno raggiunto gli stessi traguardi dei brand.

La ricerca afferma, infatti, che in media i giornali su Threads sembrano avere circa l’1% del numero di follower che hanno su Twitter mentre, per fare un esempio, RedBull ne ha già il 15%.

Si osserva inoltre che l’87% dei post dei 30 brand analizzati ha generato più like su Threads che su Twitter, ricevendo in media 8 volte più like sulla nuova piattaforma, a prescindere dal fatto che si trattasse dello stesso post o di post diversi pubblicati contemporaneamente su entrambi i social.

Su Threads si è anche registrato un tasso di coinvolgimento medio più alto rispetto a Twitter (0,45% contro 0,02%).

COMMENTI E PREVISIONI DEGLI ESPERTI

Per Website Planet i dati mostrano che sebbene Twitter abbia più di 15 anni di vita e una base di utenti ben consolidata, Threads “promette di essere una piattaforma in grado di favorire conversazioni significative” e “potrebbe dare ai marchi l’opportunità di raggiungere un pubblico ancora più ampio”.

Non bisogna però sottovalutare l’estrema somiglianza, in termini di funzioni, che per ora esiste tra i due social. Si dovrà, infatti vedere come evolveranno entrambi e se in futuro l’alternativa-clone di Twitter riuscirà a conquistare un numero più ampio di marchi.

Intanto, sembra che Zuckerberg sia sulla strada giusta. Come osserva Quartz, l’account Cnn su Threads, al momento dello studio, aveva meno di 330 follower, rispetto agli oltre 61 milioni di Twitter. Ora ne ha un milione. E sapere che il tasso di coinvolgimento degli utenti è maggiore è un fattore di attrazione sia per i brand che per gli inserzionisti: “ciò significa che Threads rappresenta una minaccia non solo per il bacino di utenti di Twitter, ma anche per le sue entrate pubblicitarie, già in calo”.

“Lo slancio iniziale di Threads – scrive Quartz – potrebbe ancora rallentare o bloccarsi. Ma ha già dato a Musk e al suo team motivi per riconsiderare molte delle loro decisioni da quando [il miliardario, ndr] ha acquistato Twitter l’anno scorso”.

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